| Onorevoli Colleghi! - Da lungo tempo assistiamo ad
un'incessante richiesta di sicurezza da parte dei cittadini
che pretendono dalle istituzioni adeguate soluzioni per poter
vivere la loro vita con tranquillità.
La sicurezza in Italia, per ogni persona, rappresenta il
primo problema e gli attuali provvedimenti governativi
appaiono dei palliativi più che dei radicali provvedimenti.
Occorrono nuove leggi che diano certezza del diritto ed
impongano a quanti commettono un reato di scontare la pena che
la violazione prevede. Oggi vi è l'impunità diffusa! Su 3
milioni di reati commessi in un anno il 90 per cento rimane ad
opera di ignoti. Ebbene, del restante 10 per cento, che sono
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le persone individuate, solo un quinto è detenuto negli
istituti di reclusione. Tutto ciò non ferma il crimine, anzi
fa intendere a chi commette un reato che le probabilità di
farla franca sono alte e che può continuare nella sua illecita
attività.
Le Forze di polizia sono sempre più impegnate, e talvolta
inutilmente, sul fronte della criminalità. Capita spesso,
infatti, che gli operatori arrestino più volte, nel corso di
un anno, la stessa persona. I cittadini allarmati dalla
emergenza criminalità chiedono maggiore presenza sul
territorio che non può essere assicurata, poiché gli organici
delle Forze di polizia sono bloccati da molti anni e i loro
impegni si sono moltiplicati, tra ordine publico e deleghe
dell'autorità giudiziaria.
Cosa fare? Stanziare nel disegno di legge relativo alle
disposizioni per la formazione del bilancio annuale dello
Stato, adeguati fondi per le Forze di polizia; ampliare gli
organici; maggiori stanziamenti per lo straordinario del
personale; recuperare, dai servizi amministrativi, quanti
svolgono attività burocratiche sostituendoli con il personale
civile e restituirli al controllo del territorio.
Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia
Penitenziaria, Corpo Forestale dello Stato, ed i Militari
chiedono che il Parlamento restituisca dignità al loro lavoro
fatto di sacrifici, disagi, responsabilità e rischi, con la
dovuta attenzione quando si devono stipulare i contratti
economici del settore. Tale aspetto non deve essere
dimenticato nel disegno di legge recante disposizioni per la
formazione del bilancio annuale dello Stato, come è avvenuto
nel 1998, quando sono stati stanziati per il rinnovo del
contratto solo 138 miliardi di lire che, divisi per i 500 mila
contrattualizzati, diventano un irrisorio aumento stipendiale
che rasenta la beffa e l'umiliazione. Nel 1999 la somma
stanziata è poco più del doppio, ma comunque insufficiente.
Il Ministero per la Funzione Pubblica vorrebbe far
accettare alle organizzazioni sindacali ed alle rappresentanze
il contratto, ma queste non sono d'accordo a causa della
scarsità delle risorse e fanno bene a protestare. Non è
possibile lasciare le Forze di Polizia per un anno e mezzo
senza aumenti stipendiali con la possibilità, poi, di avere
solo qualche spicciolo. Bisogna cambiare il sistema del
contratto, sganciandolo dal pubblico impiego.
Sino ad oggi, al momento del contratto, i fondi venivano
conteggiati per tutto il pubblico impiego, in base all'accordo
del 1993 stipulato tra il Governo Ciampi ed i sindacati
dell'epoca, cioè la triplice, che prevedevano stanziamenti che
non potevano superare il 3 per cento (rappresentava
l'inflazione annua presunta). Da questi fondi del pubblico
impiego veniva accantonata la parte destinata alle Forze di
polizia e ai militari.
Nel 1995 il decreto legislativo n. 195 del 1995 indicava
il comparto sicurezza e quindi stabiliva una contrattazione
per i soli appartenenti al settore con gli stanziamenti
preventivamente indicati. Il sistema non è più adeguato ai
tempi e non occorrono emergenze per capire che i comparti del
pubblico impiego non sono tra loro uguali. E' evidente che
l'attività del poliziotto è diversa da quella dell'impiegato
dei Ministeri ed è superfluo elencare le vittime del dovere
cadute per mano della criminalità per far comprendere i rischi
dell'operatore di sicurezza. Pertanto è giunto il momento di
cambiare le norme dei contratti e sganciare dal pubblico
impiego le Forze di polizia, stanziando quanto occorre per
gratificare la loro attività.
L'articolo 1 della presente proposta di legge intende
appunto riaffermare che, per il comparto sicurezza, i
trattamenti economici devono essere differenziati rispetto a
quelli degli altri pubblici impiegati, con tutto il rispetto
per questi ultimi.
L'articolo 2 traccia le direttive per rendere effettiva
tale differenziazione, stabilendo che i bilanci pluriennali
dello Stato e le relative leggi finanziarie devono,
diversamente da quanto è avvenuto sino ad oggi, prevedere
congruamente le risorse da destinare ai miglioramenti
economici a favore del personale delle Forze di polizia.
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L'articolo 3 ha la finalità di vedere applicati i princìpi
e gli effetti della legge già nel corso dell'anno di entrata
in vigore della medesima nell'ambito della piattaforma per il
rinnovo contrattuale, prevedendo stanziamenti nel corso
dell'assestamento di bilancio.
La copertura finanziaria potrebbe avvenire in futuro
attraverso la vendita dei beni sequestrati e confiscati alla
criminalità che ammontano a circa 35 mila miliardi di lire da
destinare, appunto, alle retribuzioni del personale delle
Forze di Polizia e militari e all'ammodernamento dei mezzi
delle strutture e delle tecnologie.
La presente proposta di legge, in conclusione, mira a
sancire un elementare principio: "Non si può combattere la
criminalità mortificando le Forze di Polizia e le Forze
Armate", perché Forze di polizia motivate e rispettate danno
maggiore sicurezza al cittadino.
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