| Pag. 5
Onorevoli Colleghi! - Non succede frequentemente che
l'Assemblea venga investita dei problemi del settore
agroalimentare, sia in forza della convergenza tra tutte le
forze politiche presenti in Commissione Agricoltura, che ha
consentito di utilizzare la sede legislativa più di quanto non
accada di solito, sia a causa della massa dei provvedimenti
che premono sull'Assemblea stessa. La mole di progetti di
legge riguardanti altri settori tende infatti a schiacciare i
pur rilevanti temi legati al comparto agroalimentare, che pure
sta vivendo una fase di profonde innovazioni. Basti pensare
alla riorganizzazione istituzionale del settore, basata sulla
legge n. 59 del 1997, ed alla razionalizzazione delle norme di
programmazione, che troveranno nel disegno di legge n. 5245
(del quale la Commissione sta concludendo l'esame in sede
referente) e nei progetti di legge di orientamento strategico
per il settore agroalimentare e per la pesca dei momenti
profondamente qualificanti. Né si può sottovalutare
l'importanza della riforma della politica agricola comune
all'interno dell'Agenda 2000 per il peso specifico che essa
rivestirà su un importante settore dell'economia mondiale.
Proprio con riferimento alle ultime vicende della trattativa
europea non sarà fuori luogo esprimere un apprezzamento per il
lavoro svolto dal Governo italiano in questi ultimi tempi. Il
quotidiano "La Stampa" del 13 marzo ha parlato di una
"vittoria spettacolare" riportata dal nostro Ministro per le
politiche agricole nella riforma della politica agricola del
2000. Non so se l'aggettivo sia il più adatto alla situazione,
ma è certo che per l'Italia vi sarà un beneficio di 1.800
miliardi, che potrà salire fino a 2.000 entro i prossimi
quattro anni. Il "pacchetto verde" della vittoria contiene in
particolare norme per i vini, per la carne bovina e per il
settore lattiero-caseario. Sul fronte del vino il divieto di
vinificare mosti provenienti da Paesi esterni all'Unione
europea, insieme al riconoscimento di nuovi impianti per circa
13.000 ettari segna un risultato positivo.
I maggiori aiuti diretti agli allevatori come premio
all'abbattimento di bovini e vitelli non soltanto
comporteranno la riduzione del 20 per cento del sostegno
basato sul prezzo, ma recano all'Italia un gettito finanziario
aggiuntivo pari a mille miliardi.
Quel che più rileva in questa sede è l'aumento del
quantitativo di riferimento attribuito all'Italia per quanto
attiene alla produzione lattiera. Si tratta di 600.000
tonnellate, divise in due tranches rispettivamente di
384.000 tonnellate a decorrere dal periodo produttivo
2000-2001 e di 216.000 tonnellate a partire dal periodo
produttivo 2001-2002. Il sistema delle quote, come è noto, è
prorogato fino al 2006.
Pur restando assai pronunciato il divario tra il
quantitativo di riferimento assegnato all'Italia ed il consumo
interno, vi sono ora le condizioni per assestare il sistema
produttivo per i prossimi anni al fine di ridurre i problemi
che sono esplosi negli ultimi tempi.
Il malessere che ha indotto tanti produttori a scendere in
piazza non può essere ignorato. Nel contempo, non è possibile
sottovalutare le difficoltà di tanti operatori del settore
lattiero-caseario che si sono sforzati di convivere con norme
restrittive, a volte farraginose ed incomprensibili, e spesso
ingiuste.
Pag. 6
In tale situazione - difficile ma in movimento - il
Governo ha assunto l'iniziativa di presentare il disegno di
legge al nostro esame, con il duplice intento di chiudere le
vicende del passato ed il relativo contenzioso e di riformare
l'intero sistema di gestione delle quote latte.
L'urgenza di fotografare la situazione esistente nel
complesso mondo delle quote latte ha indotto il Governo ad
emanare il decreto-legge 1^ marzo 1999, n. 43. La Commissione
ha deliberato di proporre all'Assemblea lo stralcio delle
parti i cui contenuti sono ripresi dal provvedimento d'urgenza
(articolo 1 e commi 2 e 3 dell'articolo 7), concentrandosi sul
disegno del nuovo sistema.
Il disegno di legge, nel testo approvato dalla
Commissione, introduce sostanziali modifiche nella gestione
delle quote latte, cercando di porre rimedio alle inefficienze
ed alle distorsioni denunciate dalla Commissione di indagine
coordinata dal generale Natalino Lecca.
L'istruttoria legislativa in Commissione si è giovata dei
contributi di tutti i soggetti interessati, ascoltati in
audizione, nonché di un clima sereno di confronto tra
posizioni di partenza diverse ma spesso non inconciliabili. Il
testo licenziato dalla Commissione, pur suscettibile di
ulteriori aggiustamenti, risulta nel complesso organico ed
equilibrato. La scansione dei termini per il piano di
ristrutturazione previsto dall'articolo 2 e per la gestione
delle quote risulta di indubbia coerenza. Per quanto concerne
il piano di ristrutturazione, il Ministro per le politiche
agricole deve individuare le modalità per l'attuazione di un
programma volontario di abbandono della produzione entro il
termine perentorio di un mese dalla data di entrata in vigore
della legge, d'intesa con la Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome. Nei
successivi tre mesi (quindi entro 120 giorni dalla data di
entrata in vigore della legge) le regioni provvedono a
riassegnare le quote cedute nel rispettivo territorio ai
produttori richiedenti. Le quote non assegnate dalle regioni e
province autonome entro il termine citato affluiscono alla
riserva nazionale per essere ripartite tra le rimanenti
regioni e province autonome. Opportunamente, la Commissione ha
previsto, integrando l'iniziale testo presentato dal Governo,
che non possano beneficiare delle riassegnazioni i produttori
che nel corso dei periodi 1997-1998 e 1998-1999 abbiano
venduto o affittato, in tutto o in parte, le quote di cui
erano titolari o che siano stati riconosciuti colpevoli di
infrazioni penalmente rilevanti alle norme dell'Unione europea
e nazionali.
Le quote assegnate nell'ambito del piano di
ristrutturazione non possono essere in tutto o in parte
vendute, affittate o essere oggetto di contratti di comodato
di stalla o di soccida per i successivi tre periodi, salvo il
caso di assegnazione gratuita, che determina il divieto di
trasferimento con qualsiasi forma contrattuale.
L'articolo 3 individua i compiti dello Stato, devolvendo
alle regioni ed alle province autonome tutte le funzioni di
gestione delle quote latte e di controllo. Almeno
quarantacinque giorni prima dell'inizio di ciascun periodo,
cioè entro metà febbraio di ciascun anno, le regioni e le
province autonome inviano ai produttori (che a loro volta ne
danno copia agli acquirenti) distinti certificati indicanti le
quote ad essi spettanti, che consentiranno di ricostruire il
percorso storico della quota gestita da ciascun produttore.
Le regioni e le province autonome provvedono a revocare le
quote assegnate in caso di mancata produzione e
commercializzazione del latte per un intero periodo e ad
adeguare la quota assegnata alla produzione effettiva della
stalla cui essa si riferisce se la quota stessa risulta non
essere utilizzata per almeno il 70 per cento per tre periodi
consecutivi. Le quote revocate dalle regioni e province
autonome confluiscono nei comparti regionali della riserva
nazionale per essere nuovamente assegnate. Spettano infine
alle regioni e province autonome funzioni di controllo e di
verifica.
Il sistema delineato si poggia su alcuni principi che ne
dovrebbero consentire una gestione trasparente ed efficace: la
titolarità della quota spetta al produttore ed è revocata se
Pag. 7
non è esercitata per un intero periodo, confluendo nella
riserva nazionale; la vendita e l'affitto delle quote nonché i
contratti di soccida e di comodato di stalla vengono
assoggettati a precisi vincoli, anche di durata temporale
minima del contratto, per evitare che si riproducano i
fenomeni distorsivi ben noti.
Il complessivo equilibrio del testo e la sua compatibilità
con la Costituzione e con le disposizioni normative
comunitarie, nonché la compatibilità finanziaria sono state
pienamente confermate dai pareri espressi dalle Commissioni
competenti in sede consultiva. Una attenta valutazione delle
condizioni e delle osservazioni avanzate da tali Commissioni e
dal Comitato per la legislazione, dopo un primo vaglio da
parte della Commissione, è stata devoluta al Comitato dei nove
nell'intento di garantire al testo la massima coerenza e
tenuta. Sono state recepite, comunque, le condizioni contenute
nel parere espresso dalla Commissione Bilancio.
La Commissione ha condotto un lavoro indubbiamente
approfondito, in tempi ristretti ma utilizzati intensamente,
licenziando un testo che sottopone all'attenzione
dell'Assemblea nell'auspicio di una sua rapida approvazione,
al fine di assicurare al settore lattiero-caseario una più
corretta e coerente gestione delle quote, a vantaggio, in
primo luogo, dei produttori.
Giovanni DI STASI, Relatore
| |