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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


70636
DDL6027-0002
Progetto di legge Camera n. 6027 - testo presentato - (DDL13-6027)
(suddiviso in 11 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
...C6027. TESTIPDL
...C6027.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC6027 ZZ13 ZZRL ZZPR
     Onorevoli Colleghi! - L'industria della comunicazione e
  dello spettacolo ha da tempo superato, nei Paesi più
  industrializzati, come fatturato e come importanza generale,
  altre industrie importanti come quelle del turismo e
  dell'automobile.  L'asse portante di tale industria è
  costituito dalla musica popolare contemporanea, caratterizzata
  da una molteplicità di espressioni musicali la cui somma
  costituisce almeno il 90 per cento del movimento economico e
  culturale dell'intero settore.  Un fenomeno presente anche in
  Italia come testimonia ogni anno il bilancio della Società
  italiana degli autori ed editori (SIAE).
     Negli altri Paesi d'Europa e del centro e nord America,
  dopo aver preso coscienza dell'importanza economica e
  culturale di tale fenomeno, si sono elaborate strategie di
  mercato e politiche di orientamento culturale.  L'esempio più
  eclatante è costituito dall'Inghilterra che, dopo aver
  pareggiato a suo tempo la bilancia dei pagamenti tramite il
  fenomeno dei Beatles, ancora oggi domina il mercato mondiale
  del settore, anche e soprattutto attraverso gli indotti
  (strumenti musicali, strumenti elettrici ed elettronici di
  registrazione, amplificazione, informatizzazione,
  luminotecnica, video-discografia, ma anche con influenze sulla
  moda, sull'abbigliamento, sulle abitudini e sugli orientamenti
  sociali).
     L'Italia ha invece privilegiato fino ad oggi una politica
  tesa a preservare e a valorizzare il grandissimo patrimonio
  musicale del passato, trascurando però di governare le mode e
  i fenomeni musicali del presente.  I  mass-media  hanno
  fatto il resto.  Oggi siamo fatti oggetto di una vera e propria
  colonizzazione che influenza i costumi e gli orientamenti
 
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  giovanili, condiziona il mercato interno anche in merito agli
  indotti, provoca emorragia valutaria verso l'estero in diritti
  d'autore e rischia di cancellare le nostre tradizioni ed il
  nostro patrimonio culturale.
     Inoltre, le nostre case discografiche ed editoriali più
  importanti sono state assorbite dalle multinazionali e la
  professione di musicista sta progressivamente scomparendo per
  l'impossibilità di lavorare con dignità, rispetto e sicurezza
  economica e normativa.
     Diventa quindi indispensabile occuparsi oggi in maniera
  compiuta di questo settore, individuando strategie atte a
  renderci competitivi sul mercato internazionale, a valorizzare
  e a promuovere nuovi artisti, ad indirizzare al meglio su basi
  culturali e artistiche di valore la nostra produzione e a
  tutelare adeguatamente il lavoro dei nostri autori e dei
  nostri operatori.  Una necessità che non può diventare
  operativa senza adeguati ed aggiornati strumenti
  legislativi.
  La tutela dei lavoratori del settore.
     In tutta la legislazione internazionale il lavoratore
  dello spettacolo è inquadrato come un lavoratore atipico, in
  parte autonomo perché svolge attività creativa, in parte
  subordinato perché la sua attività si svolge quasi
  esclusivamente in luoghi appartenenti ad imprenditori pubblici
  o privati, dotati di un potere contrattuale prevaricante e
  condizionante.
     Anche il nostro ordinamento giuridico si è preoccupato, in
  origine, di tutelare il lavoratore dello spettacolo secondo le
  caratteristiche atipiche del suo lavoro; istituendo l'ufficio
  speciale di collocamento per i lavoratori dello spettacolo,
  l'Ente nazionale di previdenza e di assistenza per i
  lavoratori dello spettacolo (ENPALS) e l'istituto della
  "scrittura", ovvero di un contratto d'ingaggio atipico, che
  non rientra tra i contratti a tempo determinato né tra quelli
  a tempo indeterminato, che non rientra tra i contratti di
  lavoro autonomo né tra quelli di lavoro subordinato.
     Purtroppo, con il passare degli anni la  ratio
  originale dei provvedimenti legislativi è stata dimenticata.  I
  provvedimenti successivi hanno tentato di omologare una
  categoria atipica alle altre consuete senza riuscirci.  Il
  risultato è stato lo sviluppo di una prassi normativa confusa,
  contraddittoria, spesso iniqua ed inapplicabile, favorendo
  vistosamente e sistematicamente il lavoro nero, il caporalato
  più deteriore e lo sfruttamento degli artisti e dei lavoratori
  del settore.  Una situazione che riguarda almeno 150 mila
  operatori (forse 200 mila), costretti a subire gli oneri dei
  lavoratori dipendenti unitamente a quelli dei lavoratori
  autonomi senza poter accedere alle forme di tutela e ai
  benefìci degli uni o degli altri.  Una situazione ancora una
  volta reiterata dall'ultima legge finanziaria, che divide i
  lavoratori con l'accetta, da una parte gli autonomi e
  dall'altra i subordinati, senza prevedere particolari
  provvedimenti per i cosiddetti "parasubordinati o autonomi
  subordinati".
     Per poter tutelare e rilanciare la musica popolare in
  Italia occorre in primo luogo tutelare il lavoro del
  musicista, sia sul piano normativo sia sul piano
  occupazionale, sia sul piano della qualificazione
  professionale, un concetto che occorre estendere anche alle
  nuove figure professionali che l'industria culturale ha fatto
  emergere in questi ultimi anni.
     Le nuove norme, proposte attraverso la presente proposta
  di legge, secondo gli studi da noi effettuati, avranno il
  potere di regolarizzare almeno 150 mila lavoratori precari,
  creare 30 mila nuovi posti di lavoro, incentivare
  l'organizzazione di almeno 18 mila concerti alla settimana dal
  vivo, rilanciare la produzione musicale italiana, facendo nel
  contempo confluire nelle "casse" dello Stato almeno 1.000
  miliardi di lire nette ogni anno.
  Le agenzie di spettacolo e di produzione.
     L'Italia è l'unico Paese in cui il ruolo dell'agente o del
  produttore non è regolamentato, è tollerato e viene
  considerato ai margini della legge.  Il collocamento nello
 
                               Pag. 3
 
  spettacolo è ufficialmente demandato ad un ufficio speciale
  istituito secondo le esigenze degli enti lirici, della RAI e
  di Cinecittà.  A tale scopo è collocato solamente a Roma, a
  Milano, a Napoli e a Palermo, lasciando scoperto il resto del
  territorio nazionale.  L'ufficio è diretta emanazione del
  Ministero del lavoro e della previdenza sociale, ma non
  possiede né le professionalità, né l'organizzazione per
  rispondere alle esigenze del settore.  Il risultato è il
  sistematico scavalcamento e la vanificazione dell'ufficio
  stesso e l'affermarsi del collocamento privato semiclandestino
  con caratteristiche sempre più di vero e proprio caporalato e
  di sfruttamento dei lavoratori, come l'ultima più recente
  vicenda della danza negli spettacoli prodotti dalla RAI e
  dalla Fininvest ha ampiamente dimostrato.
     E' indispensabile quindi regolamentare di nuovo tutta
  l'attività del collocamento nello spettacolo, legalizzando
  l'attività delle agenzie ma, nel contempo, portandole sotto il
  controllo rigido del Ministero del lavoro e della previdenza
  sociale, riqualificando in tale senso il ruolo dell'ufficio
  speciale.
     Un provvedimento in tale senso, previsto dalla presente
  proposta di legge, ha il potere di risolvere una situazione
  contingente, nel rispetto delle disposizioni vigenti in
  materia di collocamento.
  La copertura finanziaria.
     Essa è garantita soprattutto dal recupero degli
  adempimenti previsti in merito al venire meno delle condizioni
  che favoriscono il lavoro nero.  Come già sottolineato, si
  prevede in merito un introito netto di almeno 1.000 miliardi
  di lire ogni anno.
 
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