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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


70581
DDL6018-0002
Progetto di legge Camera n. 6018 - testo presentato - (DDL13-6018)
(suddiviso in 23 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
...C6018. TESTIPDL
...C6018.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC6018 ZZ13 ZZRL ZZPR
     Onorevoli Colleghi! - Se i Governi in tutti i
  continenti esprimono allarme per la crescente ampiezza del
  fenomeno "rifugiati e immigrazione" - più di 15 milioni i
  rifugiati secondo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per
  i rifugiati (UNHCR) ed oltre 30 milioni di immigrati
  clandestini secondo quanto stimato dall'Organizzazione
  internazionale del lavoro (OIL) - e per i costi che il
  fenomeno impone loro - parecchie centinaia di milioni di
  dollari per Paese -, non si può ignorare quanto affermato a
  suo tempo dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i
  rifugiati, la signora Sadako Ogata: "Una delle sfide più
  impegnative del XXI secolo consisterà nel far sì che i popoli,
  in ogni parte del mondo, godano della sicurezza e della
  libertà: sicurezza dai conflitti armati, dalla violenza, dalle
  violazioni dei diritti umani e dalla povertà; e libertà di
  realizzare le proprie potenzialità, di partecipare al governo
  del proprio Paese, e di esprimere la propria identità
  individuale e collettiva (...).  Nella nostra azione a favore
  delle popolazioni esuli e in pericolo, va scrupolosamente
  rispettato il diritto di chiedere asilo in un altro Stato.  Nel
  contempo, tuttavia, occorre un impegno ancora maggiore per
  garantire che le persone possano vivere in sicurezza e senza
  eccessive difficoltà nel proprio Paese di origine.  Nessuno
  dovrebbe essere costretto a diventare rifugiato per
  sopravvivere".
     Purtroppo, infatti, è sotto gli occhi di ognuno di noi che
  i conflitti internazionali e le guerre civili ed
  inter-etniche, non sono in diminuzione, e che a tali conflitti
  si aggiungono forme di violento fondamentalismo e l'esistenza
 
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  di governi non democratici che drammaticamente aumentano la
  possibilità che i diritti fondamentali naturali dell'uomo
  vengano ignorati o calpestati.
     Tuttavia se in tema di rispetto dei diritti umani le
  democrazie occidentali hanno fatto molto sul piano teorico -
  Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, Carta europea
  dei diritti dell'uomo - sul piano pratico sovente accade che,
  in maniera ipocrita, gravi violazioni dei diritti umani
  vengano tollerate dai Capi di Stato o di Governo per interessi
  prettamente economici (la guerra può essere anche utilizzata
  realisticamente per dare lavoro a persone e ad aziende in fase
  di ricostruzione del Paese danneggiato, per sviare
  l'attenzione da altri problemi o per fare accettare come
  ineluttabile una data situazione - immigrazione) con
  l' escusatio  del superiore interesse nazionale o
  dell'opportunità di collaborare con quel Paese nel processo
  della sua evoluzione democratica.
     Tale situazione di violazione del rispetto dei diritti
  umani più volte ribadita a livello internazionale dalle
  Nazioni Unite - ad esempio la Conferenza mondiale delle
  Nazioni Unite sui diritti umani (25 giugno 1993) - è stata una
  delle motivazioni che nel 1998 ha portato i plenipotenziari
  delle Nazioni Unite a riunirsi a Roma per l'istituzione di un
  Tribunale penale internazionale.
     Questo importante incontro al quale hanno partecipato
  oltre 176 Stati è risultato interessante anche per comprendere
  come va il mondo in quanto ha registrato la presenza, proprio
  perché le Nazioni Unite sono un'organizzazione di Stati che
  vive con le donazioni degli Stati membri, di Paesi nei quali i
  diritti umani o delle minoranze non sono rispettati, Paesi che
  tuttavia nel loro discorso di apertura non hanno mancato di
  celebrare l'importanza di garantire il rispetto dei diritti
  umani.
     Le organizzazioni non governative risultano essere le più
  attive nel denunciare questa non superata situazione di
  violazione dei diritti umani in molte parti del pianeta.  Si
  tratta di organizzazioni che spesso, e crediamo giustamente,
  criticano la vaghezza delle discussioni intergovernative,
  l'assenza di decise condanne e la mancanza di concrete
  decisioni.
     La presente proposta di legge si inserisce nell'attuale
  dibattito parlamentare sulla concessione del diritto di asilo,
  dibattito che a sua volta si colloca per i suoi contenuti in
  un ambito di discussione più articolato che impegna il
  Parlamento da oltre un anno e che comprende la legge
  sull'ingresso e sul soggiorno dei cittadini stranieri nel
  territorio nazionale, i vari provvedimenti, più volte
  corretti, sulle quote annuali di ingresso per lavoro, e la
  proposta di legge in materia di libertà religiosa.
     Anche il diritto di asilo è infatti un provvedimento che
  riguarda i cittadini stranieri, e pur nella giusta necessità
  di disciplinare il diritto di asilo e lo  status  di
  rifugiato, ciò che preoccupa è che le scelte del Governo, in
  un Paese che al momento non è in grado di soddisfare i bisogni
  primari dei suoi cittadini - occupazione, alloggio, servizi
  sociali - possano essere causa di nuove forme di tensione e di
  insicurezza sociale, ovvero che il diritto di asilo possa
  diventare uno strumento aggiuntivo per allargare ulteriormente
  le già larghe maglie dell'ingresso e del soggiorno nel
  territorio nazionale di persone che vi hanno fatto ingresso
  illegalmente.
     Preoccupa che il fenomeno del diritto di asilo si possa
  trasformare da dolorosa situazione umana, in legittimazione
  delle passate immigrazioni illegali e mezzo per l'ingresso di
  ulteriori migliaia di cittadini stranieri, potenziali
  richiedenti asilo, che aggirano in tale modo le poche
  restrizioni all'immigrazione.  Stranieri provenienti da Paesi a
  reddito basso o medio che, non essendo in regola con le norme
  sull'ingresso ed il soggiorno, ricorrono all'immigrazione
  clandestina per soggiornare nello Stato prescelto e che nel
  momento in cui questa possibilità è difficile da attuare
  ricorrono alla possibilità di vedersi riconosciuto il diritto
  di asilo.
     Non è da dimenticare il dato reale che molte immigrazioni
  sono favorite od agevolate dai Paesi all'origine di tali
  fenomeni, che utilizzano tale strumento per liberarsi di
  persone indesiderate, per diminuire scontri sociali, come
 
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  valvola di sfogo all'aumento della popolazione e alla mancanza
  di garanzie sociali ed economiche per i loro cittadini, per
  barattare uno  stop  momentaneo all'emigrazione di massa
  con sostanziosi aiuti economici.
     Dalle proposte del Governo non si evincono modalità che
  permettano di distinguere i potenziali rifugiati da quei
  migranti economici che utilizzano appunto il canale dell'asilo
  come espediente per entrare nel Paese prescelto.  Ciò non
  significa negare ad una persona il diritto di vivere e di
  vivere meglio, ma significa che vi deve essere la certezza che
  esistono delle regole e che queste devono essere applicate e
  rispettate.
     Ciò che ulteriormente preoccupa è che di tali
  provvedimenti che tutelano e sanano fenomeni di dichiarata
  illegalità beneficiano in maniera massiccia anche la piccola e
  la grande criminalità organizzata che, come è possibile
  riscontrare nei rapporti del Ministero dell'interno, dell'Arma
  dei carabinieri, del Corpo della guardia di finanza, si
  diffondono e prosperano.
     Vi è la necessità di intervenire con decisione e fermezza
  verso quegli evidenti comportamenti di illegalità che
  indiscutibilmente sono la causa da un lato dell'aumento della
  criminalità nel Paese e dall'altro di quei sentimenti di
  crescente avversione dell'opinione pubblica verso l'immigrato
  che è ora oggetto dell'ingiusta equazione generalizzata:
  straniero = persona pericolosa o di disturbo sociale.
     Inoltre non paiono essere considerate dal Governo le
  problematiche sociali, culturali, religiose connesse
  all'immigrazione di massa, quali ad esempio, considerando i
  Paesi di origine della maggioranza dei cittadini stranieri:
         a)  il ruolo della donna nella società islamica e
  la discriminazione di cui è oggetto dalla nascita, quali anche
  le pericolose pratiche in uso alle quali è soggetta, ad
  esempio l'infibulazione;
         b)  i rapporti tra religione e Stato, dove la
  religione per il musulmano è sopra lo Stato e permea lo
  Stato.
     E' inoltre nell'interesse non solamente della
  collettività, ma anche dei rifugiati e del cittadino straniero
  in generale, che il Governo distingua nettamente coloro che
  necessitano di protezione dalle altre categorie di migranti, e
  ponga fine alle periodiche sanatorie che, regolarizzando la
  situazione di soggiornanti senza titolo, costituiscono un
  ulteriore elemento di attrazione della migrazione clandestina.
  Occorre evidenziare il ruolo di una politica che manifesta il
  non rispetto di alcuni accordi internazionali sottoscritti
  dall'Italia e che partecipa alla crescente intolleranza da
  parte di molte comunità locali verso il cittadino
  straniero.
     Come ha affermato il direttore generale
  dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM):
  "Non è forse tempo di porre l'accento sulle ragioni per cui
  tante persone chiedono asilo, molte delle quali presentano una
  domanda pur sapendo benissimo di non avere diritto all'asilo?
  Non è forse tempo di riconoscere che questo enorme numero di
  domande d'asilo infondate riflette, in gran parte, l'assenza
  di altre misure per fronteggiare le pressioni migratorie?  Non
  è tempo infine di intervenire a monte dei problemi?".
     E' necessario insomma ripensare al modo di gestire i
  rapporti tra Paesi non industrializzati e Paesi
  industrializzati, meta di migliaia di migranti clandestini e
  di migliaia di richiedenti asilo.  Paesi questi ultimi che
  mettono a bilancio miliardi di dollari per la sorveglianza
  delle frontiere, per le procedure di asilo, per gli interventi
  di natura assistenziale, per i centri di accoglienza, ma che
  sono in via di massima completamente disinteressati a
  realizzare lo sviluppo dei Paesi ad economia debole o a varare
  azioni anche di natura economica oltre che politica che
  spronino l'effettivo riconoscimento dei diritti umani nei
  Paesi che sono all'origine di più consistenti fenomeni di
  emigrazione, qualora questi Paesi siano funzionali a
  realizzare profitti economici di enti o soggetti privati o
  pubblici.  Ma in una società a villaggio globale quali sono le
  conseguenze di questo agire?  Sono una crescita esponenziale di
 
                               Pag. 4
 
  problemi che ricadono sulla generalità dei cittadini, ma non
  su tutti.
     La politica attuata in materia di immigrazione, quindi,
  deve andare oltre le tradizionali misure di carattere
  umanitario sino ad ora varate, in modo che la gestione delle
  politiche migratorie venga ad essere parte integrante degli
  obiettivi economici, politici e di sicurezza dei vari Paesi.
  Un'effettiva gestione delle migrazioni richiede infatti una
  visione a lungo termine, con un atteggiamento politico attivo
  attraverso soprattutto quegli interventi decentrati  in loco
  che siano funzionali ad una diminuzione al fenomeno delle
  ondate migratorie incontrollate, attraverso una soluzione di
  quei problemi sociali ed economici che sono la causa
  principale delle migrazioni clandestine e delle richieste di
  asilo: scarse opportunità di lavoro, bassa qualità della vita,
  mancanza di democrazia.
 
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