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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


67114
DDL5687-0002
Relazione Camera n. 5687-A (DDL13-5687-A)
(suddiviso in 18 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.5 dello stampato)
...C5687A, C431A, C1270A, C1686A, C2943A, C3187A, C3736A, C3887A, C4502A, C4982A, C5002A. TESTIPDL
...C5687A, C431A, C1270A, C1686A, C2943A, C3187A, C3736A, C3887A, C4502A, C4982A, C5002A.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNAVA ZZDDLC5687A ZZ13 ZZRL ZZRM
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     Onorevoli Colleghi! - Non succede frequentemente che
  l'Assemblea venga investita dei problemi del settore
  agroalimentare, sia in forza della convergenza tra tutte le
  forze politiche presenti in Commissione Agricoltura, che ha
  consentito di utilizzare la sede legislativa più di quanto non
  accada di solito, sia a causa della massa dei provvedimenti
  che premono sull'Assemblea stessa.  La mole di progetti di
  legge riguardanti altri settori tende infatti a schiacciare i
  pur rilevanti temi legati al comparto agroalimentare, che pure
  sta vivendo una fase di profonde innovazioni.  Basti pensare
  alla riorganizzazione istituzionale del settore, basata sulla
  legge n. 59 del 1997, ed alla razionalizzazione delle norme di
  programmazione, che troveranno nel disegno di legge n. 5245
  (del quale la Commissione sta concludendo l'esame in sede
  referente) e nei progetti di legge di orientamento strategico
  per il settore agroalimentare e per la pesca dei momenti
  profondamente qualificanti. Né si può sottovalutare
  l'importanza della riforma della politica agricola comune
  all'interno dell'Agenda 2000 per il peso specifico che essa
  rivestirà su un importante settore dell'economia mondiale.
  Proprio con riferimento alle ultime vicende della trattativa
  europea non sarà fuori luogo esprimere un apprezzamento per il
  lavoro svolto dal Governo italiano in questi ultimi tempi.  Il
  quotidiano "La Stampa" del 13 marzo ha parlato di una
  "vittoria spettacolare" riportata dal nostro Ministro per le
  politiche agricole nella riforma della politica agricola del
  2000.  Non so se l'aggettivo sia il più adatto alla situazione,
  ma è certo che per l'Italia vi sarà un beneficio di 1.800
  miliardi, che potrà salire fino a 2.000 entro i prossimi
  quattro anni.  Il "pacchetto verde" della vittoria contiene in
  particolare norme per i vini, per la carne bovina e per il
  settore lattiero-caseario.  Sul fronte del vino il divieto di
  vinificare mosti provenienti da Paesi esterni all'Unione
  europea, insieme al riconoscimento di nuovi impianti per circa
  13.000 ettari segna un risultato positivo.
     I maggiori aiuti diretti agli allevatori come premio
  all'abbattimento di bovini e vitelli non soltanto
  comporteranno la riduzione del 20 per cento del sostegno
  basato sul prezzo, ma recano all'Italia un gettito finanziario
  aggiuntivo pari a mille miliardi.
     Quel che più rileva in questa sede è l'aumento del
  quantitativo di riferimento attribuito all'Italia per quanto
  attiene alla produzione lattiera.  Si tratta di 600.000
  tonnellate, divise in due  tranches  rispettivamente di
  384.000 tonnellate a decorrere dal periodo produttivo
  2000-2001 e di 216.000 tonnellate a partire dal periodo
  produttivo 2001-2002.  Il sistema delle quote, come è noto, è
  prorogato fino al 2006.
     Pur restando assai pronunciato il divario tra il
  quantitativo di riferimento assegnato all'Italia ed il consumo
  interno, vi sono ora le condizioni per assestare il sistema
  produttivo per i prossimi anni al fine di ridurre i problemi
  che sono esplosi negli ultimi tempi.
     Il malessere che ha indotto tanti produttori a scendere in
  piazza non può essere ignorato.  Nel contempo, non è possibile
  sottovalutare le difficoltà di tanti operatori del settore
  lattiero-caseario che si sono sforzati di convivere con norme
  restrittive, a volte farraginose ed incomprensibili, e spesso
  ingiuste.
 
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     In tale situazione - difficile ma in movimento - il
  Governo ha assunto l'iniziativa di presentare il disegno di
  legge al nostro esame, con il duplice intento di chiudere le
  vicende del passato ed il relativo contenzioso e di riformare
  l'intero sistema di gestione delle quote latte.
     L'urgenza di fotografare la situazione esistente nel
  complesso mondo delle quote latte ha indotto il Governo ad
  emanare il decreto-legge 1^ marzo 1999, n. 43.  La Commissione
  ha deliberato di proporre all'Assemblea lo stralcio delle
  parti i cui contenuti sono ripresi dal provvedimento d'urgenza
  (articolo 1 e commi 2 e 3 dell'articolo 7), concentrandosi sul
  disegno del nuovo sistema.
     Il disegno di legge, nel testo approvato dalla
  Commissione, introduce sostanziali modifiche nella gestione
  delle quote latte, cercando di porre rimedio alle inefficienze
  ed alle distorsioni denunciate dalla Commissione di indagine
  coordinata dal generale Natalino Lecca.
     L'istruttoria legislativa in Commissione si è giovata dei
  contributi di tutti i soggetti interessati, ascoltati in
  audizione, nonché di un clima sereno di confronto tra
  posizioni di partenza diverse ma spesso non inconciliabili.  Il
  testo licenziato dalla Commissione, pur suscettibile di
  ulteriori aggiustamenti, risulta nel complesso organico ed
  equilibrato.  La scansione dei termini per il piano di
  ristrutturazione previsto dall'articolo 2 e per la gestione
  delle quote risulta di indubbia coerenza.  Per quanto concerne
  il piano di ristrutturazione, il Ministro per le politiche
  agricole deve individuare le modalità per l'attuazione di un
  programma volontario di abbandono della produzione entro il
  termine perentorio di un mese dalla data di entrata in vigore
  della legge, d'intesa con la Conferenza permanente per i
  rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome.  Nei
  successivi tre mesi (quindi entro 120 giorni dalla data di
  entrata in vigore della legge) le regioni provvedono a
  riassegnare le quote cedute nel rispettivo territorio ai
  produttori richiedenti.  Le quote non assegnate dalle regioni e
  province autonome entro il termine citato affluiscono alla
  riserva nazionale per essere ripartite tra le rimanenti
  regioni e province autonome.  Opportunamente, la Commissione ha
  previsto, integrando l'iniziale testo presentato dal Governo,
  che non possano beneficiare delle riassegnazioni i produttori
  che nel corso dei periodi 1997-1998 e 1998-1999 abbiano
  venduto o affittato, in tutto o in parte, le quote di cui
  erano titolari o che siano stati riconosciuti colpevoli di
  infrazioni penalmente rilevanti alle norme dell'Unione europea
  e nazionali.
     Le quote assegnate nell'ambito del piano di
  ristrutturazione non possono essere in tutto o in parte
  vendute, affittate o essere oggetto di contratti di comodato
  di stalla o di soccida per i successivi tre periodi, salvo il
  caso di assegnazione gratuita, che determina il divieto di
  trasferimento con qualsiasi forma contrattuale.
     L'articolo 3 individua i compiti dello Stato, devolvendo
  alle regioni ed alle province autonome tutte le funzioni di
  gestione delle quote latte e di controllo.  Almeno
  quarantacinque giorni prima dell'inizio di ciascun periodo,
  cioè entro metà febbraio di ciascun anno, le regioni e le
  province autonome inviano ai produttori (che a loro volta ne
  danno copia agli acquirenti) distinti certificati indicanti le
  quote ad essi spettanti, che consentiranno di ricostruire il
  percorso storico della quota gestita da ciascun produttore.
     Le regioni e le province autonome provvedono a revocare le
  quote assegnate in caso di mancata produzione e
  commercializzazione del latte per un intero periodo e ad
  adeguare la quota assegnata alla produzione effettiva della
  stalla cui essa si riferisce se la quota stessa risulta non
  essere utilizzata per almeno il 70 per cento per tre periodi
  consecutivi.  Le quote revocate dalle regioni e province
  autonome confluiscono nei comparti regionali della riserva
  nazionale per essere nuovamente assegnate.  Spettano infine
  alle regioni e province autonome funzioni di controllo e di
  verifica.
     Il sistema delineato si poggia su alcuni principi che ne
  dovrebbero consentire una gestione trasparente ed efficace: la
  titolarità della quota spetta al produttore ed è revocata se
 
                               Pag. 7
 
  non è esercitata per un intero periodo, confluendo nella
  riserva nazionale; la vendita e l'affitto delle quote nonché i
  contratti di soccida e di comodato di stalla vengono
  assoggettati a precisi vincoli, anche di durata temporale
  minima del contratto, per evitare che si riproducano i
  fenomeni distorsivi ben noti.
     Il complessivo equilibrio del testo e la sua compatibilità
  con la Costituzione e con le disposizioni normative
  comunitarie, nonché la compatibilità finanziaria sono state
  pienamente confermate dai pareri espressi dalle Commissioni
  competenti in sede consultiva.  Una attenta valutazione delle
  condizioni e delle osservazioni avanzate da tali Commissioni e
  dal Comitato per la legislazione, dopo un primo vaglio da
  parte della Commissione, è stata devoluta al Comitato dei nove
  nell'intento di garantire al testo la massima coerenza e
  tenuta.  Sono state recepite, comunque, le condizioni contenute
  nel parere espresso dalla Commissione Bilancio.
     La Commissione ha condotto un lavoro indubbiamente
  approfondito, in tempi ristretti ma utilizzati intensamente,
  licenziando un testo che sottopone all'attenzione
  dell'Assemblea nell'auspicio di una sua rapida approvazione,
  al fine di assicurare al settore lattiero-caseario una più
  corretta e coerente gestione delle quote, a vantaggio, in
  primo luogo, dei produttori.
  Giovanni DI STASI,  Relatore
 
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