| Onorevoli Colleghi! - In materia di pensioni sono
intervenute, nel corso degli ultimi anni, numerose novità
sotto il profilo normativo, ispirate prioritariamente
all'obiettivo di contenere la spesa sostenuta per la loro
erogazione. L'andamento demografico e l'evoluzione del mercato
del lavoro inducono, peraltro, a ritenere che su tale
questione si dovranno effettuare ulteriori verifiche, in primo
luogo allo scopo di contenere gli oneri a carico della finanza
pubblica entro limiti compatibili con gli obiettivi della
politica di bilancio. Nel quadro delle misure adottate nel
corso degli anni in materia di pensioni, carattere particolare
assumono le due questioni oggetto della proposta di legge che
viene sottoposta alla vostra attenzione, che meritano una
particolare attenzione, stante l'ampio numero dei soggetti
interessati e l'assenza di effetti significativi che la loro
soluzione in termini favorevoli per i medesimi soggetti
determinerebbe sugli equilibri di bilancio.
La prima delle questioni cui si intende dare soluzione
attiene alla modifica della disciplina relativa al sistema
vigente di perequazione automatica delle pensioni che,
prevedendo percentuali decrescenti di rivalutazione in
relazione all'ammontare della pensione, determina effetti
distorsivi e non appare coerente con il principio di equità di
trattamento. Infatti, il sistema può produrre, nell'arco di
alcuni anni, un appiattimento dei trattamenti pensionistici
che può penalizzare ingiustamente coloro i quali percepiscano
pensioni di importo superiore due volte quello minimo
dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS). Va
peraltro considerato che il superamento del regime vigente,
sul quale è intervenuto, in senso ulteriormente peggiorativo,
il provvedimento collegato alla manovra di finanza pubblica
per il 1999, e la sua sostituzione con la previsione del
recupero integrale dell'inflazione per tutte le pensioni, non
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dovrebbe comportare un significativo aggravio degli oneri a
carico della finanza pubblica, stante l'attuale andamento
contenuto del tasso di inflazione e le aspettative di una sua
ulteriore riduzione nei prossimi anni, anche in relazione alla
partecipazione da parte del nostro Paese all'Unione monetaria
europea. Si può, infine, rilevare che le eventuali minori
entrate che dovessero derivare dalla modifica prospettata
sarebbero ampiamente compensate dall'aumento del gettito
conseguente alla seconda delle modifiche che si propongono.
Tali modifiche attengono alla questione relativa ai limiti di
cumulo tra pensione e reddito di lavoro autonomo, il cui
superamento determinerebbe in primo luogo un aumento del
gettito, non solo contributivo, ma anche fiscale, stante il
fatto che la base imponibile sulla quale calcolare le imposte
sui redditi che i soggetti interessati sarebbero tenuti a
corrispondere all'erario risulterebbe più ampia, con
conseguente applicazione di una aliquota più elevata. Va
inoltre sottolineato che tali vincoli si sono dimostrati del
tutto inefficaci a favorire l'obiettivo di promuovere un
aumento dell'occupazione giovanile, traducendosi invece
soltanto in una ingiusta penalizzazione ai danni di soggetti
che, pur in quiescenza, sono ancora in grado di svolgere una
attività lavorativa. Occorre infatti considerare che le
attività professionali o di impresa svolte da soggetti in
pensione richiedono, in genere, il possesso di livelli di
qualificazione, esperienza e specializzazione acquisibili
soltanto in un arco temporale ampio e che giovani alla prima
occupazione non possono offrire. Pertanto, la facoltà di
cumulare pensione e attività di lavoro autonomo senza alcuna
limitazione si tradurrebbe in un vantaggio, oltre che per i
soggetti interessati, per tutto il sistema economico, che si
avvarrebbe di professionalità rilevanti, e per lo stesso
erario, che dalla realizzazione di redditi più consistenti
potrebbe trarre più consistenti versamenti a titolo di
imposte.
La presente proposta di legge intende apportare alcune
limitate modifiche alla normativa vigente, da ultimo
modificata dalla legge n. 448 del 1998 (collegata alla manovra
di finanza pubblica), in termini tali da soddisfare le
esigenze dei soggetti interessati senza recare oneri a carico
della finanza pubblica.
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