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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


66928
DDL5667-0002
Progetto di legge Camera n. 5667 - testo presentato - (DDL13-5667)
(suddiviso in 3 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
...C5667. TESTIPDL
...C5667.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC5667 ZZ13 ZZRL ZZPR
     Onorevoli Colleghi! - Negli ultimi tempi, sul finire
  dello scorso anno, e nei primi giorni del 1999, la questione
  "criminale" è diventata il tema dominante sulla stampa, sulle
  reti televisive, nei discorsi fra la gente.  La sequenza
  ravvicinata degli omicidi a Milano, la tragica morte a Udine
  degli agenti di Polizia dilaniati da un ordigno mentre
  generosamente rispondevano ad una domanda di soccorso di
  cittadini vessati e intimiditi da una oscura delinquenza,
  l'esplosione a Reggio Emilia di una bomba lanciata in un
  pubblico esercizio a scopo di intimidazione violenta, la
  ripresa dei delitti di mafia in Sicilia, l'intensificarsi
  degli omicidi in Sardegna e in Campania, gli intrecci
  inquietanti fra criminalità e alcuni apparati di polizia nella
  Puglia, hanno sollevato un sentimento di rabbia impotente e di
  vigorosa indignazione nel nostro popolo.
     L'Italia è apparsa, a ragione o a torto, un Paese travolto
  da una ondata criminale senza precedenti.  E poi, ovunque, sono
  denunciati furti con destrezza, in pieno giorno nelle strade,
  scippi con violenza sulle persone, rapine a mano armata in
  banche ed edifici postali, estorsioni sui commercianti e sugli
  operatori economici, spaccio diffuso di droga, insidiosi furti
  in abitazioni, vendette e regolamenti di conti fra bande di
  extracomunitari, violenze e sfruttamento di prostituzione
  anche minorile.
     Molti hanno descritto il nostro sistema di prevenzione
  criminale come del tutto scomparso.  Inesistente ed inefficace
  è apparso il controllo statuale del territorio.  Sono giunte
  poi le relazioni dei procuratori generali sullo stato della
 
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  giustizia.  Le loro analisi hanno conclamato il collasso dei
  servizi di giustizia, penale e civile.  Sono ulteriormente
  aumentati i procedimenti per delitti contro ignoti, per gran
  parte dei quali non vi sarà mai accertamento di responsabilità
  e repressione.  Il numero oscuro della criminalità, ovvero il
  numero dei reati neppure più denunciati per totale sfiducia
  negli apparati di Polizia e nella magistratura e quindi nello
  Stato, cresce progressivamente.  I tempi di definizione dei
  processi si sono ulteriormente allungati.  L'incertezza della
  condanna, e quindi la probabilità dell'impunità per malfattori
  grandi e piccoli, appare totale.  L'inefficacia della pena,
  nella sua funzione intimidatoria e rieducativa,
  nell'inflazione e nell'esecuzione, sembra la fisiologia di
  funzionamento di un sistema repressivo, percepito come
  inesistente.
     Come è noto, il Governo è intervenuto immediatamente con
  fermezza.  Ha emanato provvedimenti per rafforzare,
  quantitativamente e qualitativamente, i Corpi di polizia; ha
  disposto un più efficace coordinamento delle azioni di
  prevenzione e di contrasto; ha deliberato la partecipazione di
  diritto dei sindaci nei comitati provinciali per l'ordine e la
  sicurezza pubblica; ha disposto l'uso dell'Esercito per il
  controllo degli edifici pubblici in Sicilia; ha intensificato
  il controllo alle frontiere; ha sollevato nell'Unione europea
  il tema dell'immigrazione e della vigilanza delle frontiere
  comuni per la piena attuazione dei Trattati di Schengen e di
  Amsterdam.
     Ora l'emergenza criminale sembra superata, ma restano
  alcuni problemi di fondo di ordinamento e organizzativi, che
  la nostra società, come quella di tutti i Paesi europei e
  avanzati, deve affrontare e risolvere.  Non dobbiamo
  dimenticare infatti che, in questa stessa fase storica, anche
  Paesi come la Germania e la Francia sono alle prese con
  l'aumento della criminalità organizzata e diffusa.
     In Francia si sviluppano iniziative coordinate fra
  Ministero dell'interno, Ministero della giustizia, enti
  locali, istituzioni scolastiche, strutture sanitarie e
  sociali, associazioni civili per la realizzazione, nei
  distretti e nelle città, di convenzioni locali di sicurezza,
  che prevedono una molteciplicità di azioni positive, di
  prevenzione e di repressione, destinate a ridurre
  l'insicurezza e il suo corollario, il sentimento di
  insicurezza, nel quadro però del rifiuto da parte del Governo
  della cosiddetta  "municipalisation de la sùrété".
     In Germania è in corso l'accentuazione dei meccanismi di
  prevenzione e di repressione annunciati dal cancelliere
  Schroeder di fronte all'aumento dei furti e dei delitti
  connessi alla prostituzione e allo spaccio di droga.
     Senza ulteriori allarmismi, nella consapevolezza della
  gravità della questione sicurezza, che va affrontata e risolta
  con una politica di lungo respiro incentrata sul
  coinvolgimento di tutte le energie del Paese, al Parlamento
  spetta il compito di dare alcune immediate risposte
  legislative, per mettere in condizione Polizia e magistratura
  di compiere, con efficacia e prontezza, la loro funzione,
  rispettivamente, di contrasto della diffusa criminalità e di
  accertamento della personale responsabilità penale.
     La garanzia dell'ordine e del rispetto delle regole,
  l'affermazione del potere e della forza della legge sul
  territorio, la prontezza nella repressione del crimine,
  l'offerta di percorsi di reinserimento sociale solo in un
  quadro di assoluta certezza della pena, sono infatti gli
  strumenti prioritari per restituire sicuerezza e tranquillità
  ai cittadini e ripristinare la loro fiducia nello Stato e
  nelle sue istituzioni.
     Occorre, dunque, mentre si intensifica la lotta alla
  criminalità organizzata, affrontare la diffusa criminalità,
  per troppo tempo assunta nella concezione riduttiva della
  "microciminalità", per la quale non appariva urgente e
  necessaria la creazione di un fronte di contrasto forte ed
  efficace.  E' emerso infatti che il profondo sentimento di
  insicurezza delle nostre comunità trova causa ed alimento
  proprio nelle incertezze e nelle debolezze - normative e
  organizzative - delle azioni di contrasto dei reati comuni fra
  i quali gli scippi e i furti in abitazione, di cui sono
  vittime un numero sempre più crescente di cittadini.
 
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     Riteniamo però che non sia sufficiente intervenire
  soltanto sul terreno del diritto sostanziale e ordinamentale.
  L'inasprimento delle pene, il messaggio di una più elevata
  considerazione di pericolosità dei reati di criminalità
  diffusa restano mere proclamazioni se non sono accompagnati
  dalla certezza del giudizio e della pena e dalla capacità
  delle forze di polizia di avviare prontamente le indagini
  investigative dei cittadini.
     E' diffusa consapevolezza che per i reati di criminalità
  diffusa spesso le indagini investigative non sono neppure
  avviate e che i relativi procedimenti - quando ad essi si fa
  luogo - sono celebrati a tanta distanza di tempo dal fatto da
  non rappresentare alcun effetto di deterrenza.  Questo giudizio
  è indubbiamente generato da una realtà che tutti possono
  constatare:
       i servizi di pronto intervento, costituiti dalle tre
  centrali operative di polizia, spesso sono tardivi o carenti,
  per scarso coordinamento fra i vari corpi (Polizia,
  Carabinieri, Guardia di finanza);
       le indagini investigative per la scoperta dei
  responsabili spesso non sono neppure avviate;
       per la quali totalità di questi reati le indagini
  preliminari si risolvono in archiviazione della denuncia per
  essere rimasti ignoti gli autori del fatto;
       i pochi procedimenti penali a carico di "noti" si
  celebrano a distanza di quattro-cinque anni dal fatto, con le
  inevitabili difficoltà probatorie che il decorso del tempo
  comporta;
       le poche sentenze di condanna si concludono con
  l'applicazione di pene irrisorie e non eseguite, a prescindere
  dalla pericolosità del reo.
     Occorre dunque intervenire anche sul terreno
  dell'ordinamento delle forze di polizia.  Su questo versante,
  la presente proposta di legge affronta una questione sulla
  quale, incredibilmente secondo il comune sentire, il confronto
  e lo scontro avvengono da tempo immemorabile.  Il problema
  investe la creazione di sale o centri operativi comuni per il
  coordinamento dell'azione delle forze dell'ordine.  E' una
  questione che, per effetto principalmente di pressioni
  corporative a difesa di una pretesa autonomia delle varie
  componenti delle forze dell'ordine, rischia di lasciare
  persistere una consistente  vulnus  al sistema di difesa
  sociale.  E' ormai tempo che i cittadini possano con un unico
  numero telefonico contattare immediatamente le forze
  dell'ordine, per una loro compiuta, immediata e coordinata
  azione di tutela.  Si tratta di un'esigenza minima e ovvia ed è
  assurdo che fino ad oggi non si sia provveduto in questo
  senso.  A tale fine l'articolo 1 della presente proposta di
  legge sostituisce l'articolo 21 della legge n. 121 del 1981,
  recante "Nuovo ordinamento dell'amministrazione della pubblica
  sicurezza", attribuendo al Ministro dell'interno il dovere - e
  non già la facoltà, da esercitare in casi di particolare
  necessità - di istituire sale operative comuni delle diverse
  forze di polizia (Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza).
  Peraltro, la disposizione proposta registra un orientamento
  fortemente espresso dal Ministro attualmente in carica nel
  corso dell'audizione del 21 gennaio 1999 presso la Commissione
  affari costituzionali della Camera dei deputati.
     Si auspica pertanto una rapida approvazione della presente
  proposta di legge.
 
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