| Onorevoli Colleghi! - Nel nostro Paese c'è un grande
fermento, a livello legislativo e non solo, sulla normativa
riguardante l'infanzia. In poco tempo si sono susseguiti il
Piano d'azione nazionale, la legge n. 285 del 1997, la
istituzione della Commissione parlamentare per l'infanzia e
dell'Osservatorio nazionale. Tanto fervore di attività è
giustificato in primo luogo da un cambiamento di rotta del
mondo della politica e delle istituzioni nei confronti dei più
giovani.
Fino a poco tempo fa la legislazione era finalizzata
soprattutto all'erogazione di servizi o alla prevenzione del
cosiddetto "disagio minorile". Oggi, invece, ci troviamo di
fronte a un maggior interesse verso l'infanzia e ad un
approccio che vede riconosciuto il principio essenziale
secondo cui il bambino è soggetto di diritti. I minori sono
quindi cittadini portatori di bisogni specifici, soggetti e
non oggetti di tutela o categoria a rischio.
Finora gli interventi in campo scientifico, legislativo e
politico a favore dell'infanzia, pur avendo indubbiamente
fatto registrare notevoli avanzamenti nel sistema giuridico
minorile e migliori condizioni oggettive per l'infanzia e
l'adolescenza, sono stati troppo settoriali, sganciati da un
quadro di riferimento organico ed è spesso mancato un efficace
coordinamento delle attività delle pubbliche amministrazioni
sia a livello centrale che a livello locale.
Attraverso le azioni coordinate previste dalla legge n.
285 del 1997, il Governo si è impegnato al raggiungimento
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degli scopi previsti dalla Convenzione sui diritti del
fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989, resa
esecutiva con legge 27 maggio 1991, n. 176. E' necessario
impostare una strategia globale per lo sviluppo dei soggetti
in età evolutiva, con un approcio completo ed integrato che
assicuri una stretta collaborazione fra gli organi dello Stato
italiano e quelli degli altri Paesi dell'Onu anche per quanto
riguarda il problema del lavoro minorile. Su questo fronte
basta leggere le statistiche internazionali per farsi venire
la pelle d'oca: 250 milioni di bambini tra i cinque e i
quattordici anni di età, nel mondo, vivono nella crudele
condizione di essere utilizzati, se non addirittura di quasi
schiavitù, lavorando quattordici ore al giorno nei campi,
nelle fabbriche o nelle miniere.
Le cifre pubblicate dal Bureau internazional du
travail (BIT) sono eloquenti, senza appello: 120 milioni di
bambini sono impiegati a tempo pieno e 130 milioni sono
impiegati a tempo parziale. Il 12 novembre 1996 il BIT ha
denunciato con forza la gravissima condizione di schiavitù che
si registra nell'agricoltura, nei servizi domestici, nelle
industrie di fabbricazione di tappeti e di tessuti, nelle
attività estrattive e nella fabbricazione di laterizi. 153
milioni di bambini sono impiegati in Asia, 80 milioni in
Africa e 17 milioni e mezzo in America latina.
Un milione di bambini in Pakistan, in India e in Nepal
sono stati venduti come servi, per estinzione di debiti.
I bambini ridotti in schiavitù rappresentavano, nel 1995,
il 40 per cento della mano d'opera dell'industria
dell'abbigliamento nel Bangladesh. In Pakistan si calcola che
vengano utilizzati, nelle fabbriche di tappeti o di produzione
di articoli sportivi, da 5 a 10 milioni di bambini. Nelle
Filippine cominciano a lavorare dai quattro anni di età in poi
per conto delle multinazionali americane ed europee, mentre
nelle fabbriche di fiammiferi a Sivakasi (sud dell'India)
iniziano a lavorare a soli tre anni. Questa drammatica
situazione si estende dall'Africa all'America latina, ma
conosce ugualmente fenomeni più o meno estesi in Iran, in
Cina, negli Stati Uniti e purtroppo anche in Italia come
testimoniano recenti fatti di cronaca: non bisogna fare il
giro del mondo per denunciare il lavoro infantile, basta
guardarsi intorno.
Ricordiamo ancora una volta che il 20 novembre 1989, a New
York, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la
citata Convenzione relativa ai diritti del fanciullo
ratificata in 176 Stati. I princìpi contenuti nella
Convenzione internazionale sull'impiego e lo sfruttamento dei
fanciulli nei processi produttivi e nei lavori domestici, pur
con i loro limiti, sono incontrovertibili.
La Convenzione sollecita gli Stati a fissare l'età minima
lavorativa e a prevedere una regolamentazione appropriata per
il lavoro, nonché pene e sanzioni per la mancata
applicazione.
Inoltre, ricordiamo che l'Unicef, e centinaia di
associazioni non governative e religiose, agiscono
giornalmente per aiutare tutti quei bambini del mondo che
vivono umiliandosi.
Negli ultimi anni i consumatori hanno assistito indignati
alle continue denunce provenienti dall'Italia e dall'estero
relative allo sfruttamento del lavoro dei bambini e al
disumano trattamento dei lavoratori adulti.
Oggi il cittadino consumatore sta diventando sempre più
consapevole e responsabile nei propri acquisti e vuole avere
in mano uno strumento chiaro e trasparente per poter scegliere
i propri consumi. Insomma, il consumatore non vuole diventare
inconsapevole responsabile dello sfruttamento del lavoro
minorile o delle disumane condizioni in cui vivono centinaia
di milioni di lavoratori.
In data 16 febbraio 1999 è stata inviata al Presidente
della Camera dei deputati una petizione popolare sottoscritta
da 160 mila persone, con la quale si richiede che il
Parlamento legiferi sulla istituzione di un'Autorità garante
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della qualità sociale dei prodotti al fine, tra l'altro, di
obbligare le imprese a fornire complete informazioni sul ciclo
produttivo e distributivo dei prodotti immessi sul mercato.
L'istituzione di un'Autorità garante della qualità sociale
dei prodotti deve garantire che i prodotti immessi sul mercato
siano stati ottenuti, in ogni fase della lavorazione, nel
rispetto dei fondamentali diritti umani, economici, sociali e
sindacali, indicati nelle Convenzioni internazionali
sottoscritte dall'Italia. L'Autorità avrà pieni poteri di
indagine in Italia, mentre all'estero si avvarrà dell'azione
investigativa di istituzioni internazionali competenti, di
sindacati, di organizzazioni non governative, di enti di
controllo indipendenti.
L'Autorità garante opererà in piena autonomia con
indipendenza di giudizio e di valutazione.
Le disposizioni recate dalla presente proposta di legge
possono sembrare insufficienti a cancellare gli abusi sui
minori, tuttavia rafforzeranno il lavoro fatto dalle
organizzazioni di solidarietà internazionale e dei
consumatori. Approvando la proposta di legge ognuno di noi
contribuirà politicamente a far scomparire questa schiavitù.
Questo è il senso della proposta di legge.
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