Banche dati professionali (ex 3270)
Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


760
DDL0055-0002
Progetto di legge Camera n. 55 - testo presentato - (DDL13-55)
(suddiviso in 13 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
...C55. TESTIPDL
...C55.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC55 ZZ13 ZZRL ZZPR
    Onorevoli Deputati! - 1.  Il 31 dicembre 1995 sono
  venute a scadenza alcune disposizioni collegate, direttamente
  o indirettamente, con impegni assunti in sede internazionale e
  che, quindi, si rende necessario prorogare, così come si
  impone l'esigenza di consentire l'utilizzazione nell'anno 1996
  di una serie di stanziamenti iscritti sul bilancio 1995 del
  Ministero degli affari esteri che non hanno potuto essere
  impegnati nello stesso anno per insuperabili difficoltà di
  ordine politico o amministrativo.
     Altre misure di carattere urgente s'impongono sia per
  assicurare l'efficace esercizio di funzioni istituzionali del
  Ministero (connesse all'adempimento degli obblighi derivanti
  dagli accordi di Schengen ed all'attività di cooperazione allo
  sviluppo), sia per provvedere al finanziamento di initive di
  rilevanza internazionale (missioni di monitoraggio - ECMM -
 
                               Pag. 2
 
  Vertice mondiale sull'alimentazione, Forum del
  Mediterraneo).
     Si illustrano qui di seguito le motivazioni specifiche che
  sottendono le norme contenute in ciascun articolo.
     2.  Come è noto, dalla metà di giugno del 1993, forze
  doganali e di polizia dei paesi dell'UEO sono presenti in
  Romania, oltre che in Bulgaria ed Ungheria per assistere tali
  tre Stati rivieraschi del Danubio nell'applicazione delle
  risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU che hanno
  imposto l' embargo nei confronti della Serbia-Montenegro.
  Sin dall'avvio dell'operazione, l'Italia ha svolto funzioni di
  primo piano.  E' infatti sotto la presidenza italiana dell'UEO
  che sono state adottate le decisioni politiche che hanno
  condotto alla realizzazione di un'iniziativa che figura tra le
  più significative ed impegnative sinora assunte da tale
  organizzazione.  Il riconoscimento del ruolo italiano si è
  concretizzato nell'attribuzione ad un ufficiale della Guardia
  di finanza (attualmente il colonnello Basso) del Comando del
  contingente UEO, cui l'Italia contribuisce con 82 uomini della
  Guardia di finanza.  Il costo annuale dell'operazione per
  l'Italia è stato, in media, di oltre 14 miliardi.
     Più in particolare, le forze UEO provvedono al controllo
  (in tre aree, situate rispettivamente in Romania, in Ungheria
  e in Bulgaria), anche ispettivo, dei natanti che viaggiano sul
  fiume, nonché alla prevenzione, sotto l'autorità degli Stati
  rivieraschi, di eventuali violazioni, anche mediante il
  ricorso al minimo uso della forza (il personale è dotato
  soltanto di armamento per la propria protezione
  individuale).
     In passato il finanziamento della partecipazione italiana
  alla missione sul Danubio è stato disposto con decreti-legge
  semestre per semestre.  Da ultimo il decreto-legge 28 agosto
  1995, n. 361, convertito dalla legge 27 ottobre 1995, n. 437,
  ha prorogato tale partecipazione fino al 31 dicembre 1995.
     Le recenti risoluzioni ONU numeri 1021 e 1022, pur
  sospendendo le sanzioni commerciali nei confronti della
  Repubblica federale di Jugoslavia, mantengono fermo
  l' embargo sulle armi nei confronti di tutti i Paesi
  della ex Jugoslavia e quello commerciale verso i territori
  della Bosnia occupati dalle forze serbo-bosniache.
     Pertanto con l'articolo 1 del presente decreto si provvede
  ad una ulteriore proroga per il periodo di sei mesi e,
  comunque, non oltre la data, qualora anteriore, in cui l'UEO
  revocherà la delibera che diede il via all'iniziativa.
     Con il comma 3 dello stesso articolo viene prorogata fino
  al 31 dicembre 1996 la durata in carica della commissione per
  il contenzioso della cooperazione allo sviluppo, istituita con
  il decreto-legge 28 dicembre 1993, n. 543, convertito, con
  modificazioni, dalla legge 17 febbraio 1994, n. 121, che ha
  svolto nell'anno 1995 un'attività preziosa di supporto e di
  consulenza giuridica per consentire alla DGCS di risolvere,
  con il minore danno possibile per le finanze statali, le
  numerose controversie in corso.  La continuazione dei lavori di
  detta commissione è ritenuta indispensabile dal Ministero
  degli affari esteri, essendo ancora numerose e complesse le
  pratiche di contenzioso pendenti.
     3.  L'articolo 2 proroga per l'anno 1996 il funzionamento
  del Comitato interministeriale per il coordinamento delle
  attività di cooperazione nelle zone di confine nord-orientale
  e nell'Adriatico.  Detto Comitato fu a suo tempo istituito dal
  decreto-legge 24 luglio 1992, n. 350, convertito, con
  modificazioni, dalla legge 24 settembre 1992, n. 390, e
  prorogato per il triennio 1993-1995 dall'articolo 2 della
  legge 13 luglio 1995, n. 295.
     Compito istituzionale dell'organismo in parola è quello di
  "provvedere al coordinamento delle amministrazioni competenti
  al fine di assicurare la partecipazione italiana alle
  Commissioni miste italo-slovene, italo-croate ed
  italo-slovene-croate" in specificate materie, le quali sono
  tuttora in funzione, nel quadro dell'attuazione degli accordi
  di Osimo.  In particolare tali Commissioni sono:
        a)  la Commissione italo-slovena per la
  manutenzione dei confini di Stato, ex Convenzione di Nova
  Gorica del 29 ottobre 1980;
 
                               Pag. 3
 
        b)  la Commissione mista italo-slovena per
  l'idroeconomia, ex Accordo di Bled del 30 marzo 1978;
        c)  la Commissione italo-slovena per la difesa
  comune contro la grandine, ex Convenzione di Trieste del 6
  aprile 1982, la quale stabilisce le modalità e le forme di
  cooperazione per la difesa comune contro la grandine;
        d)  la Commissione mista italo-sloveno-croata per
  il traffico di frontiera, ex Accordo di Udine del 15 maggio
  1982 per il regolamento del traffico delle persone e dei
  trasporti terrestri e marittimi tra le aree limitrofe;
        e)  la Commissione italo-sloveno-croata per la
  protezione ambientale dell'Adriatico (ex Accordo di Belgrado
  del 12 febbraio 1974 ed ex Accordo di Osimo del 10 novembre
  1975, articolo 8), il cui obiettivo principale è di avviare
  una gestione integrata dell'ecosistema adriatico.
     4.  L'articolo 3 riguarda lo slittamento al 1996 di somme
  non impegnate nell'anno 1995 in applicazione della legge n.
  212 del 1992 (cooperazione con i Paesi dell'est europeo),
  della legge n.  388 del 1993 (ratifica degli Accordi di
  Schengen), della legge n. 579 del 1994 (ratifica dell'Accordo
  tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della
  Federazione russa per lo smantellamento delle armi nucleari) e
  della legge n. 51 del 1995 (ratifica dell'Accordo con l'UNIDO
  sul Centro internazionale per la scienza e la tecnologia di
  Trieste), nonché delle somme stanziate nel capitolo 1116 dello
  stato di previsione del Ministero degli affari esteri, in
  quanto, per una serie di difficoltà dovute a fattori di natura
  internazionale o amministrativa, l'applicazione delle leggi
  innanzi richiamate ha subito gravi ritardi.
     Nel contesto dello stesso articolo 3 è stata inoltre
  prevista, per le medesime ragioni di cui sopra, la
  conservazione degli stanziamenti iscritti ai capitoli 4480,
  4481, 4482, 4483 istituiti a seguito della soppressione del
  Fondo speciale della cooperazione.
     In relazione a questi ultimi quattro capitoli si segnala
  che il 31 dicembre 1994 è terminata la gestione fuori bilancio
  degli stanziamenti per l'aiuto allo sviluppo ed è
  contemporaneamente iniziata la gestione in bilancio delle
  iniziative di cooperazione, a valere sui capitoli della nuova
  rubrica 8 dello stato di previsione del Ministero degli affari
  esteri.
     Le complesse operazioni di passaggio da una gestione
  all'altra, cui si è aggiunto - rendendo più difficile la
  gestione - il blocco selettivo dei nuovi impegni di spesa
  disposto con il decreto-legge n. 41 del 1995, convertito, con
  modificazioni, dalla legge n. 85 del 1995, sono le cause
  principali del livello molto basso degli impegni assunti nel
  corso del 1995 dalla cooperazione italiana.
     In particolare, non è stato possibile impegnare, se non in
  minima parte, il residuo di stanziamento 1994 di 566 miliardi
  di lire, essendo quest'ultimo rimasto per buona parte
  dell'anno inutilizzabile a seguito di un rilievo della Corte
  dei conti, pervenuto, soltanto nel mese di giugno, sul decreto
  di accertamento del predetto residuo.
     La somma di 566 miliardi è una cifra ingentissima, solo di
  poco inferiore all'intero stanziamento di competenza 1995 per
  la cooperazione a dono.  Se detta somma a fine 1995 dovesse
  andare in larga parte in economia, l'Italia non sarebbe più in
  grado di dare seguito ad importantissimi impegni assunti con i
  Paesi in via di sviluppo, con gli organismi internazionali e
  con gli altri donatori.  Le conseguenze negative si
  ripercuoterebbero sull'intera politica estera del Paese.
     E' inoltre prevista la conservazione dei fondi del
  capitolo 8225 dello stato di previsione del Ministero degli
  affari esteri e dei capitoli 7015 e 7728 dello stato di
  previsione del Ministero dei lavori pubblici, fondi da erogare
  ai soggetti attuatori dei lavori relativi al piano di bacino
  del fiume Isonzo in territorio italiano e sloveno.  Il relativo
  stanziamento di lire 75 miliardi è stato disposto con
  l'articolo 2, commi 3, 4, 5 e 6, della legge n. 295 del 1995,
  mediante l'utilizzazione delle disponibilità in conto residui
 
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  relative, per lire 1.900 milioni al capitolo 8225 del
  Ministero degli affari esteri, e per lire 73.100 milioni ai
  capitoli 7015 e 7728 del Ministero dei lavori pubblici.
     5.  L'articolo 4 provvede alla proroga fino al 31 dicembre
  1996 delle posizioni del personale fuori ruolo e comandato
  presso la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo
  da altre amministrazioni dello Stato o enti pubblici, nonché
  dei contratti stipulati dalla stessa Direzione generale per le
  stesse ragioni.  I comandati ed i fuori ruolo (140 unità) ed i
  contrattisti ex lege  29 dicembre 1988, n. 554 (74 unità)
  rappresentano la componente umana indispensabile per
  l'attività della DGCS.  Senza il personale sopra indicato la
  cooperazione si vedrebbe costretta a rinunciare ai suoi
  compiti istituzionali, essendo il personale di ruolo che
  presta servizio alla DGCS assai limitato quanto al numero.
     Per quanto concerne, in particolare, i contrattisti ex
  lege  n. 554 del 1988, va rilevato che nel 1995 non è stato
  possibile dare corso alla loro immisione nei ruoli sulla base
  del concorso per titoli che doveva essere espletato entro il
  30 novembre 1995 - come previsto dall'articolo 5, comma 2,
  della legge 13 luglio 1995, n. 295 - a causa dei rilievi
  sollevati dalla Corte dei conti.  La Corte non ha infatti
  considerato legittimo il decreto del Presidente del Consiglio
  dei Ministri con il quale la DGCS aveva provveduto a
  determinare le dotazioni organiche delle qualifiche funzionali
  e dei profili professionali del personale a tempo determinato
  e a bandire il relativo concorso nel gennaio 1995.
     La Corte dei conti in Sezione di controllo nell'adunanza
  dell'11 maggio 1995 ha poi esaminato le controdeduzioni del
  Dipartimento della funzione pubblica ed ha emanato una
  delibera che è stata depositata il 6 ottobre 1995.
     Indipendentemente dalle considerazioni di cui fa stato la
  suddetta delibera, non è stato possibile - dati i tempi assai
  stretti - effettuare il concorso per titoli del personale a
  tempo determinato dalla DGCS entro la data indicata
  dall'articolo 5 della legge n. 295 del 1995 in conformità a
  quanto stabilito dalla suddetta delibera.
     Per le suesposte considerazioni è indispensabile poter
  contare su una proroga dei comandati e fuori ruolo, nonché dei
  contrattisti ex lege  n. 554 del 1988 al 31 dicembre
  1996, spostando il termine per bandire il concorso per i
  contrattisti al 30^ giorno successivo alla pubblicazione del
  provvedimento che determina la pianta organica del
  personale.
     6.  L'articolo 5 assicura la continuazione delle attività
  di monitoraggio nei territori della ex-Jugoslavia.
     La costituzione della missione di monitoraggio (ECMM) è
  stata decisa dalla Comunità europea nel 1991 al fine di
  contribuire ad una soluzione politica della crisi
  jugoslava.
     Il mandato della missione si fonda sul Memorandum of
  understanding  (MOU), firmato il 13 luglio 1991 dalle parti
  jugoslave in seguito al raggiungimento di un accordo a Brioni,
  grazie alla mediazione della Comunità europea.
     L'attività della missione si è concentrata inizialmente in
  Slovenia; nel corso del 1991, la ECMM ha esteso la sua azione
  alla Croazia (con l'accordo del 1^ settembre), alla
  Bosnia-Erzegovina (1^ ottobre) ed alla Federazione
  serbo-montenegrina.  Nel 1992 il raggio d'azione della ECMM si
  è ampliato ulteriormente, sino a comprendere - oltre alle
  Repubbliche ex jugoslave - le regioni di confine della
  Bulgaria, dell'Albania e dell'Ungheria.
     Le funzioni principali svolte dalla missione in questi
  ultimi tre anni possono riassumersi come segue: a)
  mediare tra le parti in conflitto, con il precipuo compito di
  facilitare il raggiungimento di un accordo tra le stesse, in
  particolare sull'adozione delle misure fiduciarie; b)
  monitorare la situazione politica ed economica del Paese;
  c)  verificare il rispetto dei diritti umani; d)
  monitorare la situazione militare.  Per l'espletamento di tali
  incarichi, squadre di osservatori (di solito formate da due o
  tre  monitors  ed un autista) si recano in loco  per
  valutare la situazione sul te reno, rilevare eventuali
 
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  violazioni dei "cessate-il-fuoco" e facilitare il dialogo tra
  le parti.
     Il nucleo centrale della ECMM, è il centro di
  coordinamento, situato a Zagabria.  La missione annovera
  inoltre i seguenti centri regionali:  Belgrado, Spalato (base
  logistica), Zenica, Knin, Sofia, Tirana e Sezeged
  (Ungheria).
     Dopo le intese sulla Bosnia a Dayton il 21 novembre
  scorso, e a seguito delle iniziative militari croate del
  maggio ed agosto scorsi che hanno portato Zagabria a
  riacquisire il controllo sulle Krajine (ad eccezione della
  Slavonia orientale), i compiti della ECMM sono destinati a
  subire degli aggiornamenti, con l'assunzione di funzioni
  ulteriori.
     In particolare, l'attenzione verrà rivolta
  prioritariamente alla Bosnia-Erzegovina, concretizzandosi in
  un rafforzamento del nucleo istituito a Sarajevo; parte del
  contingente opererà nel quadro dell'operazione OSCE - secondo
  meccanismi oggetto di negoziati tra Unione europea ed OSCE
  medesima - per lo svolgimento di elezioni entro nove mesi
  dalla firma delle intese di pace.  Altra area di preminente
  interesse ai fini dell'attuazione di quanto previsto dagli
  accordi di pace è la Slavonia orientale, ove sarà necessario
  potenziare le strutture esistenti.
     Al finanziamento delle spese derivanti dalla missione di
  monitoraggio sopra illustrata si è provveduto, fino alla metà
  dell'anno 1995, attingendo allo stanziamento iscritto al
  capitolo 3198 dello stato di previsione del Ministero degli
  affari esteri (legge n. 180 del 1992 per le iniziative di
  pace) che, a seguito del versamento del 65 per cento della
  quota dovuta per il primo semestre, ha esaurito la
  disponibilità.
     Con il presente articolo si provvede a finanziare il
  pagamento di quanto dovuto dall'Italia per il 1995 (residuo) e
  per il 1996, nonché l'anticipazione agli altri Stati della
  Unione europea cui l'Italia è tenuta quale Presidenza
  dell'Unione stessa, come meglio specificato nella relazione
  tecnica.
     7.  L'articolo 6 concerne la concessione di contributi per
  l'organizzazione del vertice dell'alimentazione e del
  Forum  dei Ministri degli affari esteri del Mediterraneo,
  che si terranno rispettivamente a Roma e Malta nei prossimi
  mesi.
     La Conferenza generale della FAO del 1995 ha deciso di
  convocare dal 13 al 17 novembre 1996, nella sede
  dell'Organizzazione, un vertice dei Capi di Stato e di Governo
  per discutere i problemi della sicurezza alimentare nel
  mondo.
     Il vertice di Roma, che si inserisce e dovrebbe concludere
  il ciclo delle conferenze mondiali promosse nell'ambito del
  sistema delle Nazioni Unite per affrontare al più alto livello
  i grandi problemi dell'umanità (ambiente, infanzia, condizione
  femminile, criminalità) rappresenterà quindi il momento di
  sintesi del dibattito che in questi ultimi anni ha visto
  impegnata la comunità internazionale sulle nuove strategie di
  cooperazione Nord-Sud.
     Il vertice, che ha già ottenuto l'adesione di tutti i
  Governi, dovrà concludersi con una dichiarazione solenne
  (dichiarazione di Roma) di tutti i Capi di Stato e di Governo
  del mondo di impegno ad adottare a livello nazionale ed
  internazionale le misure più appropriate per alleviare nel
  breve termine ed eliminare a medio e lungo termine il
  gravissimo problema dell'insicurezza alimentare che tuttora
  affligge la gran parte dei Paesi in via di sviluppo.  Il
  vertice approverà anche un piano d'azione volto ad orientare
  in modo concreto l'azione dei Governi, delle organizzazioni
  internazionali e della società civile su linee di più attiva
  collaborazione.
     L'evento, per l'eccezionale importanza della sua
  problematica e per gli effetti che potrà avere sulle
  drammatiche condizioni di vita di centinaia di milioni di
  esseri umani, non mancherà di avere un rilevante impatto a
  livello politico e di opinione pubblica.  L'Italia, ospitando
  la riunione, potrà certamente trarne un beneficio d'immagine
  di altissimo livello, oltre che confermare il suo tradizionale
  continuo impegno in favore degli strati più diseredati della
  popolazione mondiale.
     Il vertice sarà realizzato con criteri di rigida economia
  ed in questa ottica sarà tenuto nei locali della sede centrale
  della FAO a Roma.  Per contenere l'onere finanziario sul
 
                               Pag. 6
 
  bilancio ordinario dell'organizzazione - su cui sono stati
  stanziati per l'organizzazione del vertice 1.500.000 di
  dollari - la FAO ha richiesto l'appoggio dei Paesi membri
  affinché contribuiscano in varia misura su base volontaria
  alle spese.  Inoltre una serie di servizi sarà offerta
  gratuitamente da vari sponsor  privati, tra i quali la
  FIAT e la TELECOM.
     Come Paese che ospita la FAO e la altre organizzazioni
  agroalimentari delle Nazioni Unite e che ospiterà il vertice,
  appare doveroso che l'Italia fornisca tutto il suo appoggio
  non solo politico e diplomatico, ma anche finanziario
  all'iniziativa e contribuisca al suo successo, traendone per
  se stessa il giusto ritorno di immagine.
     Dopo un'approfondita analisi, si sono individuate alcune
  iniziative che il Governo italiano sarebbe opportuno prendesse
  per venire incontro alle necessità della FAO ed al tempo
  stesso ottenere il massimo dei benefici politici.  A tal fine
  si ritiene opportuno che l'Italia stanzi la somma di 2000
  milioni di lire che verrà erogata alla FAO per far fronte alle
  spese di partecipazione al vertice dei rappresentanti dei
  Paesi più sfavoriti, per le attività di primaria importanza
  miranti a promuovere il più ampio coinvolgimento dell'opinione
  pubblica, della comunità scientifica, delle organizzazioni non
  governative, del settore privato e di tutti gli ambienti della
  società civile interessati, nonché per tutte le attività
  divulgative ed informative atte a valorizzare l'apporto del
  nostro Paese al vertice e più in generale all'azione della
  FAO.
     Il contributo italiano sarà conferito alla FAO ed
  amministrato dall'organizzazione, sulla base di un programma
  di attività che sarà stabilito, di comune intesa, da un
  comitato paritetico Italia-FAO.
     Il Forum  Mediterraneo, avviato nell'estate del 1994
  ad Alessandria d'Egitto dai Ministri degli esteri di Algeria,
  Egitto, Francia, Grecia, Italia, Marocco, Portogallo, Spagna,
  Tunisia e Turchia, con l'aggiunta in seguito di Malta, ha
  svolto la sua attività, quale istanza di dialogo informale e
  flessibile, attraverso i suoi tre gruppi di lavoro (politico,
  culturale ed economico-sociale).
     La riunione ministeriale tenutasi a Saint Maxime
  nell'aprile del 1995 ha potuto così approvare una serie di
  progetti, specie nel settore culturale, che hanno avviato una
  proficua collaborazione con i Paesi partecipanti.
     Quanto alle prospettive future del Forum,  si va
  affermando un'unanime opinione, confermata a Saint Maxime,
  circa la necessità che l'esercizio continui a mantenere un suo
  profilo autonomo rispetto alle esistenti istanze di dialogo e
  di cooperazione nell'area - ed in primo luogo la Conferenza
  euro-mediterranea tenutasi a fine novembre 1995 a Barcellona -
  nei confronti delle quali potrebbe peraltro utilmente
  contribuire con proposte ed idee.  Tale ultima funzione è stata
  in particolare assolta dalla riunione ministeriale e
  straordinaria del Forum  Mediterraneo tenutasi alla fine
  del mese di luglio dell'anno scorso a Tabarka, in Tunisia.
     Dall'aprile del 1995 l'Italia detiene la "presidenza
  informale" del Forum  e al nostro Paese incombe l'onere,
  così come è stato deciso a Saint Maxime, di organizzare nel
  primo semestre del 1996 la prossima riunione ministeriale.  La
  coincidenza con il nostro semestre di presidenza dell'Unione
  europea non è casuale, bensì dettata dalle possibili sinergie
  che potrebbero svilupparsi tra i due esercizi.
     La sessione del Forum  Mediterraneo si articolerà
  secondo il seguente programma.
     La riunione ministeriale sarà articolata su due giornate
  di lavoro (una sessione nel tardo pomeriggio e una nel corso
  della mattinata seguente).  Tali sessioni saranno precedute nel
  primo pomeriggio da una riunione preparatoria a livello di
  esperti.  L'evento si concluderà con una conferenza stampa alla
  quale parteciperanno i Ministri degli esteri.
     Fra gli incontri conviviali previsti sarà offerto, la
  prima sera, un ricevimento, seguito da un pranzo di lavoro
  ristretto ai Ministri e ai loro più vicini collaboratori,
  nonché un pranzo per gli altri partecipanti.  Una prima
  colazione di lavoro allargata a tutti i partecipanti precederà
  la sessione della seconda giornata.
 
                               Pag. 7
 
     Le delegazioni presenti, che potranno comprendere da
  cinque a otto membri circa, saranno alloggiate nello stesso
  luogo dove si svolgeranno i lavori.  Saranno a carico del
  Governo italiano le spese di ospitalità per il Ministro degli
  esteri e tre accompagnatori.
     Sempre in tema logistico, sarà necessario provvedere al
  trasporto delle delegazioni a Ravello, rimanendo aperta
  l'opzione di un trasferimento in pullman da Roma o da un
  aeroporto vicino, ad esempio quello di Napoli.  I Ministri e i
  loro più vicini collaboratori avranno a disposizione
  un'autovettura.  Tali autovetture, con autista, potranno essere
  noleggiate in loco  oppure a Roma.  Saranno anche prese le
  necessarie misure in materia di sicurezza, sia all'interno
  dell'albergo che nelle sue adiacenze.
     Tenuto conto che inglese e francese sono le lingue di
  lavoro previste, saranno allestite le strutture necessarie per
  assicurare la traduzioni e l'interpretariato, rimanendo aperta
  la questione di sapere se tali accorgimenti dovranno essere
  presi anche per la lingua araba (in analogia con quanto si è
  verificato in occasione di qualche riunione dei gruppi di
  lavoro del Forum  Mediterraneo).
     I giornalisti, per i quali sarà previsto un formale
  accreditamento, a cura del servizio stampa e informazione,
  potranno alloggiare in un albergo nei pressi del luogo dove
  saranno alloggiate le delegazioni, come peraltro avvenuto
  nella riunione in Francia, nonché in quella straordinaria
  tenutasi a fine luglio 1995 a Tabarka in Tunisia.
     8.  Con l'articolo 7 del presente decreto-legge si mira a
  far fronte ad alcune necessità derivanti da obblighi assunti
  dall'Italia sul piano internazionale.  Infatti la
  partecipazione dell'Italia al sistema informatizzato Schengen
  per il rilascio dei visti si traduce in un sensibilissimo
  incremento dei carichi di lavoro per i nostri servizi
  consolari, e ciò comporta l'esigenza di personale aggiuntivo
  sia per i consolati, che per le cancellerie consolari delle
  ambasciate.
     L'ingresso dell'Italia nel sistema Schengen comporterà
  l'allacciamento telematico tra la nostra rete
  diplomatico-consolare, il Ministero degli affari esteri, il
  Ministero dell'interno e, attraverso una banca-dati a
  Strasburgo, le analoghe autorità degli altri Paesi aderenti al
  sistema.
     Si prevede che il raccordo telematico con la rete estera
  avvenga in due tempi: nella prima fase sono da collegare 34
  sedi di maggiore rilevanza (che comportano circa il 70 per
  cento del traffico globale dei visti), mentre nella seconda -
  da realizzare nel periodo 18-24 mesi dopo l'ingresso nel
  sistema - sono da inserire le rimanenti sedi, che sono quasi
  200.
     Peraltro anche gli uffici all'estero destinati ad entrare
  in seconda battuta nel sistema di raccordo telematico dovranno
  operare sulla base della normativa Schengen e realizzare
  collegamenti in tempo reale, sia pure con la procedura non
  telematica, con il Ministero degli affari esteri, per
  l'inserimento dei dati nel circuito informativo incentrato
  sulla banca-dati di Strasburgo.
     L'aumento dei carichi di lavoro sulla nostra rete
  diplomatico-consolare, per effetto dell'ingresso dell'Italia
  nel sistema Schengen sarà notevole, in particolare per i
  seguenti motivi:
        a)  il traffico dei messaggi con il centro
  destinato almeno a quadruplicarsi rispetto ai dati del 1994 e
  del 1995, giacché l'autorizzazione preventiva delle autorità
  centrali al rilascio dei visti, attualmente limitata ad una
  ventina di Paesi "sensibili", dovrà estendersi, con lo stretto
  termine di sette giorni per il rilascio dei visti, alla grande
  maggioranza dei Paesi soggetti al regime dei visti;
        b)  l'istruttoria delle domande di "visto Schengen"
  comporterà una digitazione quasi tripla rispetto a quella
  richiesta attualmente, poiché la nuova "mascherina"
  informatica avrà 32 "campi" e richiederà la digitazione di
  500-700 caratteri contro gli attuali 300;
        c)  la regola Schengen della competenza per un
  Paese a provvedere in quanto "destinazione principale" tra i
  Paesi del sistema toccati dal viaggio renderà inevitabile un
 
                               Pag. 8
 
  forte accrescimento delle domande presso le sedi
  diplomatico-consolari italiane, essendo il nostro Paese
  marcatamente preferenziale per il turismo e disponendo di una
  rete estera assai estesa: in particolare, poiché il sistema
  Schengen prevede la delega ad un Paese a ricevere le domande
  dirette ai Paesi Schengen in una determinata area, l'Italia
  dovrà istruire domande di visti per Paesi diversi in sedi come
  Asmara (ove è l'unica rappresentante tra i partner
  Schengen), Tirana, Vilnius, Bombay, Colombo o Shanghai;
        d)  la necessaria apertura di nuovi sportelli per
  visti, come quelli già attivati a Kiev, Minsk, Riga e quelli
  già programmati a Belgrado e Skopje.
     Al fine di provvedere al fabbisogno di personale
  determinato dalle suesposte esigenze, il comma 1 dell'articolo
  7 del presente decreto-legge autorizza l'Amministrazione degli
  affari esteri ad assumere fino a 200 impiegati con un
  contratto triennale (in deroga al contingente previsto
  dall'articolo 152 del decreto del Presidente della Repubblica
  5 gennaio 1967, n. 18, e successive modificazioni), anche se
  le effettive previsioni di aumento dei carichi di lavoro
  richiederebbero un incremento superiore.
     Ci si è peraltro attestati su tale dimensione minimale -
  nonostante gli attuali organigrammi siano già comunque
  inadeguati rispetto ad altri gravosi impegni (come, per gli
  uffici consolari, il completamento dell'anagrafe degli
  italiani residenti all'estero e lo svolgimento di pratiche di
  riacquisto di cittadinanza) - in considerazione delle note
  problematiche del bilancio dello Stato.  Ne conseguirà la
  possibilità di dotare in media di una sola unità aggiuntiva la
  maggior parte, ma non la totalità, dei circa 230 uffici
  interessati.
     Il ricorso al personale a contratto rappresenta una scelta
  obbligata, in considerazione dell'urgenza degli adempimenti
  connessi al sistema Schengen e dell'assai maggiore
  flessibilità e celerità che lo strumento contrattuale assicura
  rispetto al reclutamento concorsuale del personale di ruolo
  (oltre ai vantaggi dei minori costi e della utilizzazione
  delle conoscenze linguistiche locali).
 
DATA=960502 FASCID=DDL13-55 TIPOSTA=DDL LEGISL=13 NCOMM= SEDE=PR NSTA=0055 TOTPAG=0022 TOTDOC=0013 NDOC=0002 TIPDOC=L DOCTIT=0000 COMM= FRL PAGINIZ=0001 RIGINIZ=021 PAGFIN=0008 RIGFIN=039 UPAG=NO PAGEIN=1 PAGEFIN=8 SORTRES= SORTDDL=005500 00 FASCIDC=13DDL0055 SORTNAV=0005500 000 00000 ZZDDLC55 NDOC0002 TIPDOCL DOCTIT0002 NDOC0002



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