| Onorevoli Colleghi! - Le ragioni che ispirano la
presentazione di questa proposta di legge stanno in una
accresciuta sensibilità verso la qualità della morte che sta
facendosi strada anche nel nostro Paese, anche se una cultura
medica che non si occupi soltanto di allungare la vita non è
ancora entrata nella medicina tradizionale.
In Europa e nel mondo, soprattutto nei Paesi di cultura
anglosassone, le cure palliative sono una realtà diffusa, ma
si stanno diffondendo anche in Polonia, in Cina, in Africa.
Negli Stati Uniti è stato condotto uno studio, che ha
coinvolto centinaia di ospedali di tutti gli Stati, da cui
emerge la necessità di allargare l'offerta di cure palliative
a tutti i malati terminali. Per questo la presente proposta di
legge non limita l'ambito di applicazione esclusivamente ai
malati di cancro, anche se è spontaneo identificare il malato
terminale con questo tipo di malattia.
Già il Governo ha approvato il decreto per lo stanziamento
finalizzato alla creazione di strutture di Hospice, e il
Piano sanitario nazionale prevede linee guida ed azioni per
migliorare l'assistenza alle persone in fase terminale e alle
loro famiglie.
Qui si tratta di ampliare il campo d'intervento in questo
settore prevedendo un sistema di assistenza integrato tra
servizi sanitari veri e propri e sostegno al nucleo familiare.
Un giusto sostegno al nucleo in cui il paziente è vissuto fa
sì che questi si avvii verso la fine della vita in modo almeno
decente. Stare nella sua casa lo fa stare meglio, un po' di
autonomia gli permette di godersi quel poco di vita che gli
resta. Il sostegno al paziente e alla famiglia è essenziale
perché ormai tutti viviamo nell'incapacità di avere a che fare
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con un malato, e pensiamo che sia meglio ricoverarlo in un
ospedale tradizionale per "il suo bene". Le esperienze già
condotte, anche in Italia, ci dicono invece che le persone
coinvolte dalla malattia sanno fare molto, e se guidate e
sostenute riescono ad andare oltre le loro stesse aspettative
iniziali.
Per raggiungere questi obiettivi è essenziale il ruolo
delle regioni e delle aziende sanitarie locali (ASL), che
devono predisporre tutti gli strumenti, non solo finanziari,
per l'assistenza ai malati terminali, coinvolgendo tutti i
soggetti del volontariato impegnati in compiti di assistenza.
Allo Stato rimane il compito essenziale di indirizzo affinché
ci siano pari opportunità per tutti i cittadini del nostro
Paese.
Si prevede una particolare disciplina per la formazione
del personale impegnato nell'assistenza ai malati terminali,
perché questa è un'assistenza che presuppone conoscenze ancora
non diffuse. Deve esserci non solo il controllo da parte delle
istituzioni pubbliche sugli enti che operano, con il metodo
già sperimentato dell'accreditamento, ma anche sui singoli
operatori, siano medici o personale sanitario o volontario,
perché acquisiscano, in mancanza, le giuste competenze e
specializzazioni in questo campo.
E' essenziale anche che ciascun malato abbia un programma
individuale di assistenza, perché ciascun caso è un caso
particolare, e proprio l'approccio individuale, umanizzante,
differenzia l'assistenza domiciliare dal ricovero, anche in
strutture deputate alla buona morte come gli Hospice.
Questo compito deve essere assolto dalle ASL e dai medici di
medicina generale, in partnerariato con il volontariato, in
quanto individuati e sentiti come i più vicini presìdi
deputati alla tutela della salute dei cittadini.
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