| Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge
intende valorizzare le innegabili qualità dell'asino e dei
suoi ibridi, il mulo ed il bardotto.
L'asino, considerato animale sacro fin dall'antichità, è
stato compagno di vita dell'uomo che lavorava nei campi e
protagonista letterario di grande rilievo. Si pensi
all' Asinus Aureus di Apuleio, o all'asinello montato da
Sancho Panza o ancora a Pinocchio e Lucignolo trasformati da
Collodi in due asinelli, per finire con l'asinello che,
guidato da Giuseppe, portò la Madonna e Gesù bambino in salvo
nella terra di Egitto: testimonianze che dimostrano il ruolo
dell'asino nella nostra storia, soprattutto come cavalcatura
utilizzata dagli umili.
La società industriale ha agito anche sul mondo agricolo
trasformandolo profondamente, un mondo nel quale in passato
l'asino aveva un ruolo centrale; scomparendo quel mondo, anche
l'asino rischia di scomparire ed è per questo che la presente
proposta di legge intende tutelare il futuro di questa
importante razza di equini, attraverso la valorizzazione delle
sue qualità e delle molteplici utilizzazioni attuali, nei
settori agricolo, turistico, pedagogico, terapeutico ed
altri.
Da qualche tempo in Europa, ma soprattutto in Francia,
sono sorte alcune associazioni che hanno lo scopo di far
conoscere l'asino, promuovere la sua tutela e far conoscere le
sue qualità, attraverso studi, azioni e ricerche nell'ambito
della sua evoluzione e della sua utilizzazione. Tali
associazioni svolgono un ruolo di tutela delle diverse razze,
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ma anche dell'immagine di questo amabile animale che deve
essere riconosciuto e non ridicolizzato. Tra i diversi
obiettivi di tali associazioni, la diffusione di una cultura
che consenta di avere degli animali sani e ben curati, di
promuovere una vendita certificata (sulla base della
provenienza, dell'età, dello stato di salute, eccetera), di
svilupparne l'utilizzo nei parchi e nelle aree protette come
cavalcatura, di stabilire norme intese ad impedire che
l'eventuale carico sia superiore alle effettive capacità di
ogni singolo animale ed all'itinerario, ed infine di
assicurare loro una fine onorevole.
Inoltre, come per i cani e per i cavalli, così anche per
gli asini esistono razze ben determinate, frutto di centinaia
di secoli di adattamento a certi territori, che rischiano
l'estinzione se non adeguatamente tutelate.
La presente proposta di legge intende avviare anche in
Italia il percorso che in Francia ha consentito di dare vita,
oltre che alla Associazione nazionale a tutela dell'asino,
anche ad un circuito di ben cinquanta feste, e di attivare un
sito INTERNET (Il mondo dell'asino-www.bourricot.it) dedicato
a questo amatissimo animale.
Il primo passo è dunque l'istituzione di una Associazione
nazionale degli amici dell'asino con sede in Seravezza, comune
della Versilia, dove, in località Querceta, ogni anno, fin dal
1956, si svolge, in primavera, una manifestazione
storico-folkloristica denominata "Palio dei micci".
La mattina del Palio una rappresentanza di otto contrade
(circa 300 figuranti) partecipa ad una breve sfilata per le
strade di Querceta, ed alla solenne "Messa del Palio", al
termine della quale si "punzonano" e benedicono i "micci"
(asini) che nel pomeriggio correranno il Palio. Nel pomeriggio
le contrade entrano in campo, per prima la detentrice del
Palio dell'anno precedente, poi le altre a seguire secondo
sorteggio.
Le otto contrade che sfilano in costume storico sono il
Ranocchio, la Madonnina, la Quercia, la Lucertola, il Leon
D'oro, il Pozzo, la Cervia, il Ponte.
Ogni contrada, mentre effettua la sfilata con i costumi
storici, svolge contemporaneamente al centro del campo una
"scena" o "tema" rappresentante un episodio ambientato in
Versilia nell'epoca storica della contrada, per lo svolgimento
del quale ha a disposizione dieci minuti. Il "tema" che si
riallaccia ai "maggi versiliesi" (rappresentazioni popolari di
fatti storici che venivano effettuate a primavera), è svolto
da ogni contrada con scene e costumi appositamente realizzati
ed ogni anno è diverso.
Al termine della sfilata, gli oltre 400 tra tamburini e
sbandieratori delle otto contrade si esibiscono
contemporaneamente dando vita ad un momento altamente
spettacolare con il campo pieno di colori, mentre viene
riconsegnato il "Palio" dalla contrada vincente l'edizione
precedente.
Dopo la lettura del bando della sfida, si svolge la corsa
dei micci (asini) per l'assegnazione del Palio, un drappo
dipinto raffigurante la fuga in Egitto della Sacra Famiglia,
con San Giuseppe (patrono di Querceta), che porta le briglie
dell'asinello con Maria e Gesù.
La corsa è altamente ridanciana e imprevedibile. I micci
(asini), montati a pelo, spesso si fermano, si impuntano,
tornano indietro senza tener conto delle sollecitazioni dei
fantini, tra la disperazione della propria contrada e le
risate del pubblico.
Lo scrittore Silvano Alessandrini ha illuminato con
intelligenza ed umanità il carattere e lo spirito popolare di
questa manifestazione, così descrivendo il Palio dei micci:
"Il miccio, dunque un miccio sarà, ancora oggi, causale eroe
della giornata e assegnerà, a suo estro, la vittoria, al di là
dei meriti, al di là di ogni umana ragionevolezza. Il miccio,
simbolo della resistenza, della reazione imprevista, della
cocciutaggine, della caparbietà animale, condotto da un uomo a
varcare per primo una linea, su di uno specchio di ilarità e
di divertente autocritica, sulla quale lo attende il trionfo e
l'entusiasmo delle genti che lo hanno avuto per sorte e che,
deposti i blasoni, tornano a scoprire la loro genuina
natura".
Ogni anno i "micci" vengono battezzati con nomi di
personaggi che si sono distinti nell'anno. Il Palio del 1995 è
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stato dedicato agli arbitri di calcio, ed ha vinto l'asina
"Ceccarina".
Il "Palio dei micci", aderente alla Federazione italiana
dei giochi storici, è tra le prime manifestazioni in campo
nazionale per il grande numero di figuranti in costume storico
(oltre 2.500) che scende in campo. Gli oltre 400 sbandieratori
aderiscono, tramite quattro gruppi, alla FISB e sono tra i
migliori in campo nazionale.
Altra caratteristica della manifestazione è la presenza di
costumi storici di epoche diverse, avendo le otto contrade
adottato epoche differenti della storia della Versilia cui
riferirsi (tra il 1350 e il 1650), nonché i "temi" svolti
dalle contrade e legati ai "maggi versiliesi" ogni anno
diversi, la presenza di sbandieratori, gruppi di musici (oltre
160 tamburini e chiarine e oltre 200 sbandieratori).
La manifestazione non ha, fino ad oggi, utilizzato
contributi pubblici, e vive esclusivamente sul volontariato,
grazie alla rivalità tipicamente toscana che esiste tra le
contrade.
Legate al "Palio dei micci", si svolgono a Querceta anche
altre manifestazioni, quali una "staffetta delle contrade" (la
domenica precedente la Festa di S. Giuseppe), il "Miccio
canterino" i "Giochi delle bandiere" e un torneo di calcio,
delle contrade, tutte con più di 30 edizioni.
Il "Miccio canterino" (o " festival della canzone di
contrada"), nato nel 1957 si svolge ogni anno un mese prima
del Palio. E' una manifestazione canora che vede in gara otto
canzoni inedite presentate dalle contrade, obbligatoriamente
dedicate al Palio, alla contrada, al "miccio" (asino), e a
interpretarle sono chiamati spesso cantanti di fama.
La cosa più importante del "Palio dei micci" e delle altre
manifestazioni collegate è che a Querceta "Il miccio d'è la
scusa", è il motivo per cui centinaia di giovani trovano negli
sbandieratori, nei tamburini e nella vita di contrada un punto
e un momento di aggregazione, per vivere insieme agli
spettatori "un giorno di favola tra dame e cavalieri", il
giorno del "Palio dei micci".
Il Palio ha anche una grande rilevanza sociale. Per la
contrada e nella contrada riescono infatti ad impegnarsi e
lavorare insieme centinaia di persone, che hanno età,
problemi, cultura, capacità economica e pensiero politico
spesso molto diversi, contradaioli che ritrovano nell'amore
per la propria contrada la spinta per superare le differenze e
che probabilmente al di fuori della contrada non avrebbero
altri motivi o possibilità di contatto e di stare insieme.
Il Palio è festa di popolo e della natura. E sono
certamente caratteristiche del popolo versiliese l'ironia e
l'autoironia, lo "sfottino" e l'amore per le frasi a doppio
senso: caratteristiche che si riallacciano ai "maggi
versiliesi", le citate rappresentazioni popolari di fatti
storici che venivano effettuate a primavera dal teatro
popolare, fondato sul grottesco, sull'ironia, appunto, e sulla
satira tagliente. I quercetani mostrano di raccogliere forza
dall'ironia: di qui nasce l'idea stessa del "Palio dei micci",
una sorta di sberleffo popolare al "Palio per eccellenza",
quello di Siena, ove corrono i cavalli.
Oggi, che il "Palio dei micci" si è consolidato nella
storia di Querceta di Seravezza, si intende tentare un
ulteriore salto di qualità, dando il giusto rilievo al
protagonista principale del Palio medesimo, l'asino.
L'articolo 1 della presente proposta di legge istituisce
presso l'Unione nazionale per l'incremento delle razze equine
(UNIRE), l'Ente tecnico per l'incremento, la tutela e la
conservazione delle razze asinine esistenti in Italia e
l'Associazione nazionale degli amici dell'asino, riconosciuta
con decreto del Ministro dell'ambiente.
L'articolo 2 stabilisce che con decreto del Ministro per i
beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro
dell'ambiente, sia riconosciuto il "Palio dei micci" quale
manifestazione di rilievo nazionale.
L'articolo 3 istituisce il Centro di documentazione e
ricerca per la tutela, la storia e la divulgazione delle
qualità dell'asino, con sede in Seravezza, finanziato con una
parte dei proventi derivanti dalle scommesse, disciplinate
all'articolo 4.
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L'articolo 4 prevede che il Ministro delle finanze
autorizzi, con regolamento adottato ai sensi dell'articolo 17,
comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, l'estensione del
gioco delle scommesse ippiche, fino ad oggi attuato su corse
tra cavalli (trotto, galoppo e ostacoli), anche a corse di
trotto e di galoppo tra asini e ne ripartisca i proventi tra
l'Ente tecnico, l'Associazione nazionale ed il comune di
Seravezza.
L'articolo 5 prevede uno stanziamento di 1 miliardo di
lire l'anno per gli anni 1999, 2000 e 2001 a copertura degli
oneri derivanti dall'istituzione del Centro di documentazione
e ricerca.
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