Banche dati professionali (ex 3270)
Domande di autorizzazioni a procedere della XIII Legislatura

Documento

documento precedente documento successivo
pagina successiva
11
DOC4-0010
DOC IV n. 10 Legisl. XIII
09-12-97 [ DOC13-4-10 DO C134 0010 13DOC4 00010 DOC13-4-10A 13DOC4 00010 A 001100042 DOC4 00010 000004 001000000101001156SI1 11 000101000462SI1 4 0000 00 00 ]
                  DOMANDA DI AUTORIZZAZIONE
                   A PROCEDERE ALL'ARRESTO
                  nei confronti del deputato
                             CITO
  per concorso - ai sensi dell'articolo 110 del codice
                      penale - nel reato
  di cui all'articolo 317 dello stesso codice (concussione)
      TRASMESSA DAL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI
                PRESSO IL TRIBUNALE DI TARANTO
                      il 9 dicembre 1997
  All'Onorevole Presidente
  della Camera dei Deputati
                                     Taranto, 9 dicembre 1997.
     Il giudice, dottor L. La Marca,
       vista la richiesta di applicazione della misura
  cautelare della custodia cautelare in carcere avanzata in data
  19.11.97 dalla Procura della Repubblica di Taranto nei
  confronti di CITO Giancarlo, deputato della Repubblica, nel
  procedimento a carico dello stesso Cito e di Campo Michele,
  per il reato di concussione (articolo 317 c.p.) commesso sino
  al dicembre del 1996;
       esaminati gli atti del procedimento in esito ai quali
  questo GIP ha ritenuto sussistere le condizioni per
  l'applicazione nei confronti degli indagati della richiesta
  misura cautelare, la cui esecuzione è stata sospesa e
  differita nei confronti del Cito Giancarlo, in quanto membro
  in carica del
 
                              Pag.2
 
  Parlamento, alla eventuale autorizzazione da parte della
  Camera di appartenenza:
                            CHIEDE
       al Presidente della Camera dei Deputati di avviare la
  procedura prescritta dall'articolo 68 della Costituzione per
  l'autorizzazione all'arresto del deputato onorevole CITO
  GIANCARLO, nato a Taranto il 12 agosto 1945.
  Trasmette a corredo della richiesta:
       1) ordinanza di custodia cautelare in carcere;
       2) copia degli atti del fascicolo processuale trasmessi
  dal PM a questo giudice a sostegno della richiesta della
  misura.
                          Il giudice
                 per le indagini preliminari
                      dott. L. La Marca
  Proc. pen. n. 72/97 notizie di reato
  Proc. pen. n. 3268/97 R.G G.I.P.
                     TRIBUNALE DI TARANTO
       UFFICIO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI
               ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE
  (articolo 272 e seguenti 285 del codice di procedura
                           penale)
      Il Giudice per le indagini preliminari dottor L. LA
  MARCA
        esaminata la richiesta in data 19.11.97 del Pubblico
  Ministero nel procedimento n. 72/97 per l'applicazione della
  misura della custodia cautelare in carcere nei confronti
  di:
        CITO Giancarlo nato a Taranto il 12.8.1945 residente in
  Taranto alla via Elio n. 7;
      CAMPO Michele nato a Monteparano (TA) l'8.11.1940
  residente in Taranto alla via Cauri n. 2.
      In relazione al seguente reato:
      artt. 110-317 c.p. perché, in concorso tra loro e con
  altre persone in corso di identificazione o nei confronti
  delle quali sono in corso indagini, il Cito abusando delle
  qualità e dei poteri derivantigli dalla carica di sindaco di
  Taranto, inducevano Ildebrando De Franco e Gerard de Cervens
  dapprima a promettere loro una dazione di danaro per un
  importo di lire 240 milioni annui da versare in tre anni per
  complessivi 720 milioni, e successivamente a dare loro la
  somma di L. 120 milioni che veniva consegnata materialmente al
  Campo il quale, mediante la stipula di un contratto
  pubblicitario con l'emittente televisiva SUPER 7, faceva
  pervenire la suddetta somma al Cito, amministratore di fatto
  della citata emittente, ciò al fine di consentire
 
                              Pag.3
 
  la approvazione da parte del comune di un progetto relativo
  alla realizzazione di un porto turistico in località San Vito
  di Taranto;
             in Taranto sino al dicembre del 1996
      ritenuto che a carico dei predetti sussistono i gravi
  indizi di colpevolezza di seguito specificati in ordine ai
  reati anzidetti:
        I fatti delittuosi enucleati nell'imputazione
  antescritta si riferiscono all'iter concernente la
  progettazione e realizzazione nella città di Taranto di un
  porto turistico.  In merito a tale vicenda si è articolata una
  complessa ed approfondita indagine condotta dalla Procura
  della Repubblica richiedente, originata dalla denunzia di
  Ildebrando De Franco, un uomo d'affari di origine tarantina
  che agiva per conto di una società multinazionale liberiana,
  la DIRAV INTERNATIONAL, con sedi anche in Israele, Ungheria e
  Polonia, alla quale era stata proposta la realizzazione
  dell'ambizioso progetto.
  1)  La denunzia di Ildebrando De Franco.
      Per la comprensione della vicenda l'atto, in sintesi,
  viene analizzato per la parte che concerne soprattutto i
  rapporti intrattenuti con i pubblici amministratori, ancorché
  l'indagine riguardi anche quelli con la componente tecnica
  presso il Comune di Taranto.  A tale riguardo il denunziante
  evidenziava che:
        nel settembre del 1994 in relazione alla possibilità ed
  al progetto della DIRAV INTERNATIONAL di realizzare un porto
  turistico nell'Italia meridionale pensò che l'iniziativa
  potesse concretarsi in Taranto e di ciò parlò con i vertici
  della multinazionale, vice presidente Lahav e presidente
  Diamant acquisendo da costoro la disponibilità di massima.
  Sorse quindi la necessità di partecipare l'iniziativa
  all'amministrazione comunale di Taranto.  I primi contatti li
  ebbe, tramite tale Fago Angelo, con l'avv.  Basile, assessore
  al comune, che gli procurò un incontro con l'architetto De
  Palma, il quale gli parlò della esistenza di un progetto, a
  firma dell'arch.  Adamo e già pronto, che riguardava la
  realizzazione del porto turistico.  La DIRAV esaminato tale
  progetto non lo ritenne idoneo e manifestò la volontà di farne
  redigere uno dai propri tecnici da sottoporre agli
  amministratori di Taranto;
        sorse così la necessità di contattare direttamente il
  sindaco Cito Giancarlo, responsabile del movimento politico
  AT6 - Lega di Azione Meridionale - che governava
  l'amministrazione comunale della città.  Tali contatti furono
  tentati dapprima per il tramite di Mimmo Monfredi, ex uomo
  della Democrazia Cristiana passato nelle file di AT6
  rivelandosi, tuttavia, non proficui.  Intuendo, pertanto, che
  la propria persona non fosse gradita pensò di presentare il
  progetto a nome di altri e contattò un vecchio amico,
  l'ingegnere francese Gerard De Cervens che raggiunse a Parigi
  nel marzo del 1995, il quale accettò la proposta.  D'intesa con
  la DIRAV venne costituita, al fine di concretamente operare,
  una apposita società la M.D.M. Srl della quale amministratore
  unico era il De Cervens.  I finanziamenti sarebbero stati
  assicurati a detta società a mezzo della Budeco, società
  finanziaria della DIRAV con sede in Panama.  Ritornato a
  Taranto per concretamente operare ed acquisite ulteriori
  notizie e consigli contattò gli
 
                              Pag.4
 
  architetti Chianura e Gagliardi della Proin Srl, i quali si
  dimostrarono molto vicini e collegati all'architetto De Palma
  del comune facendogli intendere che senza di questo l'opera
  non avrebbe potuto essere realizzata in quanto "i politici
  vanno e vengono, De Palma sta sempre lì", ed inoltre che
  sarebbe stato necesario fornire al De Palma una quota di
  compenso in denaro.
        ciò posto e consapevole di dover seguire detto percorso
  ritenne comunque necessario il contatto diretto con il sindaco
  Cito.  A tale riguardo riuscì ad ottenere un incontro tramite
  un uomo di AT6, tale Golino Adriano, nel maggio del 1995 a
  palazzo Latagliata.  Qui il sindaco appreso del progetto del
  porto turistico gli assicurò che si poteva fissare un
  appuntamento per parlarne ufficialmente.  L'incontro avvenne in
  seguito con la presenza di Cito, Monfredi, De Cervens, gli
  architetti Gagliardi, Chianura e De Palma e altri componenti
  la giunta comunale.  Ma, esaurite le presentazioni, il sindaco
  passò ad insultarlo alla presenza di tutti.  Evidentemente
  detto comportamento era ispirato dalla intenzione di
  estrometterlo dalla vicenda per gestirla esclusivamente con il
  De Cervens, in quanto la sua presenza era inconciliabile con
  la possibilità di gestire in maniera non trasparente la
  trattativa.  Ed infatti successivamente il De Cervens scrisse
  al sindaco una lettera con la quale gli partecipava che il De
  Franco si era messo da parte, dichiarandosi però disposto a
  proseguire la trattativa con i finanziamenti già dallo stesso
  procurati; il 28 luglio il Cito assentiva a tale richiesta;
        nel mese di agosto, tuttavia, veniva in contatto
  tramite il proprio amico Michele Laguardia con un imprenditore
  di Taranto, Campo Michele, titolare della CeC impresa operante
  nel settore degli impianti di sicurezza il quale, avendo
  appreso della realizzazione nella città di un porto turistico,
  gli chiese se la propria impresa poteva aspirare ad effettuare
  lavori nel realizzando progetto.  Successivamente il Campo gli
  prospettò la possibilità di riallacciare i rapporti interrotti
  con il sindaco Cito in quanto il primo cittadino gli doveva
  dei favori avendogli chiesto, tempo addietro, di realizzare un
  sistema di allarme nell'abitazione di un grosso pregiudicato
  di Statte; peraltro poiché il beneficiano di tali lavori si
  era reso insolvente lo stesso Sindaco aveva provveduto a
  saldare il debito non in danaro ma mediante la programmazione
  su una rete televisiva da lui controllata di spots
  pubblicitari in favore della CeC.  In effetti l'intercessione
  del Campo risultava fruttuosa in quanto lo stesso riusciva a
  fissare un appuntamento con il Sindaco.  L'incontro avvenne
  presso il ristorante "Al Caffè" gestito dal fratello del
  Campo, Gianfranco, dove i due si appartarono per discutere.  Al
  termine del colloquio Campo Michele gli assicurò che per il
  seguito non sarebbe stato più ostacolato dal Cito e che quanto
  prima si sarebbe organizzata una riunione ufficiale per
  presentare il progetto del porto turistico; poi la stipula di
  un contratto pubblicitario con Super Sette - antenna
  televisiva controllate dal Cito - sarebbe stata "una ciliegina
  sulla torta" in quanto così funzionavano le cose;
        si recava in Israele per partecipare ai vertici della
  DIRAV l'evolversi della trattativa e con il vice presidente
  Lahav si convenne
 
                              Pag.5
 
  che l'unico modo per realizzare il progetto era quello di
  accettare le condizioni richieste con l'intermediazione del
  Campo Michele.  Ed infatti il giorno 30.10.95 vi fu la riunione
  a palazzo di città nella quale erano presenti Lahav,
  l'ingegnere De Cervens, gli architetti Chianura, Gagliardi e
  De Palma, la traduttrice, l'assessore all'urbanistica Imperio,
  il vicesindaco De Cosmo, l'assessore Loredana Nobile,
  Francesco Cavallari, funzionario del Mediocredito BNL, in
  qualità di consulente finanziario della DIRAV.  Il Campo
  nell'occasione era seduto accanto alla scrivania del sindaco
  Cito, che si mostrò nei riguardi di esso De Franco molto
  gentile come se nulla fosse successo in passato.  La riunione
  proseguì al ristorante Il Caffè, all'uscita del quale il Campo
  rammentò la faccenda del contratto pubblicitario.
  Successivamente lo stesso chiari che la cifra da corrispondere
  per detto contratto era di lire 20 milioni mensili per tre
  anni ed esibì un contratto per l'importo complessivo di lire
  290 milioni della qual cosa egli avrebbe informato, mostrando
  il documento, il vicepresidente Lahav.  Questi, nel corso di un
  incontro avvenuto in Roma, dopo avergli fatto presente che
  l'ing.  De Cervens doveva essere estromesso dall'affare perché
  ormai era venuto meno il motivo del suo intervento, vale a
  dire il contatto con l'amministrazione comunale, gli disse che
  era inevitabile accettare sia le richieste degli architetti
  per il rilascio della concessione edilizia, sia le condizioni
  imposte dal Campo, essendo evidente l'importanza del suo ruolo
  nel mutato atteggiamento favorevole del sindaco Cito.  Pertanto
  autorizzò il pagamento di venti milioni al mese per tre anni
  da corrispondere nei mesi di dicembre 95, gennaio e febbraio
  96, in corrispondenza con le varie fasi della emanazione della
  delibera della concessione edilizia del progetto.
        peraltro al momento della esibizione del contratto
  pubblicitario di L. 290 milioni il Campo chiese un anticipo di
  lire 120 milioni.  Nelle more degli accrediti da parte della
  DIRAV il De Franco si dichiarò disposto a fornire la somma non
  appena la finanziaria Budeco gli avesse accreditato una
  semestralità del proprio stipendio.  Ed infatti il 27 o 28
  novembre, ricevuto tale accredito, si recò presso gli
  sportelli della Banca Nazionale del lavoro con il Campo e
  l'architettto Gagliardi che, nel contempo, avrebbe dovuto
  incassare un accredito di lire 192 milioni disposto dalla
  M.D.M. a favore della Proin.  In banca il funzionario Russo
  preparò assegni circolari per 100 milioni che furono
  consegnati e girati, oltre alla corresponsione di contanti, al
  Campo il quale gli rilasciò ricevuta per 120 milioni.  Nel
  contempo si provvedeva a soddisfare anche le richieste
  economiche della componente tecnica dell'operazione, cioè gli
  architetti Chianura e Gagliardi, nonchè l'architetto del
  Comune De Palma.
        conclusi i rapporti con la componente tecnica e
  politica della vicenda si operò per preparare le referenze
  bancarie e finanziarie dell'operazione.  Attraverso la
  finanziaria Budeco furono trasferiti, a mezzo BNL di Roma
  agenzia di piazza dell'agricoltura, in favore della M.D.M. 192
  milioni e 120 milioni a suo favore.  Successivi contatti a
  Budapest e a Tel Aviv con i vertici della DIRAV perfezionarono
  le referenze bancarie della società mediante la Banca di
  Haopalim di Ginevra.
 
                              Pag.6
 
      A questo punto il De Franco evidenzia come tra la fine
  del 1995 e gli inizi del 1996, per incomprensioni con il De
  Cervens ed altro si registrò una fase di stallo del progetto,
  in particolare i vertici della DIRAV lamentarono che il comune
  di Taranto dopo i primi contatti non aveva mai risposto
  ufficialmente in ordine alla sua realizzazione.  Narrava quindi
  delle sue iniziative rivolte al recupero, anche in via
  giudiziaria, dei 120 milioni anticipati personalmente con la
  intermediazione del Campo Michele.
  2)  L'esito delle indagini.
      I fatti esposti dal denunziante Ildebrando De Franco, di
  per sè attendibili perché estremamente circostanziati hanno
  costituito oggetto di una laboriosa attività di indagine,
  volta al riscontro sia fattuale che della logicità e coerenza
  della loro esposizione.  Detta indagine è consistita
  nell'acquisizione di ponderosa documentazione, deposizioni di
  persone informate dei fatti, consulenze volte alla
  interpretazione del materiale probatorio esaminato.  Si passa,
  sempre in sintesi, a dettagliare i risultati dell'attività
  investigativa dettagliata negli allegati al fascicolo
  processuale:
        la documentazione acquisita, concernente il progetto
  per la realizzazione del porto turistico in zona S. Vito di
  Taranto, in parte anche fornita dal denunziante, quella
  relativa alla costituzione della società M.D.M. presso la sede
  di via Prestinari in Roma, ha confermato la ricostruzione
  fatta dal denunziante dell'iter procedimentale del progetto e
  dei rapporti intrattenuti con i protagonisti della vicenda;
        seguiva attività di sequestro dei lavori di
  progettazione del porto effettuati dalla Proin, società
  facente capo agli architetti Gagliardi e Chianura, nonchè di
  perquisizione presso la CeC di Campo Michele e la emittente
  televisiva Super Sette presso le quali veniva sottoposta a
  sequestro documentazione contabile a partire dal 1994.
      In relazione a tale documentazione sono state disposte
  consulenze tecniche da parte del PM volte a verificare quanto
  riferito dal De Franco, e cioè che i contratti pubblicitari
  tra le dette aziende servivano a mascherare il passaggio di
  denaro tra il Campo e Cito (la ciliegina sulla torta in quanto
  così funzionavano le cose), denaro che il De Franco e il De
  Cervens avevano erogato quale tangente al fine di consentire
  lo svolgimento dell'attività amministrativa da parte del
  Comune ai fini dell'approvazione del progetto.  Ebbene i
  risultati dell'indagine tecnica (consulenza del commercialista
  Dr. Carlo Bianco) hanno evidenziato la concomitanza temporale
  tra i fatti denunziati e ingenti contratti pubblicitari
  stipulati dal Campo con Super Sette, del tutto esorbitanti
  rispetto ai volumi di affari intrattenuti con altri clienti
  dalla emittente televisiva.  In particolare veniva sollecitata
  l'attenzione degli inquirenti su due contratti pubblicitari
  per lire 120 milioni del 26.10.95 e 26.10.96, ritenuti
  sproporzionati sia rispetto all'entità media dei contratti
  normalmente stipulati da Super Sette con altre ditte, sia con
  quelli stessi di consueto stipulati con la CeC di Campo
  Michele (in dettaglio l'analisi tecnica è esposta in apposite
  tabelle comparative della consulenza).  Peraltro la data
  apposta sul contratto del 26 ottobre
 
                              Pag.7
 
  1996, appare fortemente in contrasto con passaggi
  pubblicitari da mandare in onda dal 3.11.95 al 31.12.96,
  inoltre apposta utilizzando una penna di colore diverso
  rispetto a quella usata per compilare le altre parti del
  contratto.
      Sempre mediante la detta consulenza si è accertato che
  Super Sette utilizza le strumentazioni tecniche ed i locali di
  AT6, emittente televisiva non più attiva, appartenente
  all'on.le Cito Giancarlo, e ciò con un contratto di locazione
  con canone variabile in funzione dei volumi di fatturato di
  Super Sette.  Tale pattuizione, anomala rispetto al costo che
  per sua natura dovrebbe essere stabilito in misura fissa, ha
  l'evidente scopo di far fruire ad AT6 ogni aumento di
  fatturato realizzato da Super Sette, consentendo in
  particolare all'on.le Cito di riscuotere i proventi dei
  contratti pubblicitari della emittente notoriamente da lui
  gestita.
      Altra consulenza svolta dall'ing.  Civino ha evidenziato
  la assoluta incongruenza tra gli importi fatturati da Super
  Sette alla CeC di Campo Michele e gli effettivi servizi
  pubblicitari effettuati e fruiti, inoltre che le fatture
  emesse e quietanzate per lire 120 milioni non risultano
  inserite nelle scritture contabili della CeC, che il flusso
  degli incrementi del fatturato pubblicitario è successivo
  proprio all'operazione bancaria di prelievo per 120 milioni
  del 26.11.95, ed infine che i contratti pubblicitari oggetto
  di indagine sono del tutto generici quanto ad erogazione della
  prestazione in rapporto al notevole costo in essi portato, il
  tutto ad ulteriore conferma della fittizietà dell'operazione
  commerciale.
      Sono state interrogate numerose persone informate dei
  fatti per i quali si procede e anche detta attività
  investigativa ha confortato l'accusa del denunziante.  Il
  funzionario della Banca Nazionale del Lavoro di Taranto, Russo
  Francesco, ha confermato che alla fine del novembre del 1995
  il De Franco, ricevuto un accredito di oltre 100 milioni,
  prelevò la somma con assegni circolari ed era accompagnato da
  due persone.  A tale riguardo il De Franco ha dichiarato che la
  somma elargita al Campo era portata da assegni circolari per 5
  milioni ciascuno, sicché già tale forma di prelievo è
  indicativa della volontà di occultare la portata
  dell'operazione e la identificazione del destinatario della
  somma, per scopi evidentemente non limpidi.  Carpignoli Maria
  Antonietta, addetta al settore pubblicitario di Super Sette,
  ha convenuto non essere possibile che il contratto
  pubblicitario datato 26.10.96 fosse stato stipulato dopo la
  messa in onda della pubblicità alla quale lo stesso si
  riferiva, indicando, invece, il 26.10.95 quale possibile data
  esatta della stipula, epoca quindi coeva all'introito
  dell'anticipo della tangente corrisposta dal De Franco.
      Ovviamente particolarmente illuminante sulla vicenda
  doveva risultare la deposizione dell'ing.  Gerard De Cervens.
  Questi escusso dal PM confermava in linea di massima i
  dettagli del rapporto DIRAV-Amministrazione comunale di
  Taranto con la intermediazione del De Franco.  Ma, nel corso
  della deposizione, veniva colto da malore e dopo alcuni giorni
  decedeva.  Tuttavia è stata acquisita la dettagliatissima
  documentazione che il De Cervens aveva portato con sè per
  l'espletamento dell'interrogatorio, nella quale in maniera
  scrupolosissima era annotata anche la più insignificante spesa
  sostenuta per il progetto del porto di Taranto.  Ebbene nella
  scheda contabile attinente al De
 
                              Pag.8
 
  Franco, indicato con la sigla IDF, alla data del 26.11.95 vi
  è l'indicazione IDF - CAMPO 400.000,00, ed in una scheda
  globale la causale di detta spesa al 26.11.95 IDF-CAMPO-Safety
  Study/Pub -L.120.000.000 quale controvalore di 400.000 F.F a
  carico della MDM.  Appare, quindi, sin troppo chiaro che la
  somma fu stanziata perché venisse stipulato da parte del Campo
  un contratto pubblicitario il cui costo veniva sostenuto dalla
  società che trattava l'affare del porticciolo turistico in
  Taranto.
      Alla stregua di quanto esposto gravi sono gli indizi a
  sostegno dell'imputazione come formulata dal PM richiedente.
  La dazione di danaro richiesta all'avvio delle trattative per
  la realizzazione dell'ambito progetto, e scadenzata per tre
  anni in dipendenza evidentemente dell'iter procedimentale
  della concreta effettuazione dell'opera, fu articolata secondo
  il noto e collaudato sistema della intermediazione di impresa
  che da un canto aveva il compito di mascherare la destinazione
  al pubblico ufficiale richiedente le somme di danaro,
  dall'altro di figurare come controparte contabile di una
  partita che non poteva essere elargita sottobanco ma doveva
  trovare necessariamente collocazione contabile nella società
  che doveva erogare la tangente.
      Il fatto come configurazione giuridica non può che
  ritenersi concussivo.  Ed infatti va innanzi tutto rilevato
  come il De Franco riuscì ad interloquire con il Sindaco Cito
  attraverso laboriosissimi tentativi, ottenendo ciò infine con
  l'intervento di Campo Michele in virtù degli inquietanti
  riferiti rapporti dallo stesso intrattenuti con il sindaco,
  vano essendo risultato ogni precedente tentativo di avviare
  una sia pur preliminare e trasparente trattativa con la
  pubblica amministrazione. Nè può sostenersi che si trattò di
  iniziative corruttive provenienti dalla società che aveva
  l'interesse a realizzare l'opera, in quanto la percezione di
  tangenti avvenne addirittura in sede di inizio delle
  trattative ed anche perché il De Franco era portatore delle
  istanze della DIRAV, società internazionale che era tra le
  poche a poter assicurare il sostegno finanziario dell'opera da
  realizzare, non bisognosa quindi di temere gli aspetti
  concorrenziali dell'iniziativa e che, nonostante ciò, dovette
  evidentemente subire la forza d'imperio e la prepotenza dei
  pubblici poteri.
      Così pure non può sostenersi che il Campo, in una vicenda
  dagli aspetti cosi eclatantemente all'attenzione degli
  interessi pubblici, abbia potuto millantare credito in danno
  dei pubblici amministratori, e ciò sia perché in punto di
  fatto è emerso con estrema chiarezza che la prima tranche di
  120.000.000 non restò nella disponibilità della CeC ma fu
  destinata al Cito per il tramite di Super Sette, sia e
  soprattutto perché il Campo ottenne il gradimento del De
  Franco da parte di Cito e, nelle successive fasi della
  trattativa, appare come soggetto ad ampio titolo legittimato a
  gestire la vicenda.  A tal proposito si evidenzia che il Campo
  nella conferenza ufficiale organizzata per la presentazione
  del progetto al Comune di Taranto era seduto accanto al
  sindaco e distribuì ai presenti delle medagliette d'oro
  commemorative dell'evento, sicché non avendo egli alcun titolo
  per ambire a tale collocazione evidentemente non poteva che
  essere il referente/intermediario dell'azione delittuosa
  ipotizzata nell'imputazione.
      Considerato che ricorrono le esigenze cautelari
  prescritte dall'articolo 274 c.p.p. ed in particolare:
 
                              Pag.9
 
        Le esigenze probatorie individuate dal PM in una
  vicenda così complessa sono di tutta evidenza, atteso che
  altro troncone dell'indagine, strettamente collegato alla
  imputazione a carico del Campo e del Cito, è volta ad
  individuare analoghi reati commessi dalla componente tecnica
  che doveva esaminare il progetto del porto turistico, la cui
  attività era indispensabile per il concreto decollo
  dell'operazione.  Ma a parte ciò gli stessi fatti oggetto
  dell'imputazione presuppongono la correità di quanti abbiano
  permesso la copertura delle illecite dazioni di danaro sinora
  accertate.  Le indagini potrebbero irrimediabilmente essere
  ostacolate dalla permanenza in libertà degli indagati in
  quanto di ciò vi è traccia nell'attività investigativa sinora
  espletata.  Nel corso di attività di perquisizione della
  emittente Super Sette l'on.le Cito era onnipresente, cercando
  di ostacolare le operazioni di PG, dimostrando così da un
  canto di essere pienamente cointeressato ai fatti oggetto
  dell'inchiesta e dall'altro di esercitare le prerogative del
  suo status per tutelare la struttura della emittente
  televisiva.  E' evidente, pertanto, che ogni ulteriore attività
  di indagine in tal senso sarebbe gravemente condizionata nella
  sua genuinità dalla interferenza dell'uomo politico cui fa
  capo l'intera struttura di AT6 e quella di Super Sette (valga
  per tutti la figura di Nobile Loredana, formale amministratore
  unico di Super Sette e attualmente assessore al comune di
  Taranto della compagine politica anzidetta).  Per quanto
  concerne il Campo basti riferirsi a quanto esposto dal PM
  nella richiesta a proposito dei tentativi di inquinare la
  prova della dazione illegale dei 120 milioni presso il De
  Cervens.
      Peraltro ogni ulteriore attività di indagine presso
  l'amministrazione comunale di Taranto e delle persone che
  parteciparono alle trattative per la realizzazione del porto
  turistico sarebbero ostacolate dalla influenza che lo stesso
  on.le Cito è in grado di esercitare presso la detta
  amministrazione, pur non ricoprendo ivi cariche pubbliche.  E'
  proprio di questi giorni l'attività svolta dal Cito nel
  procedimento che lo vede indagato con richiesta di
  autorizzazione all'arresto al Parlamento, in concorso con
  l'attuale sindaco arrestato per analogo titolo di reato,
  estrinsecatasi in attività, oltre che di solidarietà con il
  sindaco De Cosmo, di allarmante condizionamento nei confronti
  degli inquirenti che indagano su quei fatti.
      Ancora più pregnante è l'esigenza di evitare la
  commissione di ulteriori delitti di concussione o comunque
  contro la pubblica amministrazione.  Per quanto già detto e
  tenuto conto che l'attività concussiva in esame fu programmata
  in maniera continuativa e realizzata già nella preliminare
  fase delle trattative, è di tutta evidenza che trattasi di
  condotta delittuosa eretta a sistema di diffusa illiceità che
  vide interessato all'epoca il sindaco di Taranto Cito, e di
  ciò si ha allarmante conferma nella coeva pendenza di altri
  fatti concussivi realizzati in seno all'amministrazione
  comunale di Taranto, evidenziati nell'ordinanza di custodia
  cautelare in data 6.11.97 nel procedimento a carico di Cito
  Giancarlo, del sindaco De Cosmo Gaetano ed altri.  Il Cito,
  inoltre, è gravato da una serie impressionante di procedimenti
  per reati contro la pubblica amministrazione, nonchè dalla
  pendenza del noto procedimento per art 416 bis che gli
  inibisce il concreto esercizio di pubbliche funzioni
  amministrative, circostanza questa che desta serio allarme se
  rapportato alle vicende, evidenziate nella denunzia del
 
                             Pag.10
 
  De Franco, che permisero al Campo Michele di convincere il
  sindaco a riattivare i rapporti con lo stesso Ildebrando De
  Franco.
      In relazione a ciò il Campo Michele è persona del tutto
  influente nell'ambito dei poteri che gravitano intorno
  all'on.le Cito, capace pertanto di poter ancora operare per la
  realizzazione di attività illecite secondo gli schemi, già
  collaudati e venuti alla luce in questa indagine, ed ulteriori
  connessi alla sua qualifica di imprenditore commerciale.
      In definitiva, stante l'enorme ascendente che il Cito
  esercita sulla compagine che attualmente amministra il Comune
  di Taranto, sussiste il grave, attuale pericolo che le
  attività imprenditoriali che vengano in contatto con quella
  pubblica amministrazione possano essere destinatarie di azioni
  concussive.
      Ritenuta la rilevanza delle anzidette esigenze cautelari
  anche in relazione alla data del commesso reato in quanto
  trattasi di fatti recenti e rilevato che non sono stati
  forniti elementi a discarico e che quelli forniti non appaiono
  rilevanti atteso che:
        Ancorché la dazione di denaro accertata risalga alla
  fine del 1995 è evidente che tale fatto concussivo per la sua
  gravità nell'inserimento della più vasta indagine in corso
  riverbera i suoi allarmati effetti di gravità a tutt'oggi.  Si
  è visto come, peraltro, l'attuale compagine amministrativa del
  comune di Taranto non è immune dalla commissione di reati
  contro la pubblica amministrazione che non vanno sminuiti
  nella loro rilevanza, ed anzi appaiono tanto più allarmanti in
  quanto provenienti da soggetti che hanno incentrato la
  peculiare ragione della loro legittimazione nella
  diversificazione dalle corruttele del passato.
      Sia il Campo che il Cito sono stati interrogati dal PM,
  ma le loro dichiarazioni non sembrano idonee a scalfire
  l'impianto accusatorio.  Entrambi si sono limitati a dare
  diverse interpretazioni dei fatti oggetto di indagine che,
  tuttavia, restano gravemente collimanti con l'ipotesi
  accusatoria.  In particolare è davvero contraddittorio
  l'atteggiamento avuto dal Cito a proposito dei rapporti con il
  De Franco; se davvero il sindaco avesse voluto prendere le
  distanze dal denunziante, perché soggetto implicato in storie
  di tangenti, non si comprende poi come e perché mutò opinione
  allorché il Campo interpose nella vicenda la propria
  intermediazione.  Logica vuole che proprio tale presenza
  dell'imprenditore e le soluzioni delittuose che lo stesso era
  in grado di assicurare gratificarono le aspettative concussive
  del Sindaco.
      Nè diversa soluzione può darsi alle tesi prospettate da
  Campo Michele nel suo interrogatorio.  Ferma restando la
  interpretazione dei fatti sin qui analizzati, è davvero
  incredibile ritenere che l'imprenditore potesse diventare
  fulcro essenziale delle trattative connesse all'ambizioso
  progetto del porto turistico di Taranto; che ancor prima
  dell'approvazione delle pratiche amministrative potesse essere
  considerato quale imprenditore al quale affidare i lavori di
  sicurezza delle opere (si badi prescindendo da ogni procedura
  legale di aggiudicazione dei relativi appalti), tanto da poter
  fruire di anticipazioni a fronte di tali ipotetici lavori da
  effettuare.  Ecco perché veramente risibile appare tale
  interpretazione fornita della dazione della somma di lire
  120.000.000 alla fine del novembre del 1995, peraltro
  anticipata a titolo personale del De Franco.  Del tutto
  ininfluente, sotto tale profilo, è l'allegazione delle
  procedure civilistiche avviate dal De Franco Ildebrando
 
                             Pag.11
 
  per rientrare in possesso della detta somma.  Ed infatti
  corrispondendo ad un logico comportamento quello di chi,
  essendo poi fallite le trattative tra la DIRAV e
  l'amministrazione comunale di Taranto in ordine al progetto
  del porto, per i motivi ancora non chiari e che andranno ad
  approfondirsi nel prosieguo delle indagini, cerchi di
  rientrare in possesso delle somme anticipate per conto della
  DIRAV e da questa non più corrisposte, è davvero difficile
  comprendere la opposta tesi, e cioè i motivi per cui se
  davvero il De Franco avesse erogato al Campo un mutuo a titolo
  di amicizia questi resista alla restituzione di un prestito
  legittimamemnte operato.  Il detto comportamento dell'indagato
  è, quindi ulteriormente sintomatico della diversa, illegale
  destinazione del danaro introitato.
      Ritenuto che non è ipotizzabile la sospensione
  condizionale della pena e le predette esigenze non possono
  essere salvaguardate con misura cautelare diversa da quella
  carceraria ritenuta inconciliabile con la gravità, le modalità
  dei fatti e la personalità degli indagati in quanto in detto
  tipo di indagini l'acquisizione e il perfezionamento delle
  prove sarebbero gravemente minate dalla sostanziale libertà
  degli indagati, in regime di arresti domiciliari, per i
  collegamenti e la influenza che ciascuno è capace di
  esercitare nei confronti di quanti siano a conoscenza di
  particolari utili alle indagini, sicché la custodia in
  carcere, anche sotto il profilo della tutela della
  reiterazione di analoghe condotte delittuose è, purtroppo, il
  sacrificio che necessariamente deve imporsi a fronte dei gravi
  delitti oggetto dell'inchiesta.
        visti gli articoli 291 e seguenti del codice di
  procedura penale;
        applica a: CITO GIANCARLO e a CAMPO MICHELE la misura
  della custodia cautelare in carcere.
        ordina agli ufficiali ed agli agenti di polizia
  giudiziaria di procedere alla cattura di CAMPO MICHELE, come
  innanzi generalizzato, e di condurre lo stesso in un istituto
  di custodia con le modalità dettate dall'articolo 285 c.2
  c.p.p. per ivi rimanere a disposizione di questo Ufficio;
        sospende la esecuzione della misura disposta nei
  confronti di Cito Giancarlo in quanto membro del Parlamento
  della Repubblica e differisce la stessa alla eventuale
  concessione dell'autorizzazione all'arresto la cui richiesta
  in pari data viene inoltrata alla Camera dei Deputati in
  applicazione dell'articolo 68 della Costituzione.
        manda alla cancelleria di: - trasmettere immediatamente
  la presente ordinanza al PM che ha richiesto la misura per
  l'esecuzione come innanzi articolata; - di depositarla,
  unitamente alla richiesta del pubblico ministero ed agli atti
  presentati con la stessa, con contestuale avviso al difensore
  all'atto dell'avvenuta esecuzione o del pervenimento del
  verbale di vane ricerche; - di comunicarla al Servizio
  Informativo ai sensi dell'articolo 97 disp. att. al c.p.p. -
  di trasmetterla al direttore dell'istituto penitenziario ai
  sensi degli artt. 1-bis/1-ter dell'articolo 94 disp. att. al
  c.p.p.
            Il giudice per le indagini preliminari
                       Dr. L. La Marca
 
                    RELAZIONE DELLA GIUNTA
        PER LE AUTORIZZAZIONI A PROCEDERE IN GIUDIZIO
                  (Relatore:  SAPONARA) 
                            sulla
      DOMANDA DI AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE ALL'ARRESTO
                  nei confronti del deputato
                             CITO
  per concorso - ai sensi dell'articolo 110 del codice
                      penale - nel reato
  di cui all'articolo 317 dello stesso codice (concussione)
      TRASMESSA DAL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI
                PRESSO IL TRIBUNALE DI TARANTO
                      il 9 dicembre 1997
        Presentata alla Presidenza il 19 gennaio 1998
 
                              Pag.2
 
     Onorevoli Colleghi! - La Giunta riferisce su una
  domanda di autorizzazione all'arresto nei confronti del
  deputato Cito.
     Occorre premettere, in primo luogo, che si tratta di un
  procedimento diverso e distinto da quello di cui l'Assemblea
  si è occupata nella precedente seduta del 14 gennaio scorso
  (l'atto parlamentare al quale si riferiva tale dibattito era
  il doc. IV n. 9; la presente relazione riguarda il doc. IV n.
  10).  Anche questo procedimento proviene dall'ufficio del
  giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di
  Taranto e riguarda un'ipotesi di reato di concussione.
     Il fatto di reato, così come si può leggere nell'ordinanza
  che dispone la misura cautelare (cfr. il citato doc. IV n.
  10), consisterebbe, secondo la prospettazione del giudice per
  le indagini preliminari, in una richiesta ed in una parziale
  dazione concussiva asseritamente effettuate con riferimento al
  progetto di costruzione del porto turistico di Taranto.  In
  estrema sintesi, secondo l'ipotesi accusatoria, attraverso
  l'intermediazione di tale Ildebrando De Franco, faccendiere
  internazionale che peraltro, con apposita denuncia, ha dato
  origine alle indagini e che a sua volta si è avvalso della
  mediazione di tal Campo Michele, titolare di un'impresa di
  impianti di sicurezza, coimputato e codestinatario
  dell'ordinanza di custodia cautelare, l'onorevole Cito avrebbe
  ottenuto la promessa di una dazione di denaro da Gerard de
  Cervens amministratore delegato della MDM s.r.l. e
  rappresentante della DIRAV International, multinazionale
  liberiana interessata alla costruzione del porto turistico di
  Taranto.
     A tale promessa avrebbe peraltro fatto seguito la dazione
  di 120 milioni ottenuti, sempre secondo la prospettazione
  dell'accusa, dall'onorevole Cito, attraverso false (o quanto
  meno abnormi) fatturazioni pubblicitarie effettuate alla ditta
  del Campo dalla emittente televisiva Super 7, asseritamente
  controllata dall'onorevole Cito.
     Tra gli elementi a sostegno dell'accusa, il giudice
  allega, oltre che la denuncia del De Franco, anche alcune
  risultanze delle indagini riguardanti i trasferimenti di
  denaro dalla MDM (o più esattamente dalla BUDECO, società
  finanziaria della DIRAV) al De Franco e da questi al Campo,
  nonché copia dei contratti pubblicitari e delle relative
  fatture tra la società del Campo e l'emittente Super 7.  Va
  detto subito, peraltro, che, prima di sporgere denuncia, il De
  Franco ha avviato le necessarie procedure civilistiche per
  recuperare tali somme dal Campo, sostenendo egli stesso che la
  causa del trasferimento delle medesime era costituita da un
  mutuo a titolo gratuito, erogato in virtù dei pregressi
  rapporti di amicizia tra i due.  Il giudice per le indagini
  preliminari considera che i fatti che emergono dalle indagini
  costituiscono gravi indizi di reato ai sensi dell'articolo 273
  del codice di procedura penale ed enuncia, altresì, gli
  elementi a sostegno della misura disposta, ai sensi
  dell'articolo 274 dello stesso codice, che consistono
  essenzialmente, ai fini di un asserito inquinamento delle
  prove, "  nell'influenza che lo stesso onorevole Cito è in
  grado di esercitare presso la detta amministrazione
  <comunale di Taranto>,  pur non ricoprendovi cariche
  pubbliche  ". "  E' proprio di questi giorni -  continua
  l'ordinanza del giudice -  l'attività svolta dal Cito nel
  procedimento che lo vede indagato con richiesta di
  autorizzazione all'arresto al Parlamento, in concorso con
  l'attuale sindaco arrestato con analogo titolo di reato,
 
                              Pag.3
 
  estrinsecatasi in attività, oltre che di solidarietà con il
  sindaco De Cosmo, di allarmante condizionamento nei confronti
  degli inquirenti che indagano su quei fatti".  Il GIP
  adduce, inoltre, "  l'esigenza di evitare la commissione di
  ulteriori delitti di concussione o comunque contro la pubblica
  amministrazione  " ed afferma conclusivamente che "  stante
  l'enorme ascendente che il Cito esercita sulla compagine che
  attualmente amministra il comune di Taranto, sussiste il
  grave, attuale pericolo che le attività imprenditoriali che
  vengano in contatto con quella pubblica amministrazione
  possano essere destinatarie di azioni concussive  ".
                           *  *  *
     La Giunta ha ascoltato il deputato Cito nella seduta del
  15 gennaio scorso.  Quest'ultimo ha messo in evidenza da un
  lato il fatto che egli stesso - come peraltro risulta agli
  atti del giudice - in una delle prime riunioni che
  riguardavano il progetto della costruzione del porto turistico
  di Taranto aveva brutalmente allontanato il De Franco dal
  tavolo della riunione stessa, proprio in virtù della sua ben
  nota attività di faccendiere internazionale; l'onorevole Cito
  ha inoltre messo in evidenza che egli non riveste alcuna
  carica sociale nella società cui fa capo l'emittente
  televisiva Super 7; ha inoltre riferito di un costante
  atteggiamento persecutorio dell'autorità giudiziaria di
  Taranto che si sarebbe estrinsecato anche in alcune
  perquisizioni in violazione dell'articolo 68, secondo comma,
  della Costituzione, effettuate presso il suo domicilio; ha
  inoltre informato la Giunta che, nei confronti del coindagato
  Campo Michele (e codestinatario dell'ordinanza di custodia
  cautelare  de quo agitur),  è da tempo intervenuto un
  provvedimento di scarcerazione.
                           *  *  *
     Gli elementi di perplessità che emergono dalla lettura
  dell'ordinanza di custodia cautelare e dalla ponderosa
  documentazione allegata non sembrano privi di rilevanza.  In
  primo luogo, dalla stessa ordinanza, non sembra emergere alcun
  elemento che sostenga l'ipotesi del reato di concussione.  Al
  più, ove pure gli elementi illustrati dal giudice risultassero
  compiutamente fondati (del che vi è motivo di dubitare) ci si
  troverebbe in presenza di un'ipotesi di reato di corruzione.
  Dalle carte processuali emerge, infatti, con tutta evidenza,
  che l'iniziativa per la costruzione del porto fu assunta in
  via esclusiva dalla DIRAV e che l'amministrazione di Taranto
  si limitò, semmai, a dimostrare una disponibilità a prendere
  in considerazione la proposta proveniente dalla suddetta
  società, per il tramite degli intermediari di cui si è detto.
  Non vi sono inoltre in atti non solo prove, ma neanche indizi
  di una richiesta concussiva avanzata dal Cito.
     Detto ciò, ulteriori perplessità derivano sia dalla figura
  del denunziante, personaggio implicato in precedenti attività
  illecite, sia dalla qualificazione da questi espressamente
  fatta del trasferimento di denaro al Campo, ritenuto illecito
  dal giudice, di prestito a titolo gratuito, per la
  restituzione del quale egli ha addirittura avviato le
  procedure civilistiche per il recupero del credito.
     Infine, un ulteriore elemento di fatto che risulta
  particolarmente fuorviante, è l'enunciazione generica, sia
  nell'ordinanza, sia negli atti, di un coinvolgimento
  nell'attività asseritamente concussiva della "componente
  tecnica" dell'amministrazione comunale, e cioè nella specie,
  di alcuni ingegneri del comune, senza che tuttavia vengano in
  alcun modo chiariti i rapporti tra l'asserita concussione
  "tecnica" e quella "politica" ed in particolare i rapporti tra
  detti tecnici e l'onorevole Cito.  Tale ulteriore "troncone"
  dell'attività concussiva, che sembrerebbe essersi realizzato
  in modo distinto e indipendente dalla vicenda descritta
  nell'ordinanza, contribuisce a rendere indefinite e confuse le
  circostanze nelle quali si sarebbe compiuta l'asserita
  attività concussiva dell'onorevole Cito.
     Uguali perplessità derivano dalle motivazioni addotte dal
  giudice con riferimento alle esigenze cautelari.  E' del tutto
  evidente che nessun elemento concreto è contenuto in tali
 
                              Pag.4
 
  motivazioni con riferimento a "situazioni di concreto ed
  attuale pericolo (...) fondate su circostanze di fatto
  espressamente indicate", così come testualmente richiede la
  lettera  a)  dell'articolo 274 del codice di procedura
  penale.  Il giudice si limita a fare riferimento alla posizione
  di "influenza" che il Cito ricoprirebbe con riferimento
  all'amministrazione comunale di Taranto.  Sullo stesso
  presupposto è fondata altresì la motivazione circa la
  possibilità di compiere ulteriori reati.
     Appare del tutto evidente la genericità e
  l'indeterminatezza di tale riferimento, soprattutto
  considerando il fatto che l'onorevole Cito non ricopre alcuna
  carica nel comune di Taranto e che la sua posizione rispetto
  agli attuali amministratori è soltanto quella di  leader
  del raggruppamento politico al quale una parte di essi
  appartengono.
     Chiunque può valutare come sia ben strano addebitare al
  leader  di un raggruppamento politico, solo per tale sua
  qualità, sia pure in un contesto territoriale limitato, la
  responsabilità per il pericolo che degli amministratori
  comunali commettano reati!
     Infine, ammesso e non concesso che il complesso castello
  accusatorio costruito dall'accusa avesse un qualche remoto
  fondamento, appare assolutamente dirimente, ai fini della
  irrogazione della misura cautelare, il fatto che il coindagato
  dell'onorevole Cito, al pari di questi destinatario della
  misura cautelare della custodia in carcere, sia stato
  scarcerato proprio per il venir meno dei motivi alla base
  dell'ordinanza.
                           *  *  *
     Il complesso di tali elementi ha indotto la Giunta a
  ritenere la sussistenza di un  fumus persecutionis  nei
  confronti del deputato indagato.  A tale considerazione la
  Giunta è arrivata senza neppure prendere in considerazione la
  circostanza, che pure è stata segnalata dall'onorevole Cito,
  anche in sede autorevole, dinanzi al Presidente della Camera e
  dinanzi al ministro di grazia e giustizia, dell'effettuazione
  di alcune perquisizioni nei suoi confronti sul filo (e forse
  al di là) della legittimità costituzionale.
     Si deve parlare, in questo caso, di un  fumus
  persecutionis  "oggettivo", che non deriva da un accanimento
  fazioso e parziale da parte del giudice procedente, ma
  piuttosto da una serie di circostanze processuali che, in
  modo, appunto, oggettivo, si sarebbe potuto (o dovuto)
  valutare diversamente.
     La Giunta, in base a tali elementi, ha ritenuto, peraltro,
  nell'ambito di una valutazione di bilanciamento di valori
  costituzionali, che è alla base della stessa  ratio
  dell'articolo 68, che le esigenze di tutela del  plenum
  dell'Assemblea e di permanenza in attività del deputato Cito,
  eletto al Parlamento in virtù di mandato popolare, debbano
  risultare prevalenti rispetto alle esigenze, pur di elevato
  valore costituzionale, proprie del procedimento penale.
     Ciò non toglie, ovviamente, conformemente alla  ratio
  del nuovo testo dell'articolo 68 della Costituzione, che le
  eventuali responsabilità dell'onorevole Cito potranno essere
  legittimamente valutate dal giudice competente nell'ambito del
  dibattimento, che anzi è auspicabile si tenga al più
  presto.
     Per queste ragioni la Giunta ha ritenuto, a maggioranza,
  di proporre all'Assemblea il diniego dell'autorizzazione a
  procedere all'arresto nei confronti dell'onorevole Cito.
                                  Michele SAPONARA,  Relatore
 
documento precedente documento successivo
pagina successiva

Ritorna al menu della banca dati