| Onorevoli Colleghi! -Partiti politici, i cui gruppi
rappresentano la maggioranza assoluta dei parlamentari sia
della Camera dei deputati sia del Senato della Repubblica,
hanno dichiarato di condividere il quesito referendario
cosiddetto "Segni-Di Pietro", recentemente ammesso dalla Corte
costituzionale. Non si capisce per quale ragione, stando così
le cose, anzichè chiedere di celebrare il referendum, il
cui costo è stimato in circa 1000 miliardi di lire, i partiti
in questione non pongano all'ordine del giorno del Parlamento
i progetti di modifica della legge elettorale che
conseguirebbero all'approvazione popolare del quesito
referendario. Ciò non impedirebbe, successivamente, di
modificare ulteriormente la legge elettorale, come i partiti
in questione dichiarano di voler fare. Semplicemente,
l'approvazione tramite il Parlamento della proposta
referendaria consentirebbe anzitutto di risparmiare una somma
consistente; in secondo luogo, fermo rimanendo che, a giudizio
della Corte costituzionale, la legge così approvata sarebbe
immediatamente applicabile in caso di scioglimento anticipato
delle Camere, la discussione su eventuali modifiche si
sottrarrebbe all'accusa di voler scippare il referendum
e verrebbe anticipata di alcuni mesi.
La presente proposta di legge è la testuale proposizione
del quesito referendario, così come sottoscritto da oltre 500
mila cittadini e dichiarato ammissibile dalla Corte
costituzionale.
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