| RICHIESTA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI INSINDACABILITA',
AI SENSI DELL'ARTICOLO 68, PRIMO COMMA, DELLA COSTITUZIONE,
NELL'AMBITO DI UN PROCEDIMENTO PENALE
nei confronti del deputato
MICCICHE'
per il reato di cui all'articolo 595, comma 3 del codice
penale
(diffamazione col mezzo della stampa)
EMANATA DAL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI PRESSO
IL TRIBUNALE DI PALERMO
il 14 ottobre 1995
E PERVENUTA ALLA PRESIDENZA DELLA CAMERA
il 25 ottobre 1995
(mantenuta all'ordine del giorno dalla precedente
legislatura)
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TRIBUNALE DI PALERMO
Ufficio del Giudice per le indagini preliminari
IL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI
Dott. Florestano CRISTODARO;
esaminati gli atti del procedimento penale n. 1510/95
R.G. G.I.P., instaurato nei confronti di Micchichè Giovanni,
detto Gianfranco, nato a Palermo il 1^ aprile 1954, a seguito
di querela presentanta da Tusa Francesco con atto del 3
febbraio 1995;
vista la richiesta del Pubblico ministero in data 13
marzo 1995;
vista la propria ordinanza in data 31 marzo 1995;
ritenuto che il 3 febbraio 1995 Tusa Francesco, nato a
Monreale il 24 dicembre 1948 ha sporto querela nei confronti
di Miccichè Gianfranco per tutti i reati ravvisabili nei
fatti, che testualmente riferiva nei termini di seguito
riportati:
"Il sottoscritto, dopo una lunga militanza politica nel
partito socialista democratico italiano, durante la quale era
stato eletto consigliere comunale di Monreale, e aver
ricoperto le cariche di assessore e vice sindaco, con
l'avvento del nuovo sistema maggioritario, che di fatto
sconvolgeva l'assetto politico italiano, sino a quel momento
retto dai partiti tradizionali e dai rapporti e dalle intese
tra questi, rivolgeva la propria attenzione alla nuova
formazione politica denominata Forza Italia, fondata e
promossa da Silvio Berlusconi, interessato al suo programma
ispirato ai valori di libertà e democrazia.
Infatti il 10 febbraio 1994, insieme ad alcuni amici,
animati dalla volontà di partecipare attivamente alla nuova
fase politica che si andava aprendo nel nostro Paese, il
sottoscritto fondava il Club Forza Italia 'Monreale",
assumendo, provvisoriamente la carica di presidente del
club.
Tale iniziativa venne immediatamente resa nota, con
l'invio di formale documentazione - statuto di costituzione
del club Forza Italia monrealese, sottoscritto dal 1^ gruppo
di fondatori; autocertificazione antimafia fondatori -
all'Anfi (Associazione Nazionale di Forza Italia) di
Milano.
Copia dello statuto era stata fornita direttamente dal
responsabile regionale dei Club Forza Italia, Salvo La Porta,
che manifestò la propria soddisfazione per la nascita del
detto club in un centro
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importante come Monreale, assicurando il suo massimo appoggio
e collaborazione.
Quindi, il club nasceva nella piena e totale ufficialità,
nella assoluta trasparenza.
Infatti, sin dal suo nascere il Club Forza Italia di
Monreale si distingueva per l'altissimo numero di adesioni -
tutte quante sottoposte ai controlli, autocertificazione
antimafia compresa, come richiesto dalla sede centrale
dell'Anfi - per le iniziative politiche, interne ed esterne,
che intraprendeva a Monreale, divenendo ben presto un
autentico esempio organizzativo anche per gli altri club che
man mano si andavano formando nel territorio provinciale.
Appare evidente che il contributo del sottoscritto in
questa fase è stato notevole ed è stato molto apprezzato dagli
organi dirigenti provinciali, regionali e nazionali
dell'Anfi.
Infatti, nonostante il sottoscritto si fosse
ufficialmente dimesso dalla carica di presidente,
nell'assemblea del Club Forza Italia Mon- reale del 3 marzo
1994, rimaneva ugualmente il principale punto di riferimento
politico, sia in campo locale che per gli organi dirigenti
nazionali.
Tant'è che il 12 maggio 1994 il segretario generale
dell'Anfi, Angelo Codignoni, scriveva al sottoscritto,
ringraziando per il notevole contributo dato al movimento
politico Forza Italia, ed impartendogli le prime direttive
politiche per le future prove elettorali.
Il 30 maggio 1994 il sottoscritto riceveva una lettera
dal Presidente del Movimento Politico Forza Italia, Silvio
Berlusconi, che a sua volta lo ringraziava per l'impegno con
cui si era prodigato e gli chiedeva per il futuro il prezioso
apporto alla 'causa comune".
Va subito detto che i cittadini che hanno aderito al Club
Forza Italia Monreale, durante la conduzione del Club da parte
del gruppo dirigente a cui faceva parte il sottoscritto, sono
notoriamente persone oneste e stimate.
Frutto di questo appassionato e disinteressato impegno
politico sono i risultati elettorali delle politiche del 27
marzo e, successivamente, delle europee e delle amministrative
che hanno visto il Movimento Forza Italia a Monreale
raggiungere risultati notevolissimi.
L'impegno politico nell'ambito del club Forza Italia del
sottoscritto rimase immutato ed il rapporto tra lo scrivente
ed il coordinamento regionale del club Forza Italia si
mantenne sereno, anche dopo le prove elettorali sopra citate,
tant'è che nei primi giorni di luglio il sottoscritto veniva
chiamato dalla segreteria regionale per ricevere il modulo
distribuito dall'Anfi per il censimento dei club Forza
Italia.
Con enorme stupore il sottoscritto, apprendeva dal
Giornale di Sicilia di Domenica 8 gennaio 1995, che il proprio
nome era stato malignamento associato al nome di Miccichè
Gianfranco, in una intervista firmata (U. LUC.); in
particolare Miccichè sosteneva che aveva respinto tentativi di
infiltrazione mafiose nel club Forza Italia e, a prova di ciò,
dichiarava: ' In una delle intercettazioni Mandalari parla
con Franco Tusa" (ex vice sindaco P.S.D.I. di Monreale
n.d.r.).
Questi dice di lasciarmi perdere, che sono un
giovinetto". Tusa è un personaggio che ho conosciuto, gli
ho chiuso il club che aveva
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aperto a Monreale. Dopo quell'episodio ogni volta che lo
incontrammo, Tusa ci faceva capire che avrebbe votato contro
di noi".
Alla domanda dell'intervistatore: ' Perché questo
giudizio negativo su Tusa?", il Miccichè rispondeva ' Le
persone che ci presentava non ci piacevano. Non c'era
possibilità di indagare a fondo, ma abbiamo capito chi fosse
dalle sue frequentazioni".
Ancora, in una intervista di Sandra Rizzo pubblicata
da 'Panorama" del 20 gennaio 1995, l'ineffabile e
'trasparente" Miccichè rispondeva: ' Mi dispiace che uno
come Mandalari abbia votato per il nostro partito pensando di
poterne trarre dei benefici. Tant'è che io stesso ho chiuso a
Monreale il club del suo amico Franco Tusa".
Va chiarito subito che il sottoscritto ha conosciuto il
commerciante Mandalari Giuseppe, perché gli si è rivolto nei
primi mesi del 1993 per una consulenza in materia societaria,
essendo a quell'epoca il sottoscritto socio in una società a
responsabilità limitata, denominata 'Laura s.r.l.".
Pertanto, il rapporto che si è instaurato tra il
sottoscritto e il Mandalari era di natura prettamente
professionale e tale è rimasto anche in seguito, non
condividendo altri interessi, sia pure leciti.
Il sottoscritto, rincontrava Mandalari, impegnato
anch'egli nell'esperienza politica del Polo della Libertà,
percorrendo, sia il sottoscritto che il Mandalari, strade
assolutamente autonome.
Appare, in tutta la sua evidenza, l'uso strumentale degli
argomenti utilizzati dal Miccichè per coinvolgere lo
scrivente, inventandosi persino una presunta ed inesistente
amicizia tra il sottoscritto ed il Mandalari, in fatti e
situazioni ai quali è totalmente estraneo ed all'oscuro.
Sulla presenza di Mandalari nell'ambito del movimento
politico Forza Italia ne dovrebbe sapere certamente di più
proprio il Miccichè nella sua qualità di esponente politico di
primissimo piano in Sicilia.
Peraltro, il sottoscritto non ha mai incontrato il
Miccichè, - ogni rapporto organizzativo il sottoscritto
l'aveva con il coordinatore regionale dei club, Salvo La Porta
- che conosce solamente di vista e di nome, avendo assistito a
due manifestazioni pubbliche in cui il Miccichè ha tenuto dei
comizi.
Il sottoscritto non ha mai manifestato allo stesso, in
alcun modo, la volontà di votare contro Forza Italia, come
peraltro è provato il contrario dall'impegno profuso dal
sottoscritto nella militanza politica di cui sopra.
Il sottoscritto non ha mai presentanto alcuno al
Miccichè.
Resta il fatto che, con l'intervista rilasciata, il
Miccichè ha velenosamente tentato di colpire con ferocia
l'immagine rispettabile, ledendo l'onore e la dignità dello
stesso e della propria famiglia, causandogli gravi danni,
morali e materiali".
Allegati all'atto querelatorio:
fotocopia della pagina 48 del Giornale di Sicilia
dell'8 gennaio 1995;
fotocopia della pagina 33 del settimanale Panorama del
20 gennaio 1995;
Pag.5
lettera a firma Silvio Berlusconi del 30 maggio
1994;
lettera a firma Angelo Codignoni del 12 maggio 1994;
lettera a firma Salvo La Porta dell'8 aprile 1994;
copia dello statuto del Club F.I. di Monreale;
elenco nominativo degli aderenti al predetto club;
verbali di sedute 3 marzo 1994 e 17 marzo 1994 Club
F.I. di Monreale.
Considerato che nel contenuto degli articoli di stampa
sopra riportati, riproducenti dichiarazioni e giudici
attribuiti al Miccichè, è senz'altro ravvisabile, allo stato,
il reato di cui agli articoli 595 comma 3 e 596- bis
c.p., non potendo sfuggire come quelle affermazioni, per il
loro tenore complessivo e per l'accostamento del Tusa al
Mandalari, soggetto noto alle cronache giudiziarie per diverse
indagini su "mafia e massoneria", assumano un significato
senz'altro disonorevole per il querelante;
rilevato che Miccichè Giovanni, detto Gianfranco, riveste
la qualità di membro del Parlamento e non risulta evidente
l'applicabilità dell'articolo 68 primo comma della
Costituzione;
ritenuto che occorre procedere alla sospensione del
procedimento ed alla trasmissione degli atti alla Camera dei
Deputati perché questa deliberi se il fatto per cui si procede
concerna o meno opinioni espresse nell'esercizio del mandato
parlamentare;
P.T.M.
dispone
la sospensione del procedimento sino alla deliberazione della
Camera competente e, comunque, per un tempo non superiore a
novanta giorni, nonché la trasmissione degli atti alla Camera
dei Deputati.
Manda alla cancelleria per gli adempimenti di
competenza.
Palermo, 14 ottobre 1995.
Il giudice per le indagini preliminari
Florestano Cristodaro
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| RELAZIONE DELLA GIUNTA
PER LE AUTORIZZAZIONI A PROCEDERE IN GIUDIZIO
(Relatore: CARMELO CARRARA)
sulla
RICHIESTA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI INSINDACABILITA',
AI SENSI DELL'ARTICOLO 68, PRIMO COMMA, DELLA COSTITUZIONE,
NELL'AMBITO DI UN PROCEDIMENTO PENALE
nei confronti del deputato
MICCICHE'
per il reato di cui all'articolo 595, terzo comma, del
codice penale
(diffamazione col mezzo della stampa)
TRASMESSA DAL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI
PRESSO IL TRIBUNALE DI PALERMO
E PERVENUTA ALLA PRESIDENZA DELLA CAMERA
il 25 ottobre 1995
Presentata alla Presidenza il 28 novembre 1996
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Onorevoli Colleghi! - La vicenda posta all'esame
dell'Assemblea riguarda un procedimento penale iniziato nei
confronti del deputato Miccichè per il reato di diffamazione
col mezzo della stampa. I fatti all'origine della richiesta
di deliberazione in materia di insindacabilità, sebbene
illustrati con dovizia di particolari nell'ordinanza emessa
dal giudice procedente (che riproduce peraltro in larga parte
la querela della persona offesa dalla diffamazione), possono
riassumersi in termini abbastanza semplici. Il querelante
Franco Tusa, ex assessore al comune di Monreale, eletto nelle
file del PSDI e successivamente fondatore di un club Forza
Italia, sarebbe stato diffamato dall'onorevole Miccichè, che,
in due interviste rilasciate ad organi di stampa, avrebbe
accennato a frequentazioni del Tusa con il signor Mandalari il
cui nome, nell'ambito di procedimenti giudiziari in corso,
risulterebbe messo in relazione con l'organizzazione mafiosa
operante in provincia di Palermo. Ciò premesso, occorre
rilevare - sebbene evidentemente tale rilievo non attenga in
senso stretto alle competenze della Camera - che, nello stesso
atto querelatorio, Franco Tusa ammette le frequentazioni con
Mandalari (sia pure asserendo che esse avrebbero rivestito
soltanto carattere professionale e non di amicizia). Al di là
di questo, tuttavia - e tale è stata la valutazione della
Giunta per le autorizzazioni a procedere -, non si può non
rilevare come le frasi diffamatorie attribuite al Miccichè si
caratterizzano esclusivamente come uno scambio di opinioni di
evidente natura politica e come tali, secondo la costante
giurisprudenza della Giunta, sono pertanto da ricondursi
nell'ambito della prerogativa della insindacabilità. Peraltro,
il deputato Miccichè ha reso le dichiarazioni nel contesto di
un fatto politico, in quanto le sue esternazioni prendevano
spunto sul denunziato intreccio tra mafia e massoneria, quale
emergeva dal contenuto di alcune intercettazioni telefoniche
sulle quali si è diffusamente soffermata anche la Commissione
parlamentare antimafia. Questa è stata, come si è detto, la
valutazione della Giunta per le autorizzazioni a procedere,
che nella seduta del 27 novembre 1996, dopo aver ascoltato
anche il deputato interessato, ha pertanto formulato
all'Assemblea la proposta di dichiarare che i fatti per i
quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse
da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue
funzioni.
Carmelo CARRARA, Relatore.
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