| Onorevoli Colleghi! - L'istituzione in Cosenza di una
sezione distaccata della corte di appello di Catanzaro, di una
sezione distaccata del tribunale amministrativo regionale
della Calabria, oltre che di una sezione distaccata di corte
di appello in funzione di corte d'assise di appello,
costituisce un'esigenza - ed anzi una necessità - fortemente
avvertita non solo dai fori della provincia, ma dall'intera
sua popolazione. Essa, infatti, non si configura in alcun modo
come iniziativa localistica o di campanile, ma è volta a
soddisfare - nel quadro generale di un più razionale assetto
sul territorio degli uffici giudiziari, tale da rendere la
giurisdizione più efficiente e maggiormente accessibile ai
cittadini - bisogni reali ed obiettivi, concretamente e
storicamente avvertiti.
La provincia di Cosenza (estesa dal Tirreno allo Jonio,
dalla Sila al Pollino) è per territorio una delle più vaste
d'Italia: essa comprende ben 155 comuni con una popolazione di
circa 750 mila abitanti, si sviluppa su una superficie di
6.650 chilometri quadrati e presenta varietà morfologiche ed
orografiche molto accentuate. Molti comuni distano da
Catanzaro - sede della corte di appello e del tribunale
amministrativo regionale - oltre 200 chilometri, sicché
intuibili risultano i disagi e le difficoltà per i cittadini
in essi residenti di raggiungerla, anche in ragione di una
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rete viaria insufficiente e di un sistema di trasporti non
adeguato.
Ancora più significativo, peraltro, è rilevare che
attualmente confluiscono presso la corte di appello di
Catanzaro gli affari giudiziari provenienti da ben otto
tribunali (Cosenza, Rossano, Paola, Castrovillari, Lametia
Terme, Crotone, Vibo Valentia e Catanzaro) ricadenti nel
territorio di ben quattro province (oltre quella di Catanzaro,
Crotone, Vibo Valentia e Cosenza). Si tratta di un carico di
lavoro non indifferente che la corte di appello di Catanzaro
oggettivamente non riesce a gestire adeguatamente, con gravi
ripercussioni rappresentate dalla durata inaccettabilmente
lunga dei giudizi e, sempre più frequentemente,
dall'impossibilità di decidere molti processi penali prima che
maturi la prescrizione dei reati. Si consideri, per un utile
raffronto, che le corti di appello di Potenza, di Salerno, di
Messina e di Perugia hanno giurisdizione, ciascuna, su quattro
tribunali; quelle di Trento, di Campobasso e di Reggio
Calabria su tre tribunali; quella di Lecce su due tribunali. A
ciò si aggiunga che quasi il 50 per cento dei procedimenti
civili e penali trattati dalla corte di appello di Catanzaro
proviene dagli uffici giudiziari della provincia di Cosenza.
Si comprende, allora, come l'istituzione in Cosenza non di una
corte di appello autonoma, per la quale pure esisterebbero
validi presupposti, bensì solo di una sezione distaccata della
corte di appello di Catanzaro, avente giurisdizione sul
territorio attualmente compreso nei circondari dei tribunali
di Paola, Castrovillari, Rossano e Cosenza (che già oggi, ai
sensi della legge n. 287 del 1951, è sede di circolo di corte
di assise comprendente i suddetti tribunali, articolato su due
sezioni, la seconda delle quali istituita considerata
l'urgente necessità, al fine di fronteggiare le accresciute
esigenze di servizio) avrebbe l'effetto di eliminare i disagi
e le disfunzioni sopra evidenziati, restituendo al contempo
funzionalità ed efficienza ad un sistema di giustizia
inadeguato a soddisfare i bisogni e ad assicurare tutela ai
diritti dei cittadini calabresi interessati. Vale la pena
evidenziare, poi, che con l'istituzione del giudice unico di
primo grado (decreto legislativo 19 febbraio 1998, n. 51) la
sfera di competenza delle corti di appello è destinata ad
ampliarsi notevolmente per la devoluzione ad esse sia
dell'appello civile avverso le decisioni già del pretore, sia
dell'appello nelle controversie in materia di lavoro e di
previdenza (comprese quelle - numericamente assai rilevanti -
di pubblico impiego, trasferite, ai sensi del decreto
legislativo n. 80 del 1998, alla cognizione del giudice
ordinario).
E', ovvio, inoltre, che la riforma del giudice unico di
primo grado implicando, nel settore penale, che il giudice di
primo grado deciderà prevalentemente in via monocratica
(anziché collegiale) comporterà, a regime, una maggiore
produttività e, quindi, un prevedibile maggiore afflusso ai
processi di appello. Tutto ciò senza considerare - in una
prospettiva più avanzata, ma comunque concreta perché di
imminente realizzazione - che la prevista competenza anche
penale del giudice di pace potrà implicare che le relative
pronunce saranno prevedibilmente conosciute, in sede di
gravame, dalle corti di appello e che, nel quadro
dell'incipiente riforma della Costituzione, la prospettata
riduzione del ricorso per Cassazione, comporterà l'espansione
compensativa dell'appello. Appare quindi evidente che - ferme
le ragioni che già in passato (nella IV, nella X e nella XII
legislatura, rispettivamente per iniziativa del senatore
Gullo, dei senatori Covello e Perugini, dell'onorevole Falvo)
hanno motivato la presentazione di progetti di legge analoghi
e non approvati non per motivi di merito, ma per la prematura
conclusione delle rispettive legislature - è proprio il nuovo
quadro legislativo, delineato dalle riforme citate, che induce
a ritenere ancora più attuale, urgente ed ineludibile
l'istituzione in Cosenza di sezioni distaccate di corte di
appello e di corte di assise di appello. Considerato anche che
si avrebbe di conseguenza l'apertura di una sezione staccata
dal tribunale dei minori in una provincia che presenta, più di
altre, gravi problemi di disagio minorile con connesse
problematiche relative agli affidi e alle adozioni.
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Egualmente indilazionabile è istituire una sezione
staccata del tribunale amministrativo regionale con
circoscrizione comprendente la provincia di Cosenza. Valgono,
al riguardo, le considerazioni già fatte circa le difficoltà
di raggiungere l'attuale sede per un gran numero di cittadini.
E, più ancora, vale la constatazione che il carico di lavoro
del tribunale amministrativo regionale della Calabria - tale
da avere creato un arretrato impressionante (alla data del 30
novembre 1998 risultano pendenti 30.138 ricorsi, gran parte
dei quali in attesa di essere discussi da oltre un lustro) -
proviene circa per metà dalla provincia di Cosenza.
Milita, da ultimo ma non per ultimo, a favore della
presente iniziativa legislativa la considerazione che se la
realizzazione di un sistema di giustizia efficiente e
razionale, rispondente ai bisogni ed alle necessità degli
utenti, è un obiettivo generale, parimenti è dovere dello
Stato riservare attenzione e interesse maggiori a quelle aree
territoriali disagiate quali la Calabria, in cui sia la
presenza di una forte e radicata criminalità con la quale
sovente anche l'azione della pubblica amministrazione deve nei
fatti confrontarsi, che condizioni socio-economiche di
particolare degrado, rendono il bisogno di giustizia (civile,
penale ed amministrativa) ancora più intenso.
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