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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


70489
DDL6003-0002
Progetto di legge Camera n. 6003 - testo presentato - (DDL13-6003)
(suddiviso in 8 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
...C6003. TESTIPDL
...C6003.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC6003 ZZ13 ZZRL ZZPR
     Onorevoli Colleghi! - La nostra comunità nazionale,
  sensibile alle grandi questioni della pace nella sicurezza, ha
  maturato nella coscienza collettiva la consapevolezza della
  necessità che l'Italia partecipi alle iniziative che l'ONU, la
  NATO, l'Unione europea ed altre organizzazioni internazionali
  intraprendono per assicurare il mantenimento della convivenza
  tra i popoli.
     Nello scenario geo-politico internazionale si manifestano
  frequentamente contrapposizioni etniche, scontri per motivi
  religiosi ed ideologici e per condizioni di indigenza
  economico-sociale di talune popolazioni; non di rado fattori
  di instabilità traggono origine dall'egemonia di alcuni Paesi
  su altri.  Basterà tenere presente, ad esempio, il sanguinoso
  recente conflitto interetnico tra le popolazioni della vicina
  ex Jugoslavia e le sommosse popolari in Albania, solo per
  considerare alcune situazioni in aree di crisi geograficamente
  a noi vicine; ma anche in Paesi più lontani quali il Libano,
  il Sudan, il Kurdistan, il Mozambico, la Somalia, ed in altre
  regioni, le situazioni di conflittualità hanno indotto l'ONU
  ad intervenire più volte con il proposito di riportare la pace
  o di mantenere le condizioni di stabilità minacciate dai
  fattori cui si è fatto cenno.  Ciò è avvenuto con interventi
  militari multinazionali di " peace-keeping " e di
  " peace e forcing ".
     Sono state citate alcune delle aree geografiche e dei
  Paesi in cui l'Italia ha inviato propri militari per
  concorrere all'impiego di forze multinazionali, aderendo ad
  esplicite richieste dell'ONU o dell'Unione europea, avanzate
  in tale senso, ed a cui i nostri Governo ed il Parlamento
  italiano hanno dato adesione per onorare concretamente la
  nostra presenza nelle iniziative internazionali volte a
  favorire la pace tra i popoli.
     Ricordiamo la partecipazione della Forza militare italiana
  in Libano dal 1982 al 1984, di nostri contingenti militari
 
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  impiegati in Somalia dapprima negli anni 1950-1960, quale
  Corpo di sicurezza, al termine del mandato fiduciario, e
  successivamente nell'"operazione Somalia" negli anni dal 1992
  al 1995 nel contesto della " Restore Hope " e delle
  missioni " Uniso II " e " United Shield "; così come è
  avvenuto in Mozambico dal 1992 al 1994, ove reparti militari
  italiani hanno partecipato alla missione ONUMOZ ed in
  Kurdistan nel contesto dell'operazione Airone avvenuta nel
  1991.
     Anche altri interventi sono avvenuti prima e dopo tali
  periodi con operazioni denominate "GOLFO 2", "LOCUSTA",
  eccetera, che hanno visto la presenza di personale delle
  nostre Forze armate in Iraq e nell'operazione "SALAM" in
  Pakistan dal 1989 al 1990.
     Lungo sarebbe l'elenco completo delle missioni e delle
  operazioni di pace cui hanno preso parte militari appartenenti
  all'Esercito, alla Marina ed all'Aeronautica militare
  italiani.
     Ci limiteremo a citare solo alcuni altri Paesi siti in
  diversi continenti di cui forse si è persa memoria anche
  perché sono stati eventi che i nostri organi di informazione
  hanno trascurato, e nei quali vi è stata la presenza dei
  nostri militari:  Albania, Angola, Cambogia, Cipro, Congo, el
  Salvador, Guatemala, Yemen, Kuwait, eccetera.
     Ma per concludere questa sommaria e parziale rassegna di
  citazioni in cui i nostri soldati sono stati protagonisti ed
  operatori di pace, ricordiamo quale esempio eclatante
  dell'impegno a favore della convivenza tra popolazioni
  diverse, gli ufficiali e i sottufficiali che, disarmati, con
  indosso solo la tuta bianca ed il bracciale blu a 12 stelle
  d'oro, simbolo dell'Unione europea, hanno operato dal 1991 al
  1995 in varie zone della ex Jugoslavia in qualità di
  "osservatori".  Trattasi infatti di componenti della
  " European Community Monitor Mission " (ECMM) che
  vigilavano sulle fragili, momentanee tregue locali tra le
  fazioni in lotta, ispezionavano i depositi di materiali ed
  armamenti dei contendenti, guidavano le colonne di soccorso
  umanitario, eccetera.  Ad essi, come agli altri, nessun
  riconoscimento concreto è stato concesso per la loro
  silenziosa e meritoria opera, piena di rischi, così come era
  loro richiesto.
     Sono attività di intervento per la pace che, come è
  avvenuto nel passato, saranno ragionevolmente, altrettanto
  necessarie anche nel futuro.
     E' questo anche il proposito dell'Unione europea a cui
  apparteniamo: assicurare la pace e la sicurezza nelle varie
  aree geografiche, almeno in quelle a noi più vicine, senza le
  quali anche lo sviluppo economico e sociale delle nazioni
  aderenti all'Unione risulterebbe minacciato.
     E' questo il senso della costituzione del Comando EUROFOR,
  forza militare integrata europea di intervento rapido
  costituita da uno stato maggiore multinazionale con una
  riserva di forze "su chiamata".  Vi hanno aderito l'Italia, la
  Francia, la Spagna ed il Portogallo al fine di assolvere a
  missioni umanitarie, di mantenimento della pace od anche, se
  necessario, di imposizione della pace nel quadro della
  gestione delle crisi.
     L'ampia casistica di impieghi di militari delle nostre
  Forze armate in varie "zone di intervento", tutti
  riconducibili al medesimo fine di salvaguardia della pace e
  della sicurezza, ha indotto il Ministero della difesa a
  raggruppare le varie missioni e le molteplici utilizzazioni di
  contingenti militari italiani all'estero in una unica
  determinazione ministeriale finalizzata alla concessione per
  essi dei benefìci combattentistici (la n. 111/00609/1208 del
  15 marzo 1996 del Capo di stato maggiore della difesa,
  richiamata dalla circolare n. 00/2/2685 del 28 maggio 1996 il
  cui oggetto è l'"estensione al personale militare in servizio
  per conto dell'ONU in zone di intervento dei benefìci
  combattentistici").  In essa si sono fatti ricadere sia i casi
  di impiego avvenuti sotto l'egida dell'ONU, come recita il
  titolo della determinazione, sia altri, come è il caso della
  missione ECMM nella ex Jugoslavia, già ricordata, realizzata
  per volere dell'Unione europea in modo indipendente
  dall'ONU.
     Ciò comporta, in questo secondo caso, sul piano pratico,
  che agli interessati non sia possibile attribuire una corretta
  variazione matricolare che faccia esplicito riferimento
 
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  all'impiego avvenuto in zone di intervento nella ex Jugoslavia
  per conto dell'Unione europea, in quanto il titolo della
  determinazione adottata fa riferimento solo ad interventi
  ONU.
     Occorre quindi porre ordine nella materia in esame con una
  norma che non sia vincolata all'unico caso previsto di impiego
  all'estero per conto dell'ONU, perché la casistica, come
  ricordato prima, è certamente più ampia e in virtù di una
  politica unitaria europea lo sarà ancor più in futuro.
     E' necessaria quindi una formulazione di legge che sia di
  portata generale, quale quella che viene proposta con la
  presente proposta di legge all'approvazione del Parlamento,
  tale da sanare le incongruenze illustrate.
     Inoltre occorre dare sostanza alla concessione dei
  benefìci combattentistici, richiamati dalla citata
  determinazione ministeriale, mediante l'aumento, ai soli fini
  pensionistici, di due terzi del tempo trascorso nelle "zone di
  intervento" definite dalla competenti autorità ministeriali.
  Ciò, è bene sottolinearlo, non comporta aggravio di spesa di
  bilancio, non essendovi esborsi immediati, anzi chi ha titolo
  al beneficio e convenienza a richiederlo deve versare in
  proprio, all'Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti
  dell'amministazione pubblica (INPDAP) somme di danaro in
  misura proporzionale al tempo riscattabile.
     E' opportuno evidenziare che analoghi benefìci vengano già
  corrisposti al personale dell'Amministrazione degli affari
  esteri che presta servizio in "sedi disagiate" e
  "particolarmente disagiate" con aumento, ai fini
  pensionistici, di metà e di due terzi rispettivamente dei
  periodi trascorsi in tali sedi, e che il provvedimento è stato
  esteso in questi casi anche ai dipendenti militari dello Stato
  che prestano analoghi servizi nelle sedi disagiate, così come
  prevede l'articolo 20 del testo unico approvato con decreto
  del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1092.
     Altresì gli stessi benefìci sono goduti da chi ha
  partecipato ad attività di "cooperazione tecnica con i Paesi
  in via di sviluppo" in ottemperanza all'articolo 20, secondo
  comma, della legge 15 dicembre 1971, n. 1222.
     Con questi riferimenti a benefìci già da tempo concessi ad
  altre categorie di pubblici dipendenti, non si intende porre a
  raffronto tra loro impegni che sono diversi per natura, durata
  e portata per coloro che già ne godono, con quelli per i quali
  se ne chiede l'estensione; si pone solo in evidenza che il
  provvedimento proposto a favore dei militari destinati ad
  operare momentaneamente in "zone di intervento" ha
  significative analogie con altri casi già positivamente
  ridotti in precedenza e che esso si colloca, pertanto, in
  linea con quanto il legislatore ha già riconosciuto valido e
  che ha già conferito.
     Concedere modesti benefìci ai militari, che peraltro se ne
  accollano gli oneri economici mediante riscatto, è un giusto
  atto di riconoscimento ad essi che, privi di rappresentanze
  sindacali, non possono avere che giuste considerazioni in
  ambito politico.
     Ricordiamoci, onorevoli Colleghi, che i militari, a
  richiesta delle autorità, pongono a repentaglio la propria
  vita con prontezza operativa, lontano dalla Patria, in nome di
  una solidarietà che trova la motivazione più nobile nella
  difesa del bene prezioso della pace a cui tutti siamo
  interessati.
     Pertanto si chiede agli onorevoli Colleghi di accogliere
  positivamente la presente proposta di legge.
     Ci pare, questa misura, nei drammatici frangenti della
  guerra dei Balcani, la migliore riprova dell'attenzione e
  della vocazione per la pace che il popolo italiano esprime,
  tramite l'opera civile e meritoria dei propri volontari e dei
  militari, mirabilmente operosi nei campi di raccolta dei
  rifugiati dal Kosovo.
     Se proprio in queste ore, il Presidente degli Stati Uniti
  Clinton ha promesso ai propri militari un piano di organiche
  iniziative di detassazione a riconoscimento dei loro meriti
  verso la Nazione, crediamo che la proposta di legge sia
  urgente e doverosa come riconoscimento verso i nostri militari
  impegnati "in prima linea" per la pace.
 
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