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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


66249
DDL5617-0002
Progetto di legge Camera n. 5617 - testo presentato - (DDL13-5617)
(suddiviso in 12 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
...C5617. TESTIPDL
...C5617.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC5617 ZZ13 ZZRL ZZPR
     Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge
  costituzionale si pone l'obiettivo di sopprimere l'istituto
  della provincia attribuendo le relative funzioni normative ed
  amministrative alle regioni, ai comuni e agli altri enti
  locali.
     La storia amministrativa degli ultimi trent'anni ha
  dimostrato come sia illusorio attribuire alle istituzioni
  provinciali il compito di coordinare e di programmare
  l'attività dei comuni che ricadono nel loro ambito.  Questa
  incapacità si è manifestata in particolare nell'ambito delle
  province dei grandi capoluoghi come Milano, Torino, Roma e
  Napoli, dove sembra ormai chiaro a tutti come esse non siano
  in grado di svolgere un ruolo autonomo a fronte dei rispettivi
  grandi comuni, un po' per sudditanza psicologica, un po' per
  l'oggettivo dislivello di potere politico ed economico.
     Le province sono lontane, in molti casi lontanissime, dal
  cuore della collettività.  Solo nell'istituzione comunale i
  cittadini riescono a vedere un valido punto di riferimento,
  mentre la regione, pur rappresentando un livello di governo
  inefficace, risulta tuttavia identificabile.  Le istituzioni
  provinciali, di cui si sente ormai la presenza soltanto in
  occasione di consultazioni elettorali, vivono una situazione
  paradossale: mentre sono sempre più lontane dalla vita dei
  cittadini e dalle altre istituzioni, non passa giorno che non
  assumano nuove funzioni assorbendo di conseguenza preziose
  risorse finanziarie.  Lo dimostra il fatto che, in base ai dati
  pubblicati recentemente dall'Unione delle province d'Italia
  (UPI), relativi all'anno 1996, la spina dorsale
  economico-finanziaria delle province risulterebbe così
 
                               Pag. 2
 
  costituita: 9.300 miliardi di entrate correnti, oltre 5 mila
  miliardi di trasferimenti erariali, 1.737 miliardi di entrate
  tributarie (erano appena 625 nel 1991) ed oltre 3 mila
  miliardi di spese per il personale (59.747 unità) con
  un'incidenza percentuale sul totale delle entrate pari al 32
  per cento.  Come si vede, una mole gigantesca di risorse e di
  personale che nella maggior parte dei casi non riesce a
  tradursi in opere concrete a beneficio delle collettività
  amministrate.
     Il principale elemento che attualmente concorre a
  giustificare l'esistenza delle province non è certo l'utilità
  della loro azione amministrativa nei confronti delle comunità
  interessate, bensì lo spirito di autoconservazione di uffici,
  strutture, personale amministrativo e tecnico esistenti,
  frammisto agli interessi costituiti di gran parte della classe
  politica locale.  Rilevanti sono soprattutto questi ultimi, in
  quanto le province, recentemente aumentate di numero senza
  nessun miglioramento particolare della qualità della vita dei
  cittadini amministrati, ma con la moltiplicazione degli uffici
  di ogni tipo, danno lavoro a folte schiere di personale
  politico locale consentendo scambi non sempre trasparenti fra
  partiti e coalizioni in occasione delle designazioni di
  candidati sindaci e candidati presidenti di provincia.  Non a
  caso, nel corso degli ultimi decenni, le province sono
  riuscite a sfuggire alla loro soppressione: la prima volta nei
  primi anni settanta, in occasione dell'attuazione definitiva
  dell'ordinamento regionale; nell'altra circostanza, meno nota
  e più recente, quando si discusse e si decise in ordine alla
  legge sul nuovo ordinamento delle autonomie locali nel
  1989-1990; per arrivare ai giorni nostri, le ipotesi
  "abolizioniste" maturate in seno alla Commissione parlamentare
  per le riforme costituzionali nella XIII legislatura sono
  naufragate insieme con tutta la nuova articolazione
  istituzionale.
     In ogni circostanza, i difensori delle province sono stati
  sempre in grado di individuare qualche funzione di tipo
  amministrativo-programmatorio che le province svolgerebbero
  meglio di qualsiasi istituzione alternativa.  Il risultato è
  stato quello di aver costituito l'esempio più significativo di
  come le istituzioni, una volta costituite, siano destinate a
  durare molto al di là delle funzioni che vengono loro
  attribuite.
     In attesa che future riforme istituzionali ridisegnino una
  forma di Stato autenticamente federale, la presente proposta
  di legge costituzionale si propone così di eliminare questo
  inutile anello intermedio dell'articolazione amministrativa
  dello Stato, prevedendo, agli articoli da 1 a 8, la modifica
  di tutti quegli articoli della Costituzione nella parte in cui
  si fa esplicito riferimento alle province; all'articolo 9 si
  prevede la delega al Governo per la disciplina del nuovo
  assetto amministrativo dello Stato; all'articolo 10 si
  stabilisce la possibilità per i comuni di associarsi tra loro
  qualora ciò sia necessario per la realizzazione di opere e per
  la gestione di servizi di interesse comune.
 
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