| Onorevoli Colleghi! - Si è rilevato che negli ultimi
anni alcuni fattori, quali l'accresciuto livello della domanda
dei servizi di sorveglianza e della custodia del patrimonio,
la progressiva diversificazione delle esigenze della
committenza e la possibilità di accedere a tecnologie sempre
più avanzate abbiano determinato una rapida evoluzione del
settore della vigilanza privata.
Ciò ha portato ad una profonda trasformazione della
struttura degli istituti di vigilanza i quali hanno, via via,
acquisito i connotati di imprese dalle crescenti dimensioni,
che richiedono il ricorso a formule organizzative più
complesse e l'investimento di ingenti capitali.
Queste circostanze hanno evidentemente portato anche un
mutamento nelle dinamiche del mercato verso le quali abbiamo
ritenuto di dover rivolgere la nostra attenzione consapevoli
che tale settore comporta inevitabili implicazioni anche in
materia di sicurezza pubblica.
In questa prospettiva si è verificato che esistono centri
di interesse economico cui fanno capo più istituti di
vigilanza, i quali apparentemente si presentano come entità
distinte avendo come titolari delle licenze di cui
all'articolo 134 del testo unico delle leggi di pubblica
sicurezza, approvato con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773,
diverse persone fisiche. Tali soggetti, anche se sotto un
profilo strettamente giuridico sono dotati dei poteri di
legale rappresentanza, in realtà pongono in essere una sorta
di interposizione fittizia di persona costituendo vere e
proprie situazioni di monopolio e condizionando negativamente
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il mercato dei servizi di vigilanza privata con inevitabili
effetti distorsivi della libera concorrenza.
La gravità di tale situazione è dimostrata anche dal fatto
che il Ministero dell'interno il 28 settembre 1998 ha emanato
la circolare n. 559/C.314.10089.D(7) recante "Situazioni di
monopolio della vigilanza privata" - pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale n. 248 del 23 ottobre 1998 - con la
quale ha disposto l'avvio di una indagine (che avrebbe dovuto
concludersi entro il 31 dicembre 1998) da esperire a cura
delle prefetture, tesa a ricostruire i rapporti intercorrenti
tra gli istituti di vigilanza operanti nelle varie province,
con particolare riferimento agli assetti proprietari,
verificando nel contempo se i singoli istituti sono
controllati da altro soggetto giuridico che si propone sul
mercato come unico gruppo di imprese.
A norma della sopra citata circolare al termine
dell'indagine i prefetti hanno dovuto inviare al Ministro
dell'interno un rapporto sull'esito degli accertamenti
esperiti indicando nel dettaglio l'eventuale esistenza di
situazioni che risultano restrittive della concorrenza al fine
di garantire giusti interventi per la loro eliminazione.
Ad oggi, nonostante l'avvio dell'indagine, non si è ancora
a conoscenza dei risultati ottenuti e soprattutto non si
conoscono ancora quali iniziative verranno assunte per
garantire un equo esercizio dell'attività di vigilanza privata
a totale discapito della sicurezza.
Ciò dimostra la necessità di un urgente intervento da
parte del legislatore il quale ha il dovere di offrire una
precisa regolamentazione, peraltro da tempo auspicata,
dell'attività dei corpi di vigilanza privata e delle guardie
particolari giurate al fine di garantire una corretta attività
in un settore così delicato.
Ed è proprio in tale prospettiva che la presente proposta
di legge disciplina l'attività dei corpi di vigilanza privata
e delle guardie giurate stabilendone competenze e requisiti e
prevedendo una dettagliata regolamentazione al fine di rendere
facilmente esercitabili queste attività che possono realmente
offrire un contributo alla sicurezza pubblica.
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