| Onorevoli Deputati! - 1. Il 31 dicembre 1995 sono
venute a scadenza alcune disposizioni collegate, direttamente
o indirettamente, con impegni assunti in sede internazionale e
che, quindi, si rende necessario prorogare, così come si
impone l'esigenza di consentire l'utilizzazione nell'anno 1996
di una serie di stanziamenti iscritti sul bilancio 1995 del
Ministero degli affari esteri che non hanno potuto essere
impegnati nello stesso anno per insuperabili difficoltà di
ordine politico o amministrativo.
Altre misure di carattere urgente s'impongono sia per
assicurare l'efficace esercizio di funzioni istituzionali del
Ministero (connesse all'adempimento degli obblighi derivanti
dagli accordi di Schengen ed all'attività di cooperazione allo
sviluppo), sia per provvedere al finanziamento di initive di
rilevanza internazionale (missioni di monitoraggio - ECMM -
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Vertice mondiale sull'alimentazione, Forum del
Mediterraneo).
Si illustrano qui di seguito le motivazioni specifiche che
sottendono le norme contenute in ciascun articolo.
2. Come è noto, dalla metà di giugno del 1993, forze
doganali e di polizia dei paesi dell'UEO sono presenti in
Romania, oltre che in Bulgaria ed Ungheria per assistere tali
tre Stati rivieraschi del Danubio nell'applicazione delle
risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU che hanno
imposto l' embargo nei confronti della Serbia-Montenegro.
Sin dall'avvio dell'operazione, l'Italia ha svolto funzioni di
primo piano. E' infatti sotto la presidenza italiana dell'UEO
che sono state adottate le decisioni politiche che hanno
condotto alla realizzazione di un'iniziativa che figura tra le
più significative ed impegnative sinora assunte da tale
organizzazione. Il riconoscimento del ruolo italiano si è
concretizzato nell'attribuzione ad un ufficiale della Guardia
di finanza (attualmente il colonnello Basso) del Comando del
contingente UEO, cui l'Italia contribuisce con 82 uomini della
Guardia di finanza. Il costo annuale dell'operazione per
l'Italia è stato, in media, di oltre 14 miliardi.
Più in particolare, le forze UEO provvedono al controllo
(in tre aree, situate rispettivamente in Romania, in Ungheria
e in Bulgaria), anche ispettivo, dei natanti che viaggiano sul
fiume, nonché alla prevenzione, sotto l'autorità degli Stati
rivieraschi, di eventuali violazioni, anche mediante il
ricorso al minimo uso della forza (il personale è dotato
soltanto di armamento per la propria protezione
individuale).
In passato il finanziamento della partecipazione italiana
alla missione sul Danubio è stato disposto con decreti-legge
semestre per semestre. Da ultimo il decreto-legge 28 agosto
1995, n. 361, convertito dalla legge 27 ottobre 1995, n. 437,
ha prorogato tale partecipazione fino al 31 dicembre 1995.
Le recenti risoluzioni ONU numeri 1021 e 1022, pur
sospendendo le sanzioni commerciali nei confronti della
Repubblica federale di Jugoslavia, mantengono fermo
l' embargo sulle armi nei confronti di tutti i Paesi
della ex Jugoslavia e quello commerciale verso i territori
della Bosnia occupati dalle forze serbo-bosniache.
Pertanto con l'articolo 1 del presente decreto si provvede
ad una ulteriore proroga per il periodo di sei mesi e,
comunque, non oltre la data, qualora anteriore, in cui l'UEO
revocherà la delibera che diede il via all'iniziativa.
Con il comma 3 dello stesso articolo viene prorogata fino
al 31 dicembre 1996 la durata in carica della commissione per
il contenzioso della cooperazione allo sviluppo, istituita con
il decreto-legge 28 dicembre 1993, n. 543, convertito, con
modificazioni, dalla legge 17 febbraio 1994, n. 121, che ha
svolto nell'anno 1995 un'attività preziosa di supporto e di
consulenza giuridica per consentire alla DGCS di risolvere,
con il minore danno possibile per le finanze statali, le
numerose controversie in corso. La continuazione dei lavori di
detta commissione è ritenuta indispensabile dal Ministero
degli affari esteri, essendo ancora numerose e complesse le
pratiche di contenzioso pendenti.
3. L'articolo 2 proroga per l'anno 1996 il funzionamento
del Comitato interministeriale per il coordinamento delle
attività di cooperazione nelle zone di confine nord-orientale
e nell'Adriatico. Detto Comitato fu a suo tempo istituito dal
decreto-legge 24 luglio 1992, n. 350, convertito, con
modificazioni, dalla legge 24 settembre 1992, n. 390, e
prorogato per il triennio 1993-1995 dall'articolo 2 della
legge 13 luglio 1995, n. 295.
Compito istituzionale dell'organismo in parola è quello di
"provvedere al coordinamento delle amministrazioni competenti
al fine di assicurare la partecipazione italiana alle
Commissioni miste italo-slovene, italo-croate ed
italo-slovene-croate" in specificate materie, le quali sono
tuttora in funzione, nel quadro dell'attuazione degli accordi
di Osimo. In particolare tali Commissioni sono:
a) la Commissione italo-slovena per la
manutenzione dei confini di Stato, ex Convenzione di Nova
Gorica del 29 ottobre 1980;
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b) la Commissione mista italo-slovena per
l'idroeconomia, ex Accordo di Bled del 30 marzo 1978;
c) la Commissione italo-slovena per la difesa
comune contro la grandine, ex Convenzione di Trieste del 6
aprile 1982, la quale stabilisce le modalità e le forme di
cooperazione per la difesa comune contro la grandine;
d) la Commissione mista italo-sloveno-croata per
il traffico di frontiera, ex Accordo di Udine del 15 maggio
1982 per il regolamento del traffico delle persone e dei
trasporti terrestri e marittimi tra le aree limitrofe;
e) la Commissione italo-sloveno-croata per la
protezione ambientale dell'Adriatico (ex Accordo di Belgrado
del 12 febbraio 1974 ed ex Accordo di Osimo del 10 novembre
1975, articolo 8), il cui obiettivo principale è di avviare
una gestione integrata dell'ecosistema adriatico.
4. L'articolo 3 riguarda lo slittamento al 1996 di somme
non impegnate nell'anno 1995 in applicazione della legge n.
212 del 1992 (cooperazione con i Paesi dell'est europeo),
della legge n. 388 del 1993 (ratifica degli Accordi di
Schengen), della legge n. 579 del 1994 (ratifica dell'Accordo
tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della
Federazione russa per lo smantellamento delle armi nucleari) e
della legge n. 51 del 1995 (ratifica dell'Accordo con l'UNIDO
sul Centro internazionale per la scienza e la tecnologia di
Trieste), nonché delle somme stanziate nel capitolo 1116 dello
stato di previsione del Ministero degli affari esteri, in
quanto, per una serie di difficoltà dovute a fattori di natura
internazionale o amministrativa, l'applicazione delle leggi
innanzi richiamate ha subito gravi ritardi.
Nel contesto dello stesso articolo 3 è stata inoltre
prevista, per le medesime ragioni di cui sopra, la
conservazione degli stanziamenti iscritti ai capitoli 4480,
4481, 4482, 4483 istituiti a seguito della soppressione del
Fondo speciale della cooperazione.
In relazione a questi ultimi quattro capitoli si segnala
che il 31 dicembre 1994 è terminata la gestione fuori bilancio
degli stanziamenti per l'aiuto allo sviluppo ed è
contemporaneamente iniziata la gestione in bilancio delle
iniziative di cooperazione, a valere sui capitoli della nuova
rubrica 8 dello stato di previsione del Ministero degli affari
esteri.
Le complesse operazioni di passaggio da una gestione
all'altra, cui si è aggiunto - rendendo più difficile la
gestione - il blocco selettivo dei nuovi impegni di spesa
disposto con il decreto-legge n. 41 del 1995, convertito, con
modificazioni, dalla legge n. 85 del 1995, sono le cause
principali del livello molto basso degli impegni assunti nel
corso del 1995 dalla cooperazione italiana.
In particolare, non è stato possibile impegnare, se non in
minima parte, il residuo di stanziamento 1994 di 566 miliardi
di lire, essendo quest'ultimo rimasto per buona parte
dell'anno inutilizzabile a seguito di un rilievo della Corte
dei conti, pervenuto, soltanto nel mese di giugno, sul decreto
di accertamento del predetto residuo.
La somma di 566 miliardi è una cifra ingentissima, solo di
poco inferiore all'intero stanziamento di competenza 1995 per
la cooperazione a dono. Se detta somma a fine 1995 dovesse
andare in larga parte in economia, l'Italia non sarebbe più in
grado di dare seguito ad importantissimi impegni assunti con i
Paesi in via di sviluppo, con gli organismi internazionali e
con gli altri donatori. Le conseguenze negative si
ripercuoterebbero sull'intera politica estera del Paese.
E' inoltre prevista la conservazione dei fondi del
capitolo 8225 dello stato di previsione del Ministero degli
affari esteri e dei capitoli 7015 e 7728 dello stato di
previsione del Ministero dei lavori pubblici, fondi da erogare
ai soggetti attuatori dei lavori relativi al piano di bacino
del fiume Isonzo in territorio italiano e sloveno. Il relativo
stanziamento di lire 75 miliardi è stato disposto con
l'articolo 2, commi 3, 4, 5 e 6, della legge n. 295 del 1995,
mediante l'utilizzazione delle disponibilità in conto residui
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relative, per lire 1.900 milioni al capitolo 8225 del
Ministero degli affari esteri, e per lire 73.100 milioni ai
capitoli 7015 e 7728 del Ministero dei lavori pubblici.
5. L'articolo 4 provvede alla proroga fino al 31 dicembre
1996 delle posizioni del personale fuori ruolo e comandato
presso la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo
da altre amministrazioni dello Stato o enti pubblici, nonché
dei contratti stipulati dalla stessa Direzione generale per le
stesse ragioni. I comandati ed i fuori ruolo (140 unità) ed i
contrattisti ex lege 29 dicembre 1988, n. 554 (74 unità)
rappresentano la componente umana indispensabile per
l'attività della DGCS. Senza il personale sopra indicato la
cooperazione si vedrebbe costretta a rinunciare ai suoi
compiti istituzionali, essendo il personale di ruolo che
presta servizio alla DGCS assai limitato quanto al numero.
Per quanto concerne, in particolare, i contrattisti ex
lege n. 554 del 1988, va rilevato che nel 1995 non è stato
possibile dare corso alla loro immisione nei ruoli sulla base
del concorso per titoli che doveva essere espletato entro il
30 novembre 1995 - come previsto dall'articolo 5, comma 2,
della legge 13 luglio 1995, n. 295 - a causa dei rilievi
sollevati dalla Corte dei conti. La Corte non ha infatti
considerato legittimo il decreto del Presidente del Consiglio
dei Ministri con il quale la DGCS aveva provveduto a
determinare le dotazioni organiche delle qualifiche funzionali
e dei profili professionali del personale a tempo determinato
e a bandire il relativo concorso nel gennaio 1995.
La Corte dei conti in Sezione di controllo nell'adunanza
dell'11 maggio 1995 ha poi esaminato le controdeduzioni del
Dipartimento della funzione pubblica ed ha emanato una
delibera che è stata depositata il 6 ottobre 1995.
Indipendentemente dalle considerazioni di cui fa stato la
suddetta delibera, non è stato possibile - dati i tempi assai
stretti - effettuare il concorso per titoli del personale a
tempo determinato dalla DGCS entro la data indicata
dall'articolo 5 della legge n. 295 del 1995 in conformità a
quanto stabilito dalla suddetta delibera.
Per le suesposte considerazioni è indispensabile poter
contare su una proroga dei comandati e fuori ruolo, nonché dei
contrattisti ex lege n. 554 del 1988 al 31 dicembre
1996, spostando il termine per bandire il concorso per i
contrattisti al 30^ giorno successivo alla pubblicazione del
provvedimento che determina la pianta organica del
personale.
6. L'articolo 5 assicura la continuazione delle attività
di monitoraggio nei territori della ex-Jugoslavia.
La costituzione della missione di monitoraggio (ECMM) è
stata decisa dalla Comunità europea nel 1991 al fine di
contribuire ad una soluzione politica della crisi
jugoslava.
Il mandato della missione si fonda sul Memorandum of
understanding (MOU), firmato il 13 luglio 1991 dalle parti
jugoslave in seguito al raggiungimento di un accordo a Brioni,
grazie alla mediazione della Comunità europea.
L'attività della missione si è concentrata inizialmente in
Slovenia; nel corso del 1991, la ECMM ha esteso la sua azione
alla Croazia (con l'accordo del 1^ settembre), alla
Bosnia-Erzegovina (1^ ottobre) ed alla Federazione
serbo-montenegrina. Nel 1992 il raggio d'azione della ECMM si
è ampliato ulteriormente, sino a comprendere - oltre alle
Repubbliche ex jugoslave - le regioni di confine della
Bulgaria, dell'Albania e dell'Ungheria.
Le funzioni principali svolte dalla missione in questi
ultimi tre anni possono riassumersi come segue: a)
mediare tra le parti in conflitto, con il precipuo compito di
facilitare il raggiungimento di un accordo tra le stesse, in
particolare sull'adozione delle misure fiduciarie; b)
monitorare la situazione politica ed economica del Paese;
c) verificare il rispetto dei diritti umani; d)
monitorare la situazione militare. Per l'espletamento di tali
incarichi, squadre di osservatori (di solito formate da due o
tre monitors ed un autista) si recano in loco per
valutare la situazione sul te reno, rilevare eventuali
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violazioni dei "cessate-il-fuoco" e facilitare il dialogo tra
le parti.
Il nucleo centrale della ECMM, è il centro di
coordinamento, situato a Zagabria. La missione annovera
inoltre i seguenti centri regionali: Belgrado, Spalato (base
logistica), Zenica, Knin, Sofia, Tirana e Sezeged
(Ungheria).
Dopo le intese sulla Bosnia a Dayton il 21 novembre
scorso, e a seguito delle iniziative militari croate del
maggio ed agosto scorsi che hanno portato Zagabria a
riacquisire il controllo sulle Krajine (ad eccezione della
Slavonia orientale), i compiti della ECMM sono destinati a
subire degli aggiornamenti, con l'assunzione di funzioni
ulteriori.
In particolare, l'attenzione verrà rivolta
prioritariamente alla Bosnia-Erzegovina, concretizzandosi in
un rafforzamento del nucleo istituito a Sarajevo; parte del
contingente opererà nel quadro dell'operazione OSCE - secondo
meccanismi oggetto di negoziati tra Unione europea ed OSCE
medesima - per lo svolgimento di elezioni entro nove mesi
dalla firma delle intese di pace. Altra area di preminente
interesse ai fini dell'attuazione di quanto previsto dagli
accordi di pace è la Slavonia orientale, ove sarà necessario
potenziare le strutture esistenti.
Al finanziamento delle spese derivanti dalla missione di
monitoraggio sopra illustrata si è provveduto, fino alla metà
dell'anno 1995, attingendo allo stanziamento iscritto al
capitolo 3198 dello stato di previsione del Ministero degli
affari esteri (legge n. 180 del 1992 per le iniziative di
pace) che, a seguito del versamento del 65 per cento della
quota dovuta per il primo semestre, ha esaurito la
disponibilità.
Con il presente articolo si provvede a finanziare il
pagamento di quanto dovuto dall'Italia per il 1995 (residuo) e
per il 1996, nonché l'anticipazione agli altri Stati della
Unione europea cui l'Italia è tenuta quale Presidenza
dell'Unione stessa, come meglio specificato nella relazione
tecnica.
7. L'articolo 6 concerne la concessione di contributi per
l'organizzazione del vertice dell'alimentazione e del
Forum dei Ministri degli affari esteri del Mediterraneo,
che si terranno rispettivamente a Roma e Malta nei prossimi
mesi.
La Conferenza generale della FAO del 1995 ha deciso di
convocare dal 13 al 17 novembre 1996, nella sede
dell'Organizzazione, un vertice dei Capi di Stato e di Governo
per discutere i problemi della sicurezza alimentare nel
mondo.
Il vertice di Roma, che si inserisce e dovrebbe concludere
il ciclo delle conferenze mondiali promosse nell'ambito del
sistema delle Nazioni Unite per affrontare al più alto livello
i grandi problemi dell'umanità (ambiente, infanzia, condizione
femminile, criminalità) rappresenterà quindi il momento di
sintesi del dibattito che in questi ultimi anni ha visto
impegnata la comunità internazionale sulle nuove strategie di
cooperazione Nord-Sud.
Il vertice, che ha già ottenuto l'adesione di tutti i
Governi, dovrà concludersi con una dichiarazione solenne
(dichiarazione di Roma) di tutti i Capi di Stato e di Governo
del mondo di impegno ad adottare a livello nazionale ed
internazionale le misure più appropriate per alleviare nel
breve termine ed eliminare a medio e lungo termine il
gravissimo problema dell'insicurezza alimentare che tuttora
affligge la gran parte dei Paesi in via di sviluppo. Il
vertice approverà anche un piano d'azione volto ad orientare
in modo concreto l'azione dei Governi, delle organizzazioni
internazionali e della società civile su linee di più attiva
collaborazione.
L'evento, per l'eccezionale importanza della sua
problematica e per gli effetti che potrà avere sulle
drammatiche condizioni di vita di centinaia di milioni di
esseri umani, non mancherà di avere un rilevante impatto a
livello politico e di opinione pubblica. L'Italia, ospitando
la riunione, potrà certamente trarne un beneficio d'immagine
di altissimo livello, oltre che confermare il suo tradizionale
continuo impegno in favore degli strati più diseredati della
popolazione mondiale.
Il vertice sarà realizzato con criteri di rigida economia
ed in questa ottica sarà tenuto nei locali della sede centrale
della FAO a Roma. Per contenere l'onere finanziario sul
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bilancio ordinario dell'organizzazione - su cui sono stati
stanziati per l'organizzazione del vertice 1.500.000 di
dollari - la FAO ha richiesto l'appoggio dei Paesi membri
affinché contribuiscano in varia misura su base volontaria
alle spese. Inoltre una serie di servizi sarà offerta
gratuitamente da vari sponsor privati, tra i quali la
FIAT e la TELECOM.
Come Paese che ospita la FAO e la altre organizzazioni
agroalimentari delle Nazioni Unite e che ospiterà il vertice,
appare doveroso che l'Italia fornisca tutto il suo appoggio
non solo politico e diplomatico, ma anche finanziario
all'iniziativa e contribuisca al suo successo, traendone per
se stessa il giusto ritorno di immagine.
Dopo un'approfondita analisi, si sono individuate alcune
iniziative che il Governo italiano sarebbe opportuno prendesse
per venire incontro alle necessità della FAO ed al tempo
stesso ottenere il massimo dei benefici politici. A tal fine
si ritiene opportuno che l'Italia stanzi la somma di 2000
milioni di lire che verrà erogata alla FAO per far fronte alle
spese di partecipazione al vertice dei rappresentanti dei
Paesi più sfavoriti, per le attività di primaria importanza
miranti a promuovere il più ampio coinvolgimento dell'opinione
pubblica, della comunità scientifica, delle organizzazioni non
governative, del settore privato e di tutti gli ambienti della
società civile interessati, nonché per tutte le attività
divulgative ed informative atte a valorizzare l'apporto del
nostro Paese al vertice e più in generale all'azione della
FAO.
Il contributo italiano sarà conferito alla FAO ed
amministrato dall'organizzazione, sulla base di un programma
di attività che sarà stabilito, di comune intesa, da un
comitato paritetico Italia-FAO.
Il Forum Mediterraneo, avviato nell'estate del 1994
ad Alessandria d'Egitto dai Ministri degli esteri di Algeria,
Egitto, Francia, Grecia, Italia, Marocco, Portogallo, Spagna,
Tunisia e Turchia, con l'aggiunta in seguito di Malta, ha
svolto la sua attività, quale istanza di dialogo informale e
flessibile, attraverso i suoi tre gruppi di lavoro (politico,
culturale ed economico-sociale).
La riunione ministeriale tenutasi a Saint Maxime
nell'aprile del 1995 ha potuto così approvare una serie di
progetti, specie nel settore culturale, che hanno avviato una
proficua collaborazione con i Paesi partecipanti.
Quanto alle prospettive future del Forum, si va
affermando un'unanime opinione, confermata a Saint Maxime,
circa la necessità che l'esercizio continui a mantenere un suo
profilo autonomo rispetto alle esistenti istanze di dialogo e
di cooperazione nell'area - ed in primo luogo la Conferenza
euro-mediterranea tenutasi a fine novembre 1995 a Barcellona -
nei confronti delle quali potrebbe peraltro utilmente
contribuire con proposte ed idee. Tale ultima funzione è stata
in particolare assolta dalla riunione ministeriale e
straordinaria del Forum Mediterraneo tenutasi alla fine
del mese di luglio dell'anno scorso a Tabarka, in Tunisia.
Dall'aprile del 1995 l'Italia detiene la "presidenza
informale" del Forum e al nostro Paese incombe l'onere,
così come è stato deciso a Saint Maxime, di organizzare nel
primo semestre del 1996 la prossima riunione ministeriale. La
coincidenza con il nostro semestre di presidenza dell'Unione
europea non è casuale, bensì dettata dalle possibili sinergie
che potrebbero svilupparsi tra i due esercizi.
La sessione del Forum Mediterraneo si articolerà
secondo il seguente programma.
La riunione ministeriale sarà articolata su due giornate
di lavoro (una sessione nel tardo pomeriggio e una nel corso
della mattinata seguente). Tali sessioni saranno precedute nel
primo pomeriggio da una riunione preparatoria a livello di
esperti. L'evento si concluderà con una conferenza stampa alla
quale parteciperanno i Ministri degli esteri.
Fra gli incontri conviviali previsti sarà offerto, la
prima sera, un ricevimento, seguito da un pranzo di lavoro
ristretto ai Ministri e ai loro più vicini collaboratori,
nonché un pranzo per gli altri partecipanti. Una prima
colazione di lavoro allargata a tutti i partecipanti precederà
la sessione della seconda giornata.
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Le delegazioni presenti, che potranno comprendere da
cinque a otto membri circa, saranno alloggiate nello stesso
luogo dove si svolgeranno i lavori. Saranno a carico del
Governo italiano le spese di ospitalità per il Ministro degli
esteri e tre accompagnatori.
Sempre in tema logistico, sarà necessario provvedere al
trasporto delle delegazioni a Ravello, rimanendo aperta
l'opzione di un trasferimento in pullman da Roma o da un
aeroporto vicino, ad esempio quello di Napoli. I Ministri e i
loro più vicini collaboratori avranno a disposizione
un'autovettura. Tali autovetture, con autista, potranno essere
noleggiate in loco oppure a Roma. Saranno anche prese le
necessarie misure in materia di sicurezza, sia all'interno
dell'albergo che nelle sue adiacenze.
Tenuto conto che inglese e francese sono le lingue di
lavoro previste, saranno allestite le strutture necessarie per
assicurare la traduzioni e l'interpretariato, rimanendo aperta
la questione di sapere se tali accorgimenti dovranno essere
presi anche per la lingua araba (in analogia con quanto si è
verificato in occasione di qualche riunione dei gruppi di
lavoro del Forum Mediterraneo).
I giornalisti, per i quali sarà previsto un formale
accreditamento, a cura del servizio stampa e informazione,
potranno alloggiare in un albergo nei pressi del luogo dove
saranno alloggiate le delegazioni, come peraltro avvenuto
nella riunione in Francia, nonché in quella straordinaria
tenutasi a fine luglio 1995 a Tabarka in Tunisia.
8. Con l'articolo 7 del presente decreto-legge si mira a
far fronte ad alcune necessità derivanti da obblighi assunti
dall'Italia sul piano internazionale. Infatti la
partecipazione dell'Italia al sistema informatizzato Schengen
per il rilascio dei visti si traduce in un sensibilissimo
incremento dei carichi di lavoro per i nostri servizi
consolari, e ciò comporta l'esigenza di personale aggiuntivo
sia per i consolati, che per le cancellerie consolari delle
ambasciate.
L'ingresso dell'Italia nel sistema Schengen comporterà
l'allacciamento telematico tra la nostra rete
diplomatico-consolare, il Ministero degli affari esteri, il
Ministero dell'interno e, attraverso una banca-dati a
Strasburgo, le analoghe autorità degli altri Paesi aderenti al
sistema.
Si prevede che il raccordo telematico con la rete estera
avvenga in due tempi: nella prima fase sono da collegare 34
sedi di maggiore rilevanza (che comportano circa il 70 per
cento del traffico globale dei visti), mentre nella seconda -
da realizzare nel periodo 18-24 mesi dopo l'ingresso nel
sistema - sono da inserire le rimanenti sedi, che sono quasi
200.
Peraltro anche gli uffici all'estero destinati ad entrare
in seconda battuta nel sistema di raccordo telematico dovranno
operare sulla base della normativa Schengen e realizzare
collegamenti in tempo reale, sia pure con la procedura non
telematica, con il Ministero degli affari esteri, per
l'inserimento dei dati nel circuito informativo incentrato
sulla banca-dati di Strasburgo.
L'aumento dei carichi di lavoro sulla nostra rete
diplomatico-consolare, per effetto dell'ingresso dell'Italia
nel sistema Schengen sarà notevole, in particolare per i
seguenti motivi:
a) il traffico dei messaggi con il centro
destinato almeno a quadruplicarsi rispetto ai dati del 1994 e
del 1995, giacché l'autorizzazione preventiva delle autorità
centrali al rilascio dei visti, attualmente limitata ad una
ventina di Paesi "sensibili", dovrà estendersi, con lo stretto
termine di sette giorni per il rilascio dei visti, alla grande
maggioranza dei Paesi soggetti al regime dei visti;
b) l'istruttoria delle domande di "visto Schengen"
comporterà una digitazione quasi tripla rispetto a quella
richiesta attualmente, poiché la nuova "mascherina"
informatica avrà 32 "campi" e richiederà la digitazione di
500-700 caratteri contro gli attuali 300;
c) la regola Schengen della competenza per un
Paese a provvedere in quanto "destinazione principale" tra i
Paesi del sistema toccati dal viaggio renderà inevitabile un
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forte accrescimento delle domande presso le sedi
diplomatico-consolari italiane, essendo il nostro Paese
marcatamente preferenziale per il turismo e disponendo di una
rete estera assai estesa: in particolare, poiché il sistema
Schengen prevede la delega ad un Paese a ricevere le domande
dirette ai Paesi Schengen in una determinata area, l'Italia
dovrà istruire domande di visti per Paesi diversi in sedi come
Asmara (ove è l'unica rappresentante tra i partner
Schengen), Tirana, Vilnius, Bombay, Colombo o Shanghai;
d) la necessaria apertura di nuovi sportelli per
visti, come quelli già attivati a Kiev, Minsk, Riga e quelli
già programmati a Belgrado e Skopje.
Al fine di provvedere al fabbisogno di personale
determinato dalle suesposte esigenze, il comma 1 dell'articolo
7 del presente decreto-legge autorizza l'Amministrazione degli
affari esteri ad assumere fino a 200 impiegati con un
contratto triennale (in deroga al contingente previsto
dall'articolo 152 del decreto del Presidente della Repubblica
5 gennaio 1967, n. 18, e successive modificazioni), anche se
le effettive previsioni di aumento dei carichi di lavoro
richiederebbero un incremento superiore.
Ci si è peraltro attestati su tale dimensione minimale -
nonostante gli attuali organigrammi siano già comunque
inadeguati rispetto ad altri gravosi impegni (come, per gli
uffici consolari, il completamento dell'anagrafe degli
italiani residenti all'estero e lo svolgimento di pratiche di
riacquisto di cittadinanza) - in considerazione delle note
problematiche del bilancio dello Stato. Ne conseguirà la
possibilità di dotare in media di una sola unità aggiuntiva la
maggior parte, ma non la totalità, dei circa 230 uffici
interessati.
Il ricorso al personale a contratto rappresenta una scelta
obbligata, in considerazione dell'urgenza degli adempimenti
connessi al sistema Schengen e dell'assai maggiore
flessibilità e celerità che lo strumento contrattuale assicura
rispetto al reclutamento concorsuale del personale di ruolo
(oltre ai vantaggi dei minori costi e della utilizzazione
delle conoscenze linguistiche locali).
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