| Onorevoli Colleghi! - La nascita della XIII legislatura
è stata accompagnata dalla diffusa convinzione che il
Parlamento avrebbe avuto la volontà e la capacità di portare a
compimento un disegno riformatore di ampia portata.
In questi anni sono stati avviati numerosi cambiamenti
compatibili con le norme costituzionali vigenti, ma non è
stata realizzata l'innovazione politico-istituzionale
indispensabile per l'avanzamento del Paese. Sono note le
ragioni che hanno determinato il fallimento del progetto
riformatore. Bisogna soltanto precisare che al di là della
maggiore o minore responsabilità dei singoli partiti politici,
in questa vicenda ha svolto un ruolo determinante l'incapacità
della classe politica, troppo attenta a tutelare interessi di
parte e di breve periodo, ad interpretare valori e aspettative
della società.
Il fallimento ha riguardato le riforme istituzionali, la
revisione della legge elettorale e persino il progetto di
introduzione del diritto di voto degli italiani all'estero,
sostenuto, almeno in apparenza, da un largo schieramento di
forze politiche.
Analoga sorte è toccata al progetto di riforma del sistema
di elezione dei rappresentanti italiani al Parlamento europeo:
in vista della prossima scadenza elettorale erano necessarie
nuove norme che ponessero rimedio all'eccessiva frammentazione
della rappresentanza politica, alla divergenza delle attuali
regole sulle incompatibilità rispetto ai princìpi fissati a
Strasburgo dal Parlamento europeo, alla distanza fra elettori
ed eletti derivante dalla configurazione delle circoscrizioni
elettorali. La proposta di legge AC n. 1664, da me presentata
insieme a numerosi altri parlamentari il 9 maggio 1996,
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arenatasi poi nella Commissione affari costituzionali della
Camera dei deputati, tendeva a dare soluzione a buona parte
dei problemi evidenziati.
Quantunque il cammino delle riforme sia ancora tutto in
salita occorre nondimeno dare al Paese un segnale forte di
ripresa dell'iniziativa politica su questo fronte, cogliendo
l'occasione delle prossime elezioni europee per riaprire la
questione del diritto di voto degli italiani all'estero.
La proposta di legge che prevedeva per le elezioni
politiche l'esercizio del diritto di voto per corrispondenza
da parte dei nostri connazionali all'estero è decaduta nel
momento in cui è fallita, nel corso del 1998, l'iniziativa di
revisione costituzionale che riservava alcuni seggi
parlamentari alla rappresentanza dei cittadini italiani
residenti all'estero.
Sul fronte delle elezioni per il Parlamento europeo
l'esperienza del 1994 ha messo in evidenza i limiti
dell'attuale normativa per quel che riguarda l'istituzione di
apposite sezioni elettorali nel territorio dei Paesi membri
dell'Unione europea.
L'indagine conoscitiva della Camera dei deputati sulla
scarsa affluenza alle urne degli italiani all'estero nelle
elezioni europee del 1994 ha efficacemente analizzato i
problemi tecnico-organizzativi emersi in occasione di
quell'appuntamento elettorale, che ha visto una partecipazione
al voto di appena il 17 per cento degli aventi diritto. Gli
stessi problemi erano stati evidenziati dal Ministero degli
affari esteri, che già in passato ha richiesto insistentemente
l'abrogazione sic et simpliciter del titolo VI della
legge 24 gennaio 1979, n. 18, a causa di alcune farraginosità
procedurali previste dallo stesso, soprattutto con riferimento
alla necessità di negoziare intese con gli altri Paesi membri
dell'Unione europea per organizzare la votazione sul loro
territorio, e all'istituzione di seggi elettorali in
loco. L'istituzione di tali seggi (oltre 950 nei soli Paesi
membri dell'Unione europea) pone serie difficoltà anche a
causa della distribuzione territoriale delle nostre comunità,
specie nei Paesi di media e grande estensione, e di fatto tale
soluzione non solo non facilita, ma addirittura costituisce un
impedimento all'esercizio del diritto di voto da parte dei
connazionali all'estero.
Dalla necessità, dunque, di favorire la partecipazione al
voto di tutti i cittadini italiani residenti all'estero, e
dall'intento di superare le difficoltà di ordine tecnico e
organizzativo prima menzionate, scaturisce la nostra
iniziativa legislativa, supportata tra l'altro dalle
considerazioni e proposte del Consiglio generale degli
italiani all'estero. Essa è finalizzata ad un duplice
obiettivo:
1) la sostituzione delle norme del titolo VI della legge
24 gennaio 1979, n. 18, introducendo la possibilità, per gli
aventi diritto, di optare per il voto per corrispondenza;
2) l'estensione delle modalità di voto per
corrispondenza alla totalità dei nostri connazionali residenti
all'estero.
La presente proposta di legge, elaborata con il contributo
di Gianfranco Di Blasio, riprende, per alcuni aspetti, scelte
e meccanismi di voto già previsti dalle proposte di legge AC
n. 2863 del 10 dicembre 1996 e n. 3794 del 2 giugno 1997,
primo firmatario di entrambe l'onorevole Pezzoni. Si prevede
in sintesi:
a) la notifica ai cittadini italiani residenti
all'estero della possibilità loro offerta di esercitare il
diritto di voto per corrispondenza;
b) la predisposizione a cura del Ministero
dell'interno, utilizzando i dati dell'Anagrafe centrale degli
italiani residenti all'estero (AIRE), degli elenchi degli
elettori italiani residenti all'estero che hanno scelto di
votare per corrispondenza;
c) l'istituzione, presso gli uffici elettorali
circoscrizionali, di apposite sezioni elettorali, in quantità
adeguata rispetto al numero degli aventi diritto residenti
all'estero;
d) l'invio agli uffici consolari, a cura del
Ministero degli affari esteri, degli elenchi di cui alla
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lettera b), nonché del materiale necessario per
l'esercizio del diritto di voto, che gli uffici stessi
provvedono a far pervenire agli elettori;
e) la facoltà per i cittadini italiani residenti
all'estero, che ne hanno manifestato la volontà, di votare per
corrispondenza per le liste presentate nella circoscrizione
alla quale appartiene il comune nelle cui liste elettorali
sono iscritti;
f) la spedizione o la consegna diretta delle
schede da parte degli elettori, una volta espresso il voto,
agli uffici consolari;
g) la trasmissione delle schede elettorali agli
uffici elettorali circoscrizionali, che ne curano lo scrutinio
attraverso le sezioni elettorali appositamente istituite.
In conclusione, attraverso nuove regole elettorali, si
vuole dare piena attuazione al principio costituzionalmente
garantito che assicura a tutti i cittadini l'effettivo
esercizio del diritto di voto.
La rapida approvazione della presente proposta di legge,
in tempo utile per la prossima scadenza elettorale europea,
costituisce dunque un impegno cui il Parlamento non può
sottrarsi: il recupero di un rapporto di fiducia con le
comunità dei nostri connazionali all'estero dipende anche dal
senso di responsabilità di ognuno di noi.
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