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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


66375
DDL5621-0002
Progetto di legge Camera n. 5621 - testo presentato - (DDL13-5621)
(suddiviso in 33 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
...C5621. TESTIPDL
...C5621.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC5621 ZZ13 ZZRL ZZPR
     Onorevoli Colleghi! - Nella XI legislatura la
  Commissione agricoltura della Camera dei deputati si è
  occupata a lungo del tema "usi civici" attraverso un esame
  approfondito delle diverse proposte di legge presentate in
  materia.  La interruzione anticipata della legislatura ha
  impedito una conclusione positiva di quel lavoro e
  l'approvazione di una legge organica.
     Con la presente proposta di legge, che tiene conto anche
  del confronto svolto in sede parlamentare, intendiamo
  riproporre l'esigenza di un adeguamento della normativa dei
  beni civici e dei diritti di uso civico.
     Dopo un lungo silenzio si torna a parlare, anche tra i non
  specialisti, di diritti e di usi civici.  Vi è chi li considera
  dei residui feudali e degli inutili intralci allo sviluppo
  dell'agricoltura e degli altri settori produttivi e ne
  propone, quindi, l'abolizione e chi invece ritiene che bisogna
  salvaguardarli al fine di tutelare e valorizzare il territorio
  e l'ambiente, rilanciare la programmazione e sviluppare le
  zone interne.
     I diritti civici sono la potestà che una comunità di
  cittadini ha di godere, in comune o come singoli, dell'uso di
  determinati terreni: essi si esercitano in forme diverse a
  seconda dei luoghi e della loro origine storica e possono
  cambiare con il passare del tempo e il mutare dei bisogni
  della collettività.  Molti sono i diritti che le popolazioni
  possono esercitare sui terreni gravati da uso civico, da
  quello di pascere e legnare a quello di raccogliere ghiande,
  fieno e foglie, da quello di cacciare, di pescare e di
 
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  abbeverare, a quello di cavare sabbia, pietre e salgemma, a
  quello di produrre calce e carbone o, addirittura, di
  costruire ricoveri e case.  In breve, le comunità possono
  soddisfare i propri bisogni, elementari e non, attraverso
  l'utilizzo di questi terreni di uso collettivo.
     I diritti civici sono stati sempre esercitati dalle
  comunità nelle forme compatibili con la natura dei terreni: il
  pascolo nei prati, il legnatico nei boschi, e così via e si
  sono sempre adeguati al cambiamento di destinazione dei
  terreni stessi; il diritto di legnatico muta in quello di
  semina se un terreno boschivo viene trasformato in
  seminativo.
     I terreni gravati da diritti civici possono essere gestiti
  da privati o da enti pubblici.  Si parla di gestione e non di
  proprietà perché, in base ad una consolidata giurisprudenza, i
  beni civici appartengono alle comunità; gli enti (di solito i
  comuni), ne hanno solo la gestione, così come i terreni alieni
  gravati da usi civici sono gestiti dai privati che li
  posseggono in comproprietà con le comunità titolari dei
  diritti.
     Non è possibile conoscere l'effettiva estensione delle
  terre private e pubbliche gravate da diritti civici.  I dati
  statistici di cui oggi disponiamo sono poco attendibili in
  quanto si basano su verifiche incomplete ed effettuate, tra
  l'altro, alcuni decenni fa e mai aggiornate.  Comunque essi,
  anche se approssimati per difetto, dimostrano che molto esteso
  è il territorio, sia privato che pubblico, gravato da diritti
  civici: i terreni alieni si estendono per circa 250 mila
  ettari e per quasi 4 milioni quelli pubblici.  E' questo un
  patrimonio ingente, a cui vanno, inoltre, aggiunti circa 3
  milioni di ettari di proprietà degli enti pubblici:
  complessivamente, quindi, 7 milioni di ettari, più del 23 per
  cento dell'intero territorio italiano e pari al 30 per cento
  della superficie di proprietà privata.  Nonostante in passato,
  soprattutto dopo la Rivoluzione francese, le classi dirigenti
  abbiano sempre teso alla privatizzazione di questi beni
  collettivi a favore delle classi abbienti e a danno di quelle
  più indigenti, una immensa ricchezza pubblica, dunque, è
  giunta fino a noi.  Questa grande risorsa ha avuto nei secoli
  scorsi una funzione economica e sociale assai importante.  Ha
  permesso, infatti, ad intere comunità, soprattutto a quelle
  più bisognose, di soddisfare i propri bisogni primari e di
  esercitare attività imprenditoriali dirette a dare una
  risposta positiva alle esigenze più complesse e non solo a
  quelle dei membri delle comunità stesse, ma anche alle
  esigenze di altre collettività.
     I beni civici possono avere anche oggi una funzione di
  grande importanza strategica, anche se diversa da quella avuta
  in passato.
     Negli ultimi decenni si sono verificate nel nostro Paese
  rilevanti trasformazioni economiche, sociali e territoriali e
  cambiamenti profondi si sono avuti anche a livello
  istituzionale, legislativo e giurisdizionale.  La legge 16
  giugno 1927, n. 1766, è ormai superata e non più rispondente
  alla nuova realtà: si impone, quindi, una nuova normativa di
  indirizzo e di coordinamento per il governo dei diritti e dei
  beni civici.  Oggi che molti terreni di proprietà privata
  vengono abbandonati perché la loro coltivazione non è più
  remunerativa e la stessa Unione europea incentiva, attraverso
  premi in denaro, la messa a riposo di terreni, anche di quelli
  fertili, non è più attuale una legge, come quella del 1927,
  che aveva come fine la liquidazione dei diritti e dei beni
  civici per aumentare la produzione agricola.
     Con la presente proposta di legge, che si sottopone
  all'approvazione del Parlamento, si vogliono perseguire
  quattro obiettivi fondamentali: la definizione di tutte quelle
  situazioni pregresse che possono dare luogo a sterili
  contenziosi; il rilancio della programmazione finalizzata allo
  sviluppo delle zone interne; la tutela e la valorizzazione del
  territorio e dell'ambiente; la conservazione e l'aumento, non
  la liquidazione, del patrimonio civico.
     Nel corso dei passati decenni, per la mancanza di
  vigilanza, per la inadeguatezza delle strutture amministrative
  e giurisdizionali a ciò preposte e, sopr attutto per la
  mancanza della volontà politica di tutelare i diritti ed i
  beni civici, si sono costituite molte situazioni di
  illegalità, che oggi non possono essere rimosse se non
 
                               Pag. 3
 
  attraverso una nuova legge.  Ecco perché la presente proposta
  di legge è finalizzata ad agevolare la liquidazione dei
  diritti civici su terre aliene, anche perché nella maggior
  parte dei casi essi non sono più esercitati e quindi
  costituiscono inutili intralci all'attività produttiva; si
  propone, inoltre, l'affrancazione di quote di beni civici,
  assegnate ai sensi della legge n. 1766 del 1927, la
  legittimazione o la reintegra di beni civici abusivamente
  occupati, la convalida di atti nulli e lo scioglimento delle
  promiscuità.
     In seguito alla concentrazione delle attività produttive,
  in primo luogo di quelle agricole ed industriali, nelle valli
  e lungo le fasce costiere, le aree montane ed interne si sono
  svuotate.  Vi è stato un massiccio trasferimento delle
  popolazioni da monte a valle e in tutto il territorio montano
  si è avuto un progressivo venire meno delle attività
  produttive e un quasi totale abbandono al degrado dei centri
  abitati e delle strutture civili e sociali ivi esistenti.  I
  beni civici, costituiti da grandi appezzamenti, (quelli
  superiori a 5 ettari rappresentano circa il 90 per cento
  dell'intera superficie), e localizzati per più del 70 per
  cento nelle zone montane, possono avere, se conservati e
  ampliati, una funzione strategica per il rilancio economico,
  sociale e civile delle aree interne.
     In una società come quella attuale, altamente
  industrializzata e fortemente urbanizzata, il problema
  fondamentale che si pone è quello di migliorare la qualità
  della vita e, di conseguenza, le condizioni ambientali.  Con
  una recente sentenza la Corte costituzionale ha stabilito che
  la tutela dell'ambiente è preminente, per la collettività,
  sull'interesse a produrre.  I beni civici devono essere
  finalizzati alla conservazione e alla valorizzazione del
  paesaggio, del territorio e dell'ambiente.  Solo se questo
  immenso patrimonio collettivo avrà questa funzione preminente
  esso tornerà ad imporsi all'attenzione di tutti i cittadini e,
  quindi, sarà tutelato e protetto.
     Nelle zone interne i terreni privati e pubblici spesso
  sono stati abbandonati perché le coltivazioni tradizionali non
  sono più remunerative e perché troppo parcellizzati.  Se si
  vuole tentare un rilancio dell'economia di queste aree ed
  impedire una ulteriore disgregazione del tessuto civile e
  sociale, bisogna pensare ad una destinazione diversa di questo
  territorio e ad attività produttive che non siano più quelle
  tradizionali.  Questo discorso è possibile se in primo luogo si
  attuano interventi strutturali tesi all'accorpamento dei
  terreni.  L'attuale patrimonio civico può costituire una base
  di partenza in tale senso; è necessario, quindi, non solo la
  sua conservazione, ma anche e soprattutto un suo ampliamento,
  tale da avere vaste estensioni su cui siano possibili le
  attività citate.  Perché i beni civici possano assolvere a
  questa funzione di pubblica utilità è necessario che essi
  siano sottratti alla gestione individuale e privatistica ed
  affidati a quella delle comunità.
     Con la proposta di legge, che si propone alla vostra
  attenzione si vuole, inoltre, adeguare la normativa sui
  diritti ed i beni civici alla legislazione vigente ed alle
  nuove istituzioni, nonché stabilire con chiarezza le
  competenze degli organi giurisdizionali ed amministrativi.
 
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