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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


67032
DDL5680-0002
Progetto di legge Camera n. 5680 - testo presentato - (DDL13-5680)
(suddiviso in 11 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
...C5680. TESTIPDL
...C5680.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC5680 ZZ13 ZZRL ZZPR
     Onorevoli Colleghi! - Sin dall'inizio del reinserimento
  dell'Albania nella comunità dei Paesi democratici, il nostro
  Governo ha fatto della stabilità albanese una priorità della
  propria politica estera.  Dapprima, servendosi di attori
  istituzionali, non governativi ed umanitari, il nostro Paese
  ha subito intrapreso una politica volta a porre fine
  all'emergenza attraverso un programma creditizio teso a
  sostenere le importazioni albanesi e, in un secondo momento,
  attraverso l'invio della nota missione "Pellicano", iniziata
  nel settembre del 1991 e conclusasi nel 1993.  Tra le
  iniziative più significative per facilitare il ritorno
  all'ordine in Albania, ricordiamo, inoltre, la consistente
  partecipazione alla Forza multinazionale di protezione (FMP),
  sotto direzione italiana, conosciuta come "Operazione Alba",
  che ha avuto l'avallo dell'Unione europea, dell'Organizzazione
  per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e delle
  Nazioni Unite, il cui onere ammontava ad oltre 130 miliardi di
  lire.
     Principale scopo della Operazione Alba, alla quale hanno
  partecipato nel momento di maggior presenza oltre 7000 uomini
  appartenenti ad 11 Paesi, tra i quali il contingente più forte
  era quello italiano con oltre 3700 uomini, è stato quello di
  contribuire a creare le premesse di sicurezza in grado di
  garantire la distribuzione degli aiuti umanitari di emergenza,
  nonché l'attuazione delle opere di assistenza
  internazionale.
     Il clima temporaneo più disteso che ne è risultato ha
  permesso di tenere le elezioni generali del 29 giugno 1997, ma
 
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  non è stato però sufficiente a gettare le basi per la ripresa
  della coesistenza civile e della vita democratica albanese,
  come dimostrato dalla massiccia - ed a tutt'oggi interminabile
  - ripresa dei flussi migratori verso le coste della Puglia,
  rendendo così necessaria l'adozione di una serie di interventi
  (tra cui il decreto-legge 20 marzo 1997, n. 60, convertito,
  con modificazioni, dalla legge 19 maggio l997, n. 128) per
  garantire l'ordine pubblico nel nostro Paese.
     Come noto, oltre a queste misure di ordine interno ed alla
  promozione di iniziative diplomatiche (per un intervento di
  carattere internazionale volto alla soluzione dell'emergenza),
  il nostro Paese ha elaborato un programma finalizzato a porre
  le basi per la ripresa sociale ed economica dell'Albania e per
  la riorganizzazione della convivenza civile.
     Per l'Italia e per la comunità internazionale si è,
  dunque, aperto un nuovo capitolo dell'aiuto all'Albania,
  inteso a sostenere lo sforzo cui il Paese doveva sottoporsi
  per riprendere la via della ricostruzione.  L'azione
  dell'Italia, sia sul piano bilaterale che attraverso le
  istituzioni finanziarie internazionali, è stata destinata ai
  più significativi settori della vita di tale Paese, come
  quello dell'ordine pubblico, delle strutture giudiziarie,
  della sanità della pubblica istruzione e dello sviluppo del
  commercio e dell'artigianato.  Nel corso di questi ultimi anni,
  quindi, l'Italia e l'Albania hanno firmato più accordi
  bilaterali di collaborazione.  Tra questi ricordiamo l'Accordo
  di cooperazione culturale, fatto a Tirana il 12 settembre
  1994, reso esecutivo con legge 2 marzo 1998, n. 49, il
  Trattato di amicizia e collaborazione, fatto a Roma il 13
  ottobre 1995 (reso esecutivo con legge 21 maggio 1998, n.
  170), l'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica,
  fatto a Tirana il 18 dicembre 1997 (la cui ratifica ed
  esecuzione è stata approvata dalla Camera dei deputati, come
  documento AC. n. 5162) ed, infine, quello triennale di
  cooperazione del 6 agosto 1998.  Solo per l'ultimo Accordo è
  stato previsto uno stanziamento di 210 miliardi di lire,
  suddiviso in 180 miliardi di credito d'aiuto ventennale e 30
  miliardi a dono.  I progetti contemplati in quest'ultimo
  accordo riguardano, in particolare, la ricostruzione della
  pubblica amministrazione e delle infrastrutture, nonché lo
  sviluppo industriale delle piccole e medie imprese.
     L'impostazione di fondo emersa all'interno del Parlamento
  italiano, nel corso del susseguirsi delle vicende relative
  alla "crisi albanese", è stata quella di un aiuto
  condizionato: è stato infatti chiesto all'Albania di procedere
  verso riforme che garantiscano la solidità del sistema
  politico e finanziario del Paese, in cambio dei consistenti
  impegni che l'Italia ha assunto, investendo per altro svariati
  miliardi di lire incidenti sul bilancio dello Stato italiano.
  Di fatto, però, sino ad oggi non si sono registrati
  miglioramenti significativi nella realtà politica ed economica
  albanese e - di riflesso - tantomeno in quella italiana,
  considerato il notevole ed incontenibile flusso di albanesi
  sulle nostre coste che provoca forti disagi soprattutto a
  livello della sicurezza pubblica, in Puglia ed in tutta
  l'Italia.
     Siamo dunque, in una grave situazione di stallo che corre
  il rischio di compromettere l'efficacia dell'impegno
  internazionale a sostegno dell'Albania in una fase
  delicatissima quale è la attuale, della ripresa della vita
  economica e sociale del Paese, così come denunciato dalle
  autorità locali delle coste pugliesi che - più di tutte -
  toccano con mano gli effetti allarmanti conseguenti all'esodo
  di massa degli albanesi verso l'Italia.
     E' evidente che da tale disordine generale non può che
  trarre vantaggio la criminalità (organizzata e non)
  "bilaterale" con i suoi traffici illeciti e speculazioni di
  ogni tipo; è una situazione che ha inevitabilmente portato ad
  una sorta di diffidenza e quasi di ritrosia nei confronti
  degli albanesi, profughi o clandestini che siano, accomunati
  in un giudizio sommariamente, e forse ingiustamente,
  negativo.
     Siamo fermamente convinti che soltanto un'attenta analisi
  di tale situazione ed un programma di controllo mirato alle
 
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  procedure adottate per l'attuazione degli accordi di
  collaborazione bilaterale, tra Italia ed Albania, comprese le
  modalità di gestione dei fondi elargiti in tale senso,
  potrebbero portare ad una visione chiarificatrice e permettere
  la stesura di un preciso programma di pianificazione degli
  obiettivi alla base di tali accordi.
     Alla luce di quanto sopra evidenziato, è chiaro come non
  si possa prescindere da una seria verifica dello stato di
  attuazione dei progetti sino ad ora approvati e dei connessi
  risultati ottenuti, nonché della ripartizione delle
  responsabilità organizzative rispetto ai finanziamenti
  stanziati ed erogati.
     Con la legge 17 gennaio 1994, n. 46, fu, infatti,
  istituita nella XI legislatura una Commissione bicamerale di
  inchiesta sull'attuazione della politica di cooperazione con i
  Paesi in via di sviluppo.  L'avvio di un'inchiesta parlamentare
  ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione era stato
  richiesto a gran voce da numerose forze politiche e da
  importanti settori della società civile, a seguito di
  deviazioni avvenute nel mondo della cooperazione italiana, al
  fine di accertare le modalità di gestione dei fondi pubblici
  destinati alla cooperazione per la crescita dei Paesi in via
  di sviluppo.
     La complessità della materia trattata, unitamente alla
  gravità della situazione relativa alla migrazione di massa
  degli albanesi verso le nostre coste, e la necessità di un
  confronto tra tutte le forze politiche e gli operatori
  (soprattutto locali) del settore, inducono inevitabilmente a
  ritenere urgente l'istituzione di una Commissione parlamentare
  di inchiesta sull'attuazione della politica di cooperazione
  affinché i lavori svolti sino ad oggi possano avere riscontro
  oggettivo attraverso una migliore e serena lettura dei dati
  acquisiti e, quindi, si giunga a formulare una nuova linea di
  indirizzo.
     In definitiva, riteniamo che l'istituzione di una
  Commissione di inchiesta sull'attuazione della politica di
  cooperazione tra l'Italia e l'Albania possa essere intesa come
  un esame di coscienza a cui il nostro Parlamento ha il dovere
  di sottoporsi; esame imposto non solo dalle circostanze e dal
  vivace dibattito politico apertosi nel nostro Paese ma anche
  dalla necessità di argomentare solidamente in favore di un
  rinnovato intervento sia in Albania che presso gli altri
  partner  internazionali, in varia misura riluttanti ad un
  pieno impegno nei confronti di una complessa crisi
  politico-economica non ancora conclusa, di cui a tutt'oggi
  sfuggono alcuni aspetti di fondo ed effetti non prevedibili,
  anche in quanto non compiutamente analizzati.
     In effetti, come emerso da  dossier  di documentazione
  sul tema in questione, è largamente condivisa l'ipotesi di
  aver commesso un sostanziale errore di valutazione, per aver
  minimizzato la gravità dei problemi connessi alla realtà
  albanese e sottovalutato  a priori  la precarietà
  dell'equilibrio politico-economico dell'Albania.
     In ultimo, va sottolineato che, l'Italia, per far fronte
  all'impegno a favore dell'Albania, ha dovuto dotarsi di
  strumenti nuovi o adeguare quelli esistenti, di seguito
  elencati:
         a)  per la parte di supporto istituzionale è stato
  nominato un Commissario straordinario del Governo che
  organizza e coordina l'assistenza fornita dalla Presidenza del
  Consiglio dei ministri e dai Ministeri italiani alle loro
  controparti istituzionali albanesi.  A Tirana tali forme di
  assistenza sono coordinate da una delegazione diplomatica
  speciale, istituita direttamente dal Ministero degli affari
  esteri;
         b)  per l'assistenza economica e allo sviluppo che
  fa capo al Ministero degli affari esteri, sono state create
  apposite unità nell'ambito delle strutture esistenti, al fine
  di gestire la parte più cospicua dei finanziamenti destinati
  all'Albania.  Il Ministero dispone, inoltre, a Tirana di una
  unità tecnica locale per interventi nel campo della
  cooperazione allo sviluppo;
         c)  i Ministeri dell'interno e della difesa hanno
  dovuto creare apposite strutture in Albania per portare a
  termine compiti di addestramento e di riorganizzazione.
     In definitiva, con la presente proposta di legge,
  riteniamo opportuno che la istituenda Commissione di inchiesta
 
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  si occupi anche di valutare la funzionalità e l'efficacia dei
  suddetti strumenti (la cui messa a punto ha comportato costi
  considerevoli allo Stato italiano, anch'essi da accertare) e
  dei risultati raggiunti, in considerazione del delicato
  momento della vita economica italiana (e soprattutto della
  situazione socio-economica meridionale) che non consente
  impegno di denaro pubblico, se non in termini assoluti di
  razionalità e di efficacia negli interventi.
     Per concludere, crediamo che un serio lavoro d'indagine
  svolto da una Commissione di inchiesta sull'attuazione della
  politica di cooperazione con l'Albania potrebbe finalmente
  portarci ad una attenta disamina di tutti gli aspetti della
  questione, sia positivi che negativi, tale poi da consentirci
  di legiferare con ampia e documentata cognizione di tutti i
  problemi annessi e connessi.  Infine, riteniamo indispensabile
  che la Commissione si avvalga anche della collaborazione delle
  autorità locali ed in particolare di quelle pugliesi,
  acquisendo eventuali dati, documenti ed atti necessari ad
  avere un quadro completo della questione.
 
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