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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


69675
DDL5928-0002
Progetto di legge Camera n. 5928 - testo presentato - (DDL13-5928)
(suddiviso in 5 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
...C5928. TESTIPDL
...C5928.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC5928 ZZ13 ZZRL ZZPR
     Onorevoli Colleghi! - Le cronache ed i più tradizionali
  autori che si sono occupati degli Scaligeri a Verona
  attribuiscono a Cangrande II il ruolo di feroce tiranno; ciò
  adduce a giustificare l'erezione del Castello di San Martino
  in Acquaro, che dopo la costruzione viscontea di Castel San
  Felice fu chiamato Castelvecchio.  Il fortilizio è infatti dai
  più considerato uno strumento bellico puntato contro la città
  piuttosto che in sua difesa.
     La città, dopo l'erezione della nuova cinta ad opera di
  Cangrande, aveva assunto dimensione assai ampia; se le mura a
  settentrione avevano racchiuso spazi il cui significato
  restava prettamente di ordine militare e strategico, con il
  perimetro a meridione ne avevano individuato la futura
  espansione.
     La scelta ubicazionale di Castelvecchio si pone quindi
  come momento di aggregazione delle grandi aree pubbliche che,
  definite dalla cinta comunale, dividevano trasversalmente la
  nuova realtà urbana.
     Il fortilizio rappresentò nel disegno degli ultimi
  Scaligeri, non solo la cerniera esclusivamente militare del
  grande asse, costituito dalla doppia murazione parallela della
  cinta comunale, ma anche una sorta di percorso protetto,
  attorno al quale si sarebbe dovuta aggregare tutta una nuova
  serie di palazzi signorili ed amministrativi.
     Castelvecchio, eretto dunque per volere di Cangrande II
  intorno al 1354 e completato nel 1376, costituì la
  fortificazione che realizzò la sintesi di quei principi che
  l'architettura militare scaligera aveva sperimentato per circa
  due secoli.
     A cavallo del manufatto si realizzarono tre distinti
  recinti: ad ovest quello quadrilatero, destinato a piazza
  d'armi; ad est quello a forma di cuneo trapezoidale, ove sorge
  il palazzo; tra i due, con funzione di disimpegno e di
  raccordo tra il ponte e la città stessa, quello rettangolare
 
                               Pag. 2
 
  sbarrato verso l'Adige dal mastio antoniano.  Completa il
  Castello il grande ponte che (largo 7,50 metri) scavalca
  l'Adige con tre arcate su pile pentagonali, con luci
  rispettivamente di 29 metri, 48 metri e 24 metri, ed una
  lunghezza complessiva di 120 metri.  Dotato di cammino di ronda
  protetto da mura merlate su entrambi gli affacci, esso era
  difeso da una robusta torre di rivellino e fossatello anche
  verso campagna, mentre le due estremità erano garantite da
  sezioni mobili di impalcati, presumibilmente lignei.
     Il Ponte scaligero, eretto in due soli anni, tra il 1354
  ed il 1356, rappresenta, per lo slancio ardito delle sue
  arcate e la massa protesa del suo volume, una delle più
  importanti espressioni architettoniche del periodo gotico
  nell'Italia settentrionale.
     Castelvecchio seguì le vicende della città passando,
  sempre come roccaforte, prima in mano dei Visconti e
  successivamente della Serenissima; scarse furono le modifiche
  fino a tutto il settecento, quando venne adibito a sede del
  Collegio militare.
     Con i Visconti il Castello passò con un accrescimento
  delle difese, ad un uso esclusivamente militare.  Tale stato di
  cose proseguì nel periodo veneziano, ma il prolungarsi del
  tempo di pace ne determinò la progressiva incuria.
     Le più importanti manomissioni risalgono all'epoca
  napoleonica, allorchè, divisa la città lungo il corso
  dell'Adige dalla pace di Luneville, fu necessario costruire
  tra il ponte e la torre di nord-est un riparo per le batterie
  puntate contro l'Oltradige austriaco.
     Una radicale trasformazione avvenne con l'arrivo dei
  francesi: dapprima il Castello servì ai rivoltosi delle Pasque
  veronesi che ne mozzarono le torri; poi nel 1804 si progettò
  una caserma lungo tre lati della piazza d'armi, tuttavia essa
  fu realizzata solo per la parte sul fiume verso l'adiacente
  palazzo Canossa; pur legato ai canoni del severo funzionalismo
  militare e dell'architettura francese di fine settecento,
  risultò essere un elegante edificio di gusto illuministico.
     Nel 1870, nell'epoca austriaca, con l'apertura della
  strada che proveniva dal ponte, l'edificio fu più direttamente
  coinvolto nell'urbanistica cittadina.  Quando cessò di essere
  una caserma, nel 1923 cominciarono i primi restauri allo scopo
  di destinare il Castello a sede di museo.  I lavori condotti da
  Avena e Forlati, se da un lato ebbero il merito di restituire
  le sue torri nella presunta dimensione originaria, dall'altro
  consolidarono l'aggiunta napoleonica ricomponendo sulla fronte
  verso il cortile le facciate di vari palazzi cittadini,
  demoliti in seguito alla piena dell'Adige nel 1882.  In tale
  occasione fu anche accorciata e ricostruita la Torre
  dell'orologio che, con l'Arco dei Gavi e i resti delle mura
  comunali (in questo punto ritoccate dal Visconti per
  collegarle alla Cittadella) ingombravano il corso.
     Le bombe del 1945 portarono nuovi danni, mentre le mine
  tedesche distrussero il ponte.  Grazie all'intervento di
  Gazzola il ponte fu ricostruito nel 1951, mentre, nel 1958,
  Paolo Scarpa intervenne per la ricostruzione del museo.
  Quest'ultima fu un'operazione apparentemente dissacrante, per
  lo svuotamento della caserma francese e la sua
  riorganizzazione funzionale alla nuova destinazione; ma che,
  valutata coerentemente al restauro della residenza scaligera,
  ebbe invece il merito di restituire credibilità al Castello.
  La sola porzione anteriore della corte signorile, attualmente
  sede del circolo ufficiali di presidio, attende ancora un
  restauro che la ponga in omogeneo rapporto con le rimanenti
  parti del monumento.
     Ora, affinchè Castelvecchio, ubicato nel centro storico,
  possa essere pienamente recuperato e salvaguardato si rende
  necessario un ulteriore sforzo sotto forma di stanziamento che
  possa assicurare la tutela di un grande patrimonio storico e
  architettonico.
     A tale fine l'articolo 1 della presente proposta di legge
  qualifica gli interventi di recupero del patrimonio storico,
  artistico, culturale ed archeologico di Castelvecchio come
  finalità dello Stato (comma 1) e, in relazione a ciò, prevede
  l'istituzione, entro quarantacinque giorni dalla data di
 
                               Pag. 3
 
  entrata in vigore della legge, di una apposita commissione di
  esperti (comma 2).
     L'articolo 2 esplicita le funzioni della commissione.  In
  particolare, sono affidati alla commissione i compiti di
  esaminare e di approvare il piano esecutivo degli interventi
  da compiere (comma 1).  Sono altresì previste forme di
  informazione, con una relazione che viene trasmessa
  semestralmente al Parlamento (comma 3).  Il comma 4 dello
  stesso articolo fissa in un triennio la durata della
  commissione.
     L'articolo 3 dispone la copertura finanziaria per il
  triennio 1999-2001.
 
DATA=990420 FASCID=DDL13-5928 TIPOSTA=DDL LEGISL=13 NCOMM= SEDE=PR NSTA=5928 TOTPAG=0005 TOTDOC=0005 NDOC=0002 TIPDOC=L DOCTIT=0000 COMM= FRL PAGINIZ=0001 RIGINIZ=007 PAGFIN=0003 RIGFIN=013 UPAG=NO PAGEIN=1 PAGEFIN=3 SORTRES= SORTDDL=592800 00 FASCIDC=13DDL5928 SORTNAV=0592800 000 00000 ZZDDLC5928 NDOC0002 TIPDOCL DOCTIT0002 NDOC0002



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