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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


71093
DDL6070-0002
Relazione Camera n. 6070-A bis - di minoranza - (DDL13-6070-A-bis)
(suddiviso in 5 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.2 dello stampato)
...C6070Abis. TESTIPDL
...C6070Abis.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNAVA ZZMIN2 ZZDDLC6070A2 ZZ13 ZZRL ZZMI
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     Onorevoli Colleghi! - Le esposizioni internazionali
  nacquero nel secolo scorso come momento di incontro di persone
  e Paesi ed occasione di propaganda per il rispettivo progresso
  nel settore tecnologico.  Erano figlie della cultura
  illuministica e della concezione teleologica della storia,
  dominante nella cultura dell'epoca, finalizzata al progresso
  materiale.  Svolsero, sul piano internazionale, una delle
  funzioni fino allora prerogativa delle grandi fiere di città:
  quella di far conoscere al pubblico più ampio possibile ciò
  che vi era di nuovo.
     In realtà, le esposizioni universali, a differenza delle
  fiere, erano prive (e lo sono tuttora) del momento commerciale
  e servivano soprattutto come occasione dì politica estera di
  potenza attraverso l'esaltazione dei risultati ottenuti.  Le
  difficoltà di spostamento per le grandi masse, l'impossibilità
  di avere contatti attraverso immagini, l'estrema disparità nel
  mondo di allora di stili e livelli di vita facevano di queste
  esposizioni internazionali un luogo unico per la comunicazione
  di grande portata e per verificare l'umano "stato
  dell'arte".
      Man mano che è venuto aumentando il numero dì persone in
  viaggio che gli spostamenti sono diventati sempre più veloci,
  che la radio, la televisione, i computers, ed infine Internet,
  hanno facilitato gli scambi di conoscenze e di informazioni,
  la necessità di una esposizione internazionale per presentare
  la propria immagine di Paese e le proprie creazioni o
  innovazioni comincia ad affievolirsi.  Anche le fiere di
  settore, oramai sempre più numerose e specializzate,
  contribuiscono a diminuire l'interesse al la partecipazione al
  l'Expo per la maggior parte dei soggetti economici più
  importanti.
     Lo stesso Commissario nominato, ad una domanda durante
  un'audizione informale in Commissione, a proposito del
  possibile parziale rientro delle spese attraverso il pagamento
  della partecipazione di grandi gruppi italiani al padiglione,
  ha dichiarato che Fiat, Eni, Enel, eccetera, hanno dimostrato
  ristrettezze di budget e, implicitamente, uno scarso
  interesse.
     E' chiaro che la mancata partecipazione di imprese che
  meglio e più diffusamente nel mondo rappresentano l'immagine
  del nostro Paese è sintomo evidente di quanta poca
  considerazione abbia l'Expo anche presso le realtà industriali
  che contano.
     D'altra parte, lo stesso Commissario nominato, in una
  relazione fatta pervenire alla Commissione, dopo una prima
  riduzione, da parte del Senato, dello stanziamento previsto da
  45 miliardi a 37, dichiara che scopo della partecipazione
  dell'Italia all'Expo sarebbe: "... presentare i momenti
  salienti in cui la ricerca e la cultura dell'Italia si sono
  poste come punto di riferimento per la cultura mondiale...
  l'impianto espositivo sarà, in conseguenza, una sintesi
  dialettica tra elementi del passato, del presente e del
  futuro, ricompresi in una chiave unitaria, quella di un
  organico progetto culturale.
     Il riferimento sarà alla tradizione del Rinascimento
  italiano..."
     Cose ed obbiettivi che, salvo smentita, sarebbero
  istituzionalmente in carico ai numerosi Istituti italiani di
  cultura disseminati per il mondo.
     Purtroppo, per ottenere questi obbiettivi, gli Istituti di
  cultura hanno un budget operativo di circa 20 miliardi, per
  tutte le sedi, in tutto il mondo.
     Ora, con questo provvedimento, il Governo propone di
  spendere ben 37 miliardi per una manifestazione che durerà
  solo 5 mesi in un solo punto del mondo, tra l'altro a noi
  vicino e membro della "nostra" Unione Europea.  Lo stesso
  Commissario nominato prevede un numero di visitatori che,
 
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  nella più ottimistica delle previsioni, non sarà superiore ai
  3 milioni.  Quanti di questi 3 milioni saranno cittadini
  extraeuropei?  Quanti di costoro vedranno ad Hannover, per la
  prima volta, l'immagine odierna dell'Italia?  O quanti invece,
  pur visitando il padiglione, in mezzo a quello, almeno
  altrettanto imponente, di altri Paesi, non si troveranno di
  fronte un'Italia già ampiamente conosciuta?
     In altre parole, se vogliamo essere franchi, la funzione
  di promozione dell'immagine durante questa Esposizione potrà,
  al massimo, toccare 2/300.000 persone.  Ciò significa un "costo
  per contatto" di lire 185/123.000.
     Queste cifre parlano da sole.
     Per questo motivo proponiamo una cifra di spesa che non
  sia superiore ai 20 miliardi, arrivando così, almeno, a
  dimezzare il danno.
     Ma, se tutto si limitasse ad una sciagurata ed improvvida
  scelta di spesa del Ministro Dini, non vorremmo essere noi ad
  infierire, ben sapendo come il Ministro Dini stesso già in
  altre occasioni subisca, ai danni del suo bilancio, voci di
  spesa tutt'altro che ben motivate (vedi ad esempio l'Istituto
  Agronomico d'Oltremare - 5 miliardi).
     Purtroppo l'assurdità del disegno di legge governativo non
  si limita a quanto sopra.  Arriva bensì anche al metodo.  Siamo
  infatti di fronte a avvenimenti e procedure particolarmente
  strani che hanno già spinto qualcuno a ventilare l'ipotesi di
  un tentativo di raggiro ai danni del bilancio dello Stato.
     La nomina del Commissario, infatti, avveniva nel novembre
  1997 e contemporaneamente alla nomina dello stesso Commissario
  per l'Expo di Lisbona.  E' possibile che da allora il Governo e
  le strutture ministeriali non abbiano avuto il tempo di far
  pervenire al Parlamento il disegno di legge relativo alla
  partecipazione italiana ad Hannover?  Tale disegno di legge è
  arrivato alla Camera solo nel maggio di quest'anno, e già
  ammantato da una "necessità d'urgenza" che spingeva il Governo
  a richiedere di "... derogare alle vigenti disposizioni di
  contabilità generale dello Stato in materia di contratti"
  (articolo 2, comma 3).
     Ciò significa che un Commissario nominato, al di fuori e,
  sotto certi aspetti, contro la volontà del Parlamento, potrà
  gestire, a proprio insindacabile giudizio, la cifra di ben 37
  miliardi di lire, assegnando, senza gare, senza confronti,
  progettazioni, appalti, acquisti, consulenze e quant'altro.
     Per questo motivo, ben strano, se si tiene conto dell'anno
  e mezzo intercorso senza informare il Parlamento, il
  legislatore si trova oggi di fronte ad una sorta di fatto
  compiuto.
     Che fare?
     Il testo alternativo presentato all'Aula dal relatore di
  minoranza cerca di ridurre al minimo il danno.
     Ma delle due l'una: o il Governo e la struttura
  ministeriale hanno affrontato il tema in modo superficiale ed
  inadeguato, o, e non vorremmo pensarlo, ci si trova di fronte
  a ciò che qualche giornale potrebbe definire come "un già
  conosciuto atto di clientelismo e di saccheggio ai danni dello
  Stato".
     Noi amministriamo i soldi dei cittadini italiani e
  dobbiamo farlo con "la diligenza del buon padre di famiglia".
  Ad ogni parlamentare la propria responsabilità.
                            RIVOLTA,  Relatore di minoranza
 
DATA=990923 FASCID=DDL13-6070-A-bis TIPOSTA=DDL LEGISL=13 NCOMM= SEDE=MI NSTA=6070 TOTPAG=0005 TOTDOC=0005 NDOC=0002 TIPDOC=L DOCTIT=0000 COMM= FRL PAGINIZ=0002 RIGINIZ=001 PAGFIN=0003 RIGFIN=060 UPAG=NO PAGEIN=2 PAGEFIN=3 SORTRES= SORTDDL=607000A02 FASCIDC=13DDL6070 A02 SORTNAV=0607000A020 00000 ZZDDLC6070A2 NDOC0002 TIPDOCL DOCTIT0002 NDOC0002



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