| Onorevoli Colleghi! - L'ultima esperienza referendaria
del 18 aprile 1999, relativa alla proposta di modifica della
legge elettorale in vigore e all'abolizione della quota
proporzionale, ha messo in luce, fra l'altro, diversi ed
importanti aspetti negativi che riguardano, in particolare, la
frequenza e le modalità stesse di svolgimento dei
referendum. Sono gli aspetti specifici che si intendono
affrontare e ai quali si intende rimediare con la presente
proposta di legge. Il forte e ormai quasi fisiologico
astensionismo, che ha coinvolto la maggioranza dei cittadini
aventi diritto di voto, le numerose e diffuse proteste circa
l'entità delle spese che lo Stato ha dovuto sostenere per la
organizzazione di un unico referendum in un periodo di
grosse ristrettezze economiche e finanziarie generali, le
diffuse proposte che tali somme avrebbero potuto essere meglio
impiegate in atti di solidarietà internazionale nei confronti
di popoli soggetti a deportazioni e stragi, sono tutti fattori
che manifestano una forte critica dei cittadini per i termini
nei quali si sta facendo ricorso in Italia allo strumento
referendario. Sono critiche che riteniamo fondate e che il
Parlamento deve prendere in considerazione trovando una
soluzione adeguata che finisca, in fondo, per arrestare lo
stesso svilimento di questo importante istituto.
Del resto nelle stesse democrazie di più antica
tradizione, come nei Paesi anglosassoni, questo problema è
stato affrontato in modo positivo da tempo con soluzioni che
consentono ai cittadini di poter utilizzare questo strumento
importante di democrazia diretta senza tuttavia incidere
oltremodo sulle spese dello Stato e senza creare eccessivi
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incomodi ai cittadini. E' il caso degli Stati Uniti, Paese nel
quale i quesiti referendari, per i quali è ammessa la
consultazione, sono tutti concentrati nello stesso giorno
delle elezioni politiche generali; addirittura sono tutti
raccolti ed elencati, secondo l'ordine di approvazione
avvenuta nel corso della legislatura che volge al termine, in
una unica scheda composita nella quale i cittadini aventi
diritto sono chiamati a votare contemporaneamente sia per
l'elezione dei membri del Parlamento e di altri organi dello
Stato, sia per i quesiti referendari. Questa concentrazione di
tutti i momenti elettorali in una sola giornata ha preso nel
tempo un nome ben definito: election day.
Con la presente proposta di legge si intende introdurre in
Italia alcuni aspetti del sistema descritto per rendere più
agevole il rapporto fra il cittadino e lo Stato. In modo
specifico si propone all'articolo 1 che la votazione per tutti
i quesiti referendari ammessi durante una determinata
legislatura si svolga solo al termine della stessa in
concomitanza con le elezioni per il Parlamento nazionale. In
tale occasione, secondo quanto previsto dall'articolo 2,
saranno consegnate contemporaneamente ai cittadini due schede
elettorali: una per l'elezione dei membri al Parlamento ed una
con l'elenco di tutti i quesiti referendari ammessi.
All'articolo 3 si prevede l'autorizzazione al Governo ad
emanare un decreto legislativo recante disposizioni per
l'armonizzazione delle norme della legge con le norme ed i
regolamenti che concernono le elezioni politiche generali.
Resta aperta, è vero, la questione relativa al numero
delle firme necessarie per la proposizione di un
referendum popolare, pari a 500 mila, cifra che molti
ritengono troppo bassa e che induce ad un uso troppo frequente
di questo strumento di democrazia diretta, quasi un abuso per
alcuni. Resta altresì aperta la questione di poter promuovere
anche referendum propositivi, che non sono previsti
dalla Costituzione. Ma queste sono, appunto, questioni
importanti che rientrano però nelle iniziative di modifica
della legge fondamentale dello Stato, per le quali sono
ritenuti necessari ben altri confronti e iniziative
legislative.
Noi riteniamo però che il Parlamento potrebbe intanto dare
un valido e concreto contributo al recupero di un rapporto di
fiducia fra il cittadino e lo Stato se solo approvasse la
presente proposta di legge recante modifica delle leggi
ordinarie vigenti in materia di elezioni e di
referendum. Una riforma semplice, che non costa, anzi fa
risparmiare molto allo Stato.
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