| Onorevoli Colleghi! - Il Castello di Breno (Castel
de Brè) sorge al centro della Valle Camonica al culmine di
una rocca a strapiombo sul fiume Oglio e dominante due
versanti orografici. Le fortificazioni, poste al centro di un
imbuto naturale, ricoprirono una fondamentale posizione
strategica per il controllo dei flussi delle merci e delle
persone. Sul fianco sud-ovest della collina, in prossimità
della cima, gli scavi archeologici avviati nel 1980 hanno
portato alla luce una serie di abitati e tombe risalenti al
periodo neolitico (4000 avanti Cristo); altri resti rinvenuti
appartengono all'età del rame (3000-2500 avanti Cristo). Nel
cortile del Castello sono stati trovati alcuni manufatti, ossa
e resti di fuochi che rappresentano le più antiche tracce
dell'uomo in Valcamonica e in tutto il nord Italia e che
risalgono alla fine dell'età paleolitica (circa 9000 avanti
Cristo). Tracce risalenti al termine della preistoria, come
alcuni resti di boccali della seconda età del ferro,
confermano il grande fervore artigianale dei Camuni. Un popolo
che mantenne per lungo tempo la propria indipendenza
resistendo agli eserciti dell'impero romano, che iniziò la
colonizzazione della Valle nell'anno 16 avanti Cristo.
Il Castello nacque presumibilmente da alcune residenze
signorili o case-torri costituende il primo nucleo. Ben prima
dell'anno mille, sullo stesso sito sorgeva la piccola chiesa
dedicata a San Michele. Di questa sono state rinvenute le
fondamenta alla sinistra dell'ingresso, intorno alla quale
nacque il primo nucleo di capanne. Le due torri maggiori, gli
elementi più antichi della roccaforte valligiana, sono in
parte diroccate mentre il torrione dell'ingresso principale si
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presenta in un buono stato di conservazione. L'opera
strutturale di questi manufatti risale al 1100-1250.
Numerosi furono i lavori di aggiustamento, ampliamento e
modifica delle murature. Molte furono le tecniche usate,
quelle più complesse in tempo di pace, quelle più frettolose e
massicce, ma più efficienti, durante gli assedi. Il periodo al
quale vengono fatte risalire le modifiche più complesse è
quello in cui si succedettero le dominazioni viscontee e
milanesi (XIV secolo). I veneziani nel XV e XVI secolo,
durante la loro dominazione, consapevoli che il Castello aveva
un interesse strategico per il controllo dell'intera Valle,
realizzarono consistenti opere di consolidamento. L'evoluzione
delle armi da fuoco, delle tecniche e tattiche di guerra,
diminuì l'importanza strategica della rocca, tanto che nel
1598 fu venduta al comune di Breno. Si deve alla volontà di
don Romolo Putelli, noto e accreditato studioso e storico
locale, la creazione presso il municipio del piccolo ma
significativo museo civico camuno. Tra le opere d'arte in esso
conservate sono degne di segnalazione diverse opere lignee, un
crocifisso del Romanino e un salterio miniato. L'adorazione di
Minerva, la dea romana delle acque e guaritrice dai mali
fisici, ebbe in Valle Camonica una vasta diffusione e numerose
sono le testimonianze di templi a lei dedicati, ma solo nel
1985 in località Spinera a Breno sono state ritrovate tracce
di un grande tempio. Alcuni rilevamenti sui resti del tempio
fanno pensare che lo stesso fu cancellato dalla grande
alluvione del XIII secolo che rase al suolo le abitazioni
vicine e distrusse completamente gli insediamenti
abitativi.
Numerosi sono gli edifici di notevole rilevanza storica ed
artistica che costellano il centro storico di Breno, immagine
di un passato di notevole importanza politica e
amministrativa, specialmente a partire dal medio evo quando
avvenne il trasferimento di importanti uffici e delegazioni da
Cividate Camuno. Da segnalare le torri medievali che sorgono
in via Mazzini, la piccola loggia ad archi di casa Albertoni
in via Garibaldi (1400) e Villa De Michelis posta in posizione
dominante sul vecchio borgo (1500) al cui interno, in una
vasta sala, sono conservati degli affreschi ereditati dal
convento che sorgeva precedentemente nello stesso luogo. Della
chiesa di San Michele rimangono solo alcune fondamenta che
dovrebbero risalire a prima dell'anno mille. Di chiara origine
longobarda, accertata dal ritrovamento di una dedica a San
Michele, alcune parti della facciata originale sono ancora
visibili. La Parrocchiale di San Salvatore è considerata uno
degli edifici in stile barocco più imponenti di tutta la Valle
Camonica. Risalente al 1600, è caratterizzata da un ampio
portale sulla facciata principale e da un maestoso campanile
alto 65 metri sul lato sud-ovest. Lo stesso campanile è
visibile, con scorci estremamente suggestivi dal borgo
medioevale, e domina la parte centrale del paese. Numerose e
pregevoli sono le grandi tele attribuite al Guadagnini, al
Bassano, al Carpinoni, a Beniamino Simoni e al Leoni. L'altare
maggiore, opera del Baroncini e di Antonio Callegari, è datato
1594. Nella casa parrocchiale, a fianco dell'edificio
principale, un affresco del 1594 di scuola bresciana. La
chiesa di Sant'Antonio, risalente al 1300, classico esempio
gotico a pianta irregolare, con un affresco attribuito al
Romanino. La chiesa di San Valentino fu edificata nel 1400
accorpando il preesistente edificio dell'anno mille che a sua
volta sorgeva sulle macerie di un tempio dedicato al dio Sole.
L'ultima importante ristrutturazione è datata 1520 e proprio a
quella data sono fatti risalire gli affreschi più
significativi attribuiti al Maestro di Nave, mentre altri
affreschi antecedenti (1484) sono riferibili alla bottega del
Da Cemmo. La chiesa di San Maurizio, a lungo la parrocchiale
di Breno, fu edificata nel 1500. La chiesa di Santa Maria al
Ponte, di bella e possente struttura, al fianco del cui
portale è visibile la data del 1545, data a cui si possono
fare risalire gli affreschi interni. La chiesa di San Carlo,
piccolo edificio del 1600, nel quale viene conservato un
dipinto del Fiamminghino, che riporta uno scorcio di paesaggio
di Breno forse in memoria della visita pastorale di San Carlo
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Borromeo. A Palma il Giovane, o alla sua scuola, è invece
attribuito un Cristo benedicente.
Oggi però l'inarrestabile degrado delle mura costringe a
provvedere al più presto ad un loro restauro, per l'importanza
storico-artistica del monumento. A seguito dell'ennesimo
crollo di un muro di cinta causato dalle copiose piogge, tale
rocca versa in un preoccupante stato di degrado. La prima
breccia nella cinta si era aperta circa due anni orsono e due
settimane fa, sempre a causa degli eventi meteorici, è franata
sulle sottostanti protezioni un'altra parte dello stesso muro.
L'amministrazione comunale, per quanto le compete, ha
provveduto tempestivamente ad allertare la soprintendenza per
i beni ambientali e architettonici, trasmettendo agli uffici
di Brescia una relazione tecnica sul tipo di intervento
proposto, affidata all'ingegnere Riccardo Mariolini. La stessa
soprintendenza all'atto del primo crollo si impegnò per uno
stanziamento di circa 40 milioni di lire ed ha inserito nel
bilancio per l'anno 2000 un contributo di 150 milioni di lire
da destinare al Castello brenese. L'ingegnere Mariolini, nella
relazione inviata alla soprintendenza, così illustra la
"precarietà" della rocca: "l'intero complesso del castello di
Breno situato sulla cima dell'omonima collina dominante
l'intero abitato, presenta notevoli problemi di staticità sia
nella parte muraria esterna sia nei fabbricati presenti
all'interno delle mura di cinta, la situazione di grave
pericolosità è stata più volte segnalata ed è stata oggetto di
analisi geologiche e strutturali con conseguenti richieste di
intervento alle autorità preposte (...)". Le condizioni
generali del Castello di Breno da anni sono ben note alla
soprintendenza, ma ai vari sopralluoghi di tecnici ed esperti
non sono fin qui seguiti interventi di rilievo. Pertanto, la
presente proposta di legge si pone come obiettivo quello di
dettare norme di intervento per il restauro e la tutela di una
struttura di grande valore storico e architettonico quali sono
il Castello di Breno e il borgo medioevale. Poiché
l'amministrazione comunale non è in grado di sostenere le
spese necessarie per tali operazioni, al finanziamento degli
interventi provvederà lo Stato con uno stanziamento annuo di
lire 1 miliardo, secondo quanto già previsto dalla legge
finanziaria per il 2000. La somma è assegnata alla
soprintendenza per i beni ambientali e architettonici, cui
compete, in accordo con il comune di Breno e sentito il
comitato regionale per i beni culturali di cui all'articolo 35
del decreto del Presidente della Repubblica n. 805 del 1975,
la predisposizione dei programmi di intervento.
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