| Onorevoli Colleghi! - Le cronache ed i più tradizionali
autori che si sono occupati degli Scaligeri a Verona
attribuiscono a Cangrande II il ruolo di feroce tiranno; ciò
adduce a giustificare l'erezione del Castello di San Martino
in Acquaro, che dopo la costruzione viscontea di Castel San
Felice fu chiamato Castelvecchio. Il fortilizio è infatti dai
più considerato uno strumento bellico puntato contro la città
piuttosto che in sua difesa.
La città, dopo l'erezione della nuova cinta ad opera di
Cangrande, aveva assunto dimensione assai ampia; se le mura a
settentrione avevano racchiuso spazi il cui significato
restava prettamente di ordine militare e strategico, con il
perimetro a meridione ne avevano individuato la futura
espansione.
La scelta ubicazionale di Castelvecchio si pone quindi
come momento di aggregazione delle grandi aree pubbliche che,
definite dalla cinta comunale, dividevano trasversalmente la
nuova realtà urbana.
Il fortilizio rappresentò nel disegno degli ultimi
Scaligeri, non solo la cerniera esclusivamente militare del
grande asse, costituito dalla doppia murazione parallela della
cinta comunale, ma anche una sorta di percorso protetto,
attorno al quale si sarebbe dovuta aggregare tutta una nuova
serie di palazzi signorili ed amministrativi.
Castelvecchio, eretto dunque per volere di Cangrande II
intorno al 1354 e completato nel 1376, costituì la
fortificazione che realizzò la sintesi di quei principi che
l'architettura militare scaligera aveva sperimentato per circa
due secoli.
A cavallo del manufatto si realizzarono tre distinti
recinti: ad ovest quello quadrilatero, destinato a piazza
d'armi; ad est quello a forma di cuneo trapezoidale, ove sorge
il palazzo; tra i due, con funzione di disimpegno e di
raccordo tra il ponte e la città stessa, quello rettangolare
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sbarrato verso l'Adige dal mastio antoniano. Completa il
Castello il grande ponte che (largo 7,50 metri) scavalca
l'Adige con tre arcate su pile pentagonali, con luci
rispettivamente di 29 metri, 48 metri e 24 metri, ed una
lunghezza complessiva di 120 metri. Dotato di cammino di ronda
protetto da mura merlate su entrambi gli affacci, esso era
difeso da una robusta torre di rivellino e fossatello anche
verso campagna, mentre le due estremità erano garantite da
sezioni mobili di impalcati, presumibilmente lignei.
Il Ponte scaligero, eretto in due soli anni, tra il 1354
ed il 1356, rappresenta, per lo slancio ardito delle sue
arcate e la massa protesa del suo volume, una delle più
importanti espressioni architettoniche del periodo gotico
nell'Italia settentrionale.
Castelvecchio seguì le vicende della città passando,
sempre come roccaforte, prima in mano dei Visconti e
successivamente della Serenissima; scarse furono le modifiche
fino a tutto il settecento, quando venne adibito a sede del
Collegio militare.
Con i Visconti il Castello passò con un accrescimento
delle difese, ad un uso esclusivamente militare. Tale stato di
cose proseguì nel periodo veneziano, ma il prolungarsi del
tempo di pace ne determinò la progressiva incuria.
Le più importanti manomissioni risalgono all'epoca
napoleonica, allorchè, divisa la città lungo il corso
dell'Adige dalla pace di Luneville, fu necessario costruire
tra il ponte e la torre di nord-est un riparo per le batterie
puntate contro l'Oltradige austriaco.
Una radicale trasformazione avvenne con l'arrivo dei
francesi: dapprima il Castello servì ai rivoltosi delle Pasque
veronesi che ne mozzarono le torri; poi nel 1804 si progettò
una caserma lungo tre lati della piazza d'armi, tuttavia essa
fu realizzata solo per la parte sul fiume verso l'adiacente
palazzo Canossa; pur legato ai canoni del severo funzionalismo
militare e dell'architettura francese di fine settecento,
risultò essere un elegante edificio di gusto illuministico.
Nel 1870, nell'epoca austriaca, con l'apertura della
strada che proveniva dal ponte, l'edificio fu più direttamente
coinvolto nell'urbanistica cittadina. Quando cessò di essere
una caserma, nel 1923 cominciarono i primi restauri allo scopo
di destinare il Castello a sede di museo. I lavori condotti da
Avena e Forlati, se da un lato ebbero il merito di restituire
le sue torri nella presunta dimensione originaria, dall'altro
consolidarono l'aggiunta napoleonica ricomponendo sulla fronte
verso il cortile le facciate di vari palazzi cittadini,
demoliti in seguito alla piena dell'Adige nel 1882. In tale
occasione fu anche accorciata e ricostruita la Torre
dell'orologio che, con l'Arco dei Gavi e i resti delle mura
comunali (in questo punto ritoccate dal Visconti per
collegarle alla Cittadella) ingombravano il corso.
Le bombe del 1945 portarono nuovi danni, mentre le mine
tedesche distrussero il ponte. Grazie all'intervento di
Gazzola il ponte fu ricostruito nel 1951, mentre, nel 1958,
Paolo Scarpa intervenne per la ricostruzione del museo.
Quest'ultima fu un'operazione apparentemente dissacrante, per
lo svuotamento della caserma francese e la sua
riorganizzazione funzionale alla nuova destinazione; ma che,
valutata coerentemente al restauro della residenza scaligera,
ebbe invece il merito di restituire credibilità al Castello.
La sola porzione anteriore della corte signorile, attualmente
sede del circolo ufficiali di presidio, attende ancora un
restauro che la ponga in omogeneo rapporto con le rimanenti
parti del monumento.
Ora, affinchè Castelvecchio, ubicato nel centro storico,
possa essere pienamente recuperato e salvaguardato si rende
necessario un ulteriore sforzo sotto forma di stanziamento che
possa assicurare la tutela di un grande patrimonio storico e
architettonico.
A tale fine l'articolo 1 della presente proposta di legge
qualifica gli interventi di recupero del patrimonio storico,
artistico, culturale ed archeologico di Castelvecchio come
finalità dello Stato (comma 1) e, in relazione a ciò, prevede
l'istituzione, entro quarantacinque giorni dalla data di
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entrata in vigore della legge, di una apposita commissione di
esperti (comma 2).
L'articolo 2 esplicita le funzioni della commissione. In
particolare, sono affidati alla commissione i compiti di
esaminare e di approvare il piano esecutivo degli interventi
da compiere (comma 1). Sono altresì previste forme di
informazione, con una relazione che viene trasmessa
semestralmente al Parlamento (comma 3). Il comma 4 dello
stesso articolo fissa in un triennio la durata della
commissione.
L'articolo 3 dispone la copertura finanziaria per il
triennio 1999-2001.
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