| Onorevoli Colleghi! - I grandi invalidi per servizio
istituzionale provenienti dalle Forze armate, dai Corpi
armati, dai Corpi militarmente ordinati e dal Corpo dei vigili
del fuoco, colpiti dalle più rilevanti menomazioni, dovrebbero
poter vivere serenamente le conseguenze del loro servizio
senza doversi porre assilli né economici, né assistenziali,
fruendo di assegni congrui in grado di garantire una completa
autonomia personale.
Questo oggi non avviene: il rapporto tra menomazioni ed
assegni risulta alterato, soprattutto a discapito delle
invalidità più rilevanti, quali la perdita anatomica o
funzionale dei quattro arti, la perdita anatomica o funzionale
di due arti in presenza di cecità bilaterale assoluta, la
perdita anatomica o funzionale dei due arti, la perdita
funzionale dei due arti inferiori con la compromissione degli
sfinteri ed, infine, i disturbi mentali gravi, tali da
richiedere una sorveglianza continua nonché tutte quelle
affezioni che impediscono al grande invalido di provvedere
senza aiuto agli atti quotidiani della vita; nei confronti
delle più rilevanti menomazioni permane una sperequazione non
ancora risolta, dipendente in parte da motivi di bilancio ed
in parte dalla tendenza a voler soddisfare più la quantità che
la qualità delle richieste.
Assegni per assistenza ed accompagnamento inadeguati alle
effettive necessità, restrizioni d'orario imposte al servizio
dell'accompagnatore militare ed, infine, la crescente
difficoltà a reperire militari di leva volontari ed idonei,
costituiscono elementi di grave disagio per i grandi invalidi
con le più rilevanti menomazioni. Oggi infatti, l'attribuzione
di due o tre accompagnatori militari, garantita per le
invalidità più rilevanti, viene intesa dal Ministero della
difesa limitatamente a giorni ed orari predefiniti (dal lunedì
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al giovedì, ore 08.00 - 17.30, il venerdì, ore 08.00 - 14.00
ed il sabato e la domenica, ore 08.30 - 09.30), per un totale
di 46 ore settimanali, prescindendo dalle peculiarità del tipo
di servizio, non secondaria quella di carattere temporale,
legata alla continuità E', ad esempio, indubitabile che
menomazioni, quali la perdita anatomica o funzionale dei
quattro arti od anche la cecità assoluta con mancanza di uno o
più arti, richiedano una costanza di aiuto per l'intero arco
delle ventiquattro ore, in determinate operazioni portata
anche da due persone; è altrettanto evidente che la normativa
vigente lascia vuoti considerevoli, soprattutto durante la
notte, le giornate festive e prefestive.
Il Parlamento già si è dato carico di questo problema,
istituendo, oltre all'indennità di assistenza e di
accompagnamento (testo unico approvato con decreto del
Presidente della Repubblica n. 915 del 1978, articolo 21),
anche un'indennità aggiuntiva per i grandi invalidi privi dei
quattro arti (articolo 8 della legge n. 656 del 1986),
fornendo, però, una risposta talmente insufficiente, da
considerarsi più un'indicazione di massima che una soluzione
definitiva.
Con la presentazione di proposte di legge tendenti alla
trasformazione del servizio militare di leva, da obbligatorio
in volontario, pare si debbano affrontare più che le carenze
del servizio rispetto alle necessità, le modalità d'intervento
con cui provvedere alla sua definitiva sostituzione, in
prospettiva alla scomparsa dell'incarico di accompagnatore
militare di grande invalido, attribuzione esclusiva dei
militari in servizio obbligatorio di leva.
Non è semplice, senza l'alternativa di un militare fornito
direttamente dal Ministero della difesa, garantire la continua
assistenza di cui necessitano soprattutto i grandi invalidi
privi di un minimo d'autonomia personale.
Poiché non sembra possibile ostacolare la tendenza alla
trasformazione del servizio militare di leva da obbligatorio
in volontario, è necessario adeguarsi, provvedendo per tempo a
risolvere le problematiche relative all'assistenza e
all'accompagnamento dei più gravi invalidi per causa di
servizio militare ed equiparato. L'unica alternativa
praticabile, per mantenere a questi soggetti una interrotta
capacità d'autonomia personale, è quella di fornirgli la
concreta possibilità di provvedere direttamente all'aiuto
continuo di cui necessitano, prendendo atto dell'opportunità
di intervenire mediante la corresponsione di un assegno
aggiuntivo mensile.
La presente proposta di legge, che intende sopperire alla
necessità dei più gravi invalidi, pur nella consapevolezza che
mai sarebbe possibile ottenere la perfezione assoluta in un
ambito così particolare e difficile, tende comunque ad offrire
una soluzione alternativa efficace, evitando a questo
personale così duramente provato altre implicazioni negative,
che potrebbero ripercuotersi sulle necessità di cura e sui
rapporti di relazione. Questa figura costituisce, infatti, non
soltanto un aiuto ed una assistenza indispensabili ai più
gravi, ma indirettamente anche una facilitazione economica non
secondaria, consentendo di fruire di accompagnatori sia negli
spostamenti sia durante i soggiorni fuori sede del grande
invalido, con tutte le facilitazioni previste per i militari
(viaggi, soggiorni in caserme, vitto presso mense ed
organizzazioni militari, eccetera); venendo meno tale apporto
si appesantisce l'onere che grava sul grande invalido. Sul
piano economico, infatti, al dipendente civile, durante i
viaggi che il grande invalido deve spesso sostenere per
sottoporsi a cure ed esami diagnostici, deve essere
corrisposta, oltre alle spese di viaggio e di soggiorno, anche
una diaria aggiuntiva, fino ad oggi a carico
dell'Amministrazione della difesa.
Viene proposta, pertanto, anche la concessione di una
indennità supplementare annua comprensiva di tutti gli assegni
accessori fruiti mensilmente, da corrispondere nel mese di
giugno, per consentire al grande invalido di sostenere durante
i propri spostamenti le spese necessarie per l'accompagnatore
o gli accompagnatori al seguito; oltre tutto il collegamento
dell'indennità agli assegni accessori rende l'intervento
proporzionale alle effettive necessità derivanti dalla
menomazione.
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